Covid, crisi economica e i noi. Intervento dalla area siderurugica
riceviamo e pubblichiamo
LA COVID-19, LA CRISI
ECONOMICA E NOI
1)
l’ impatto della Covid – 19 è molto pesante dal punto di vista
sanitario e sarà pesantissimo dal punto di vista economico e
sociale.
I
tempi delle misure piu’ restrittive (“tutti a casa”) saranno
verosimilmente ancora lunghI e l’uscita dalle restrizioni sarà
molto graduale. Le riunioni e le assemblee ridiverranno “legali”
forse in autunno, se i parametri epidemiologici avranno andamento
benigno.
E’
necessario rivalutare orientamenti ed operatività alla luce delle
nuove, inedite e pesanti condizioni che si sono determinate.
2)
Le
misure adottate contro l’ epidemia sono anche oggettivamente misure
restrittive delle libertà costituzionali, sono
anche misure contro la partecipazione politica e
sono state usate persino in funzione anti-sciopero: introducono
rischi elevati per la democrazia che non bisogna sottovalutare. La
scelta di puntare, come misura di prevenzione, pressoché
esclusivamente e con forti connotati coercitivi, sul
“distanziamento sociale” è stata conseguenza delle gravi carenze
con cui il SSN si è presentato all’ appuntamento con la Covid-19;
ma è stata anche una scelta politica di autotutela delle classi
dominanti. Attraverso il “main stream” il Governo ci sussurra
quotidianamente che “siamo sulla stessa barca”: lo fa per
allontanare il rischio di reazioni di massa verso le politiche di
disoccupazione e miseria, di smantellamento del welfare e dei servizi
pubblici essenziali, sanità compresa, con gli effetti letali che
oggi sono sotto gli occhi di tutti .
3)
L’ impatto delle attività produttive sulla diffusione della
Covid-19 è
stato fortemente e volutamente sottovalutato, a causa di una “mano
pubblica” inerte e subordinata alle logiche del profitto, portando
a ritardi e numerosissime eccezioni alle chiusure soprattutto nella
manifattura e particolarmente nei grandi complessi industriali. La
chiusura delle fabbriche, per essere efficace misura di
prevenzione, deve essere di durata pari alle misure di
“distanziamento sociale” per la popolazione generale, checchè ne
dicano l’ azienda e Confindustria; in particolare per la
siderurgia, settore si strategico, ma non di primaria necessità a
breve termine per la sopravvivenza. La chiusura, necessaria per il
“contenimento”, deve servire anche a predisporre e realizzare
tutte le misure necessarie alla ripresa del lavoro in sicurezza.
Le misure da predisporre sono complesse e rivestono carattere informativo, formativo, addestrativo, logistico, tecnologico, organizzativo, igienico e sanitario: è necessario un tempo congruo per svilupparle. Il controllo finale sulla loro attuazione non puo’ essere solo intra-aziendale ma deve essere anche pubblico e sociale. Attualmente non esistono le condizioni per riprendere a breve il lavoro in sicurezza, pena il mettere in grave rischio la salute ( e la vita) di lavoratori e cittadini. Il virus non si ferma , né in entrata né in uscita, ai cancelli dalla fabbrica, per cui il problema investe tutta la collettività.
Le misure da predisporre sono complesse e rivestono carattere informativo, formativo, addestrativo, logistico, tecnologico, organizzativo, igienico e sanitario: è necessario un tempo congruo per svilupparle. Il controllo finale sulla loro attuazione non puo’ essere solo intra-aziendale ma deve essere anche pubblico e sociale. Attualmente non esistono le condizioni per riprendere a breve il lavoro in sicurezza, pena il mettere in grave rischio la salute ( e la vita) di lavoratori e cittadini. Il virus non si ferma , né in entrata né in uscita, ai cancelli dalla fabbrica, per cui il problema investe tutta la collettività.
4)
La crisi metterà a dura prova il sistema globale neoliberista.
La
pandemia sta aggravando una recessione economica preesistente. Su
scala mondiale, la crisi sarà ben più pesante di quella esplosa nel
2008 e probabilmente peggiore di quella del ‘29. Se si puo’
sperare di uscire dalla emergenza sanitaria in autunno (non dal
problema coronavirus, che tra focolai residui e di ritorno ci
trascineremo ben oltre, sino alla vaccinazione di massa), per l’
economia gli effetti negativi si trascineranno per anni .
La
crisi accentuerà le contraddizioni tra masse popolari e grande
capitale monopolistico-finanziario,tra economie nazionali e strategie
globali delle multinazionali, tra poli imperialisti e, nella UE,
tra interessi degli stati mediterranei da una parte e di Germania e
satelliti dal’ altra.
I
Paesi piu’ a rischio sono quelli con debito pubblico elevato (come
l’ Italia) e che hanno sofferto maggiormente dell’ingresso in una
area a moneta forte, come i paesi mediterranei dell’ area UE e i
paesi africani dell’ area del franco CFA.
Paesi
e classi dominanti cercheranno di persistere in politiche recessive
che proteggano il valore (e la rendita) dei grandi capitali
finanziari; ma i Governi saranno costretti, dalle prevedibili
tensioni a livello delle masse popolari, a fare qualche concessione a
chi, da posizioni subordinate, chiederà iniezioni tempestive e
dirette di liquidità nei sistema, indirizzate a salvaguardare la
produzione di beni reali , le piccole e le medie imprese, la domanda
interna, i posti di lavoro, nonché gli investimenti in deficit per
infrastrutture .
5)
L’UE risponde con disponibilità ad aperture temporanee e parziali
al
superamento di alcuni vincoli economici dell’Unione e con garanzie
per prestiti bancari finalizzati alla ripresa economica. L’ entità
degli interventi appare assolutamente insufficiente, soprattutto in
termini di liquidità prontamente disponibile per i singoli Stati
dell’ Unione. Per l’Italia sara’ fondamentale evitare di cadere
nella trappola del MES e di finanziare la ripresa con moneta a
debito, pena precipitare rapidamente in una situazione di tipo greco.
Tuttavia è ipotizzabile un periodo con qualche disponibilità di
finanziamenti pubblici europei ( e forse italiani) per investimenti
anticiclici. Si
apre un periodo in cui per le amministrazioni locali sarà ancor piu’
importante che nel recente passato la capacità di monitorare,
intercettare e utilizzare le eventuali opportunità di finanziamento
per lo sviluppo e quindi di elaborare piani di settore e progetti
credibili.
6)
Il settore siderurgico, già in depressione prima dell’epidemia,
subirà un ulteriore calo
di vendite e di produzione a livello globale. La situazione non
favorisce certamente ulteriori investimenti nel settore per gli anni
a venire.
Dobbiamo
insistere perché il Governo elabori e gestisca un Piano Siderurgico
Nazionale perché non si puo’ affrontare una crisi profonda senza
sapere cosa devi difendere del tuo apparato produttivo.
Nelle condizioni generali attuali è impensabile che JSW investa 1
MLD a Piombino, vista anche la riluttanza dimostrata sin’ora. Non
è da escludere del tutto una chiusura e svendita con spezzatino, ma
la cosa piu’ probabile è che la multinazionale cercherà di
tenere occupata la casella Piombino, nel gioco internazionale della
concorrenza siderurgica , prolungando la politica attuale:
risparmiare all’osso e sfruttare al massimo CIG, sussidi e
incentivi pubblici, tentando di limitare le perdite con la
laminazione ( es. rotaie FFSS). In quest’ottica anche la CIG Covid
gli potrebbe essere utile. La nostra previsione è che non
presenterà il “Il Piano Industriale” né allo scadere dei 4 mesi
di rinvio accordati, né dopo, per lungo tempo.
7)
L’immobilismo di JSW è diventato un ostacolo al rilancio di
Piombino e della Val di Cornia.
Un
importante fattore locale di aggravamento della situazione è il
nostro essere contemporaneamente area di crisi siderurgica, area di
crisi complessa e SIN.
L’
attendismo prolungato di JSW è causa non solo di degrado degli
impianti e degrado della posizione di mercato dell’ azienda; ma
anche di torpore indotto nelle Amministrazioni Locali rispetto alla
costruzione di alternative economiche; di rafforzamento del ricatto
dell’ imprenditore sia verso i lavoratori (appesi al filo sempre
piu’ corto della CIG ) sia verso la Città, che non esprime ancora
alternative credibili.
Jindal
deve presentare un vero Piano Industriale entro maggio, senza
ulteriore dilazioni: la Covid-19 non puo’ essere un alibi a
copertura dell’ immobilismo dell’ azienda. Il Piano deve essere
in versione definitiva, comprendente tutto cio' che era stato
inizialmente preventivato (
3 forni lettrici, 2 nuovi treni, revamping dei treni esistenti,
smantellamento degli impianti dismessi)
Altrimenti
sia rimesso in discussione l’ Accordo di Programma e subentri lo
Stato con le procedure e le modalità necessarie, senza escludere la
nazionalizzazione.
8)
In
sostanza, la Covid costringe a definire in maniera piu’ chiara e
rigorosa le priorità
su cui i lavoratori, le OOSS, il C.CIG, le associazioni , i
partiti e le amministrazioni cittadine devono spendere impegno ed
energie nel nuovo difficile quadro scaturito dal sovrapporsi della
crisi economica preesistente con la crisi sanitaria, economica,
sociale e politica da Covid-19.
L’
alternativa possibile si deve basare su una visione del futuro,
piani di settore e progetti costruiti con larga partecipazione della
cittadinanza. Abbiamo
già in passato prospettato la necessità dell’ uscita dal modello
monoculturale, verso il potenziamento di infrastrutture,
l’effettuazione delle bonifiche e la realizzazione della
diversificazione economico-produttiva, comprensiva di una siderurgia
moderna meno invasiva, ecocompatibile , il tutto con la forte
partecipazione della mano pubblica.
Lo abbiamo fatto anche portando all’attenzione della Città la necessità di un Piano di Rinascita per Piombino basato su quei criteri, piano che ora diventa urgenza assoluta, in un clima generale che rende piu’ evidente la necessità di interventi pubblici per la “ricostruzione post bellica” ex Covid-19, Se alla scadenza di maggio JSW Steel non uscirà dall’attendismo che ha voluto imporci, nei suoi confronti occorrerà ingaggiare una guerriglia usando ogni strumento culturale, politico, sindacale , amministrativo e legale per accelerare sulla diversificazione indipendentemente dalla sua presenza, riducendole al minimo le possibilità di utilizzo di spazi, infrastrutture e agevolazioni sul nostro territorio.
Lo abbiamo fatto anche portando all’attenzione della Città la necessità di un Piano di Rinascita per Piombino basato su quei criteri, piano che ora diventa urgenza assoluta, in un clima generale che rende piu’ evidente la necessità di interventi pubblici per la “ricostruzione post bellica” ex Covid-19, Se alla scadenza di maggio JSW Steel non uscirà dall’attendismo che ha voluto imporci, nei suoi confronti occorrerà ingaggiare una guerriglia usando ogni strumento culturale, politico, sindacale , amministrativo e legale per accelerare sulla diversificazione indipendentemente dalla sua presenza, riducendole al minimo le possibilità di utilizzo di spazi, infrastrutture e agevolazioni sul nostro territorio.
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