Gli intermittenti? Ammortizzatori sociali anche per loro e non la miseria della disponibilità
I lavoratori a chiamata, come gli stagionali, sono forse i piu' penalizzati nella situazione attuale, molti di loro ormai vivono con i buoni alimentari e quel poco di nero che riescono a prendere, o dell'aiuto di familiari. Il vero problema è che l'attesa di una chiamata da parte aziendale puo' essere lunga perchè non ci sono certezze sui tempi di ritorno. Dovrebbe essere scontato ammettere gli intermittenti alla Cassa Integrazione e a prescindere dalla firma di un contratto, dovrebbe essere sufficiente una dichiarazione aziendale che attesti la necessità della loro opera.
Ma invece la realtà è ben diversa e molti intermittenti sono a casa senza un euro perchè la pandemia ha in sostanza bloccato le loro assunzioni.
Gli intermittenti, prima della chiamata, possono beneficiare dell'indennità di disponibilità che resta comunque ben poca cosa. Quanti sono allora gli intermittenti fuori dagli ammortizzatori sociali? Sicuramente tanti perchè non risulta la chiamata aziendale prima della riduzione/sospensione dell'attività lavorativa.
E la loro esclusione è motivata da norme e circolari come quella Inps n. 41\2006 , fatto sta che il lavoratore, o lavoratrice intermittente non solo lavora a singhiozzo e a chiamata ma nel migliore dei casi prende la indennità di disponibilità, quindi viene penalizzato due volte, dalla precarietà della forma con cui viene impiegato\a e dalla assenza di ammortizzatori sociali che tutelino le figure piu' fragili del mondo lavorativo. Perchè la indennità arriva, se corrisposta, al massimo al 20 per cento della retribuzione, una vera e propria miseria.
Il lavoro intermittente è ammesso per 400 giornate in tre anni solari e in teoria se superi queste giornata scatta la trasformazione del contratto a tempo pieno e indeterminato..
Cosa vogliamo? Cambiare le regole attuali, riconoscere al lavoratore intermittente in attesa della chiamata il diritto all'ammortizzatore sociale; la perdita lavorativa da integrare parta dal presupposto che quel lavoratore, o lavoratrice, avrebbe lavorato se non fosse arrivato un oggettivo impedimento come il blocco delle attività per contrastare il contagio.
Non si campa con la miseria della disponibilitò, non si escludono dai diritti i lavoratori e le lavoratrici precari\e
SINDACATO GENERALE DI BASE PISA
Commenti
Posta un commento