Unità di classe...e non a parole!
riceviamo e pubblichiamo da Domenico Marsili del Pcl
Negli
ultimi giorni, seppure nelle condizioni difficili a cui ci costringe la
pandemia, é continuato lo sforzo di compagni e compagne che, oltre
analizzare e denunciare i danni anche criminali del sistema, si pone LA QUESTIONE DELLA FORZA senza la quale pensare ad un cambiamento reale appare illusorio.
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Il
2 aprile assemblea nazionale telematica , su appello del SI COBAS, a
cui hanno partecipato oltre 150 militanti in rappresentanza di decine
di sigle sindacali e politiche
·
Il 11 aprile altra assemblea del sindacalismo di base con la partecipazione degli autoconvocati.
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Il 31 Marzo c'era stata la nuova assemblea dell' ASSEMBLEA NAZIONALE DELLE SINISTRE D'OPPOSIZIONE.
I
TEMI TRATTATI, LE ANALISI DELLA FASE, GLI OBBIETTIVI USCITI DALLE
ASSEMBLEE MOSTRANO SEMPRE DI PIU' L'AMPIA CONVERGENZA E LA POTENZIALITA'
DI UN FRONTE UNITARIO.
SOTTO TI PROPONGO IL DOCUMENTO USCITO DALL'ASSEMBLEA DEL 31 MARZO.
NEL CAMBIO PROFONDO DI SCENARIO
PER LA PIÙ AMPIA UNITÀ D'AZIONE DELLA SINISTRA DI CLASSE
Il presente
documento riporta gli elementi condivisi della discussione del
coordinamento nazionale delle sinistre di opposizione del 31 marzo. Li
mettiamo a disposizione di un necessario dibattito interno alla sinistra
di classe politica e sociale al fine di operare un salto di qualità
nell’azione unitaria delle sinistre in Italia in questa fase.
Siamo di fronte
a un cambio profondo dello scenario mondiale e nazionale, che investe
la condizione quotidiana della larga maggioranza dell'umanità, i suoi
costumi di vita, i suoi stessi immaginari. Un ciclone di portata
straordinaria che coinvolge la vita pubblica e privata, ma anche
l'economia mondiale e le condizioni della lotta di classe.
LA CONNESSIONE MONDIALE TRA PANDEMIA E PROFITTO
Non esistono complotti segreti da svelare ma una evidenza da denunciare: quella della connessione tra pandemia e profitto.
I processi di
incontrollato sfruttamento dell'ambiente hanno favorito lo sviluppo
della pandemia. L'arresto della ricerca scientifica sulla famiglia del
coronavirus da parte delle case farmaceutiche nel 2003 – a seguito
dell'arresto della epidemia SARS e quindi della non convenienza di
mercato – è la causa dell'assenza attuale di un vaccino.
I tagli ai
sistemi sanitari nel lungo ciclo dell'austerità per finanziare banche e
imprese, hanno moltiplicato a dismisura in ogni parte del mondo gli
effetti mortali della pandemia.
L'emergenza
sanitaria così prodottasi sta trascinando una recessione mondiale di
grande ampiezza, di cui già esistevano le premesse, ma che la pandemia
ha accelerato e precipitato.
La crisi
economica si riversa a sua volta sulle condizioni di vita e di lavoro
della maggioranza dell'umanità, come mai era accaduto nel dopoguerra.
IL CICLONE CHE INVESTE L'ITALIA
In Italia
questo ciclone si abbatte con particolare intensità, per il sovrapporsi
al massimo livello della crisi sanitaria e della crisi sociale.
L'emergenza sanitaria è stata amplificata dalla situazione di crescente
degrado della sanità pubblica e dal comportamento di autentica
criminalità padronale della Confindustria che si è opposta per ragioni
di profitto alla recinzione del focolaio di Bergamo e Brescia, con
effetti tragici in tutta la Lombardia e non solo.
Al tempo stesso
la nuova recessione interviene sul lascito mai recuperato della
depressione dell'economia italiana del 2008/2012, moltiplicandone gli
effetti.
Il sovrapporsi
di crisi sanitaria e crisi sociale si rovescia sui lavoratori, sulle
lavoratrici, su tutti i settori oppressi della società. Nell'immediato,
con una valanga di licenziamenti, cassa integrazione, espulsione dei
precari, rovina sociale di una vasta area di piccole partite Iva,
degrado e miseria per milioni di lavoratori in nero finiti su una
strada, condizioni di fame per gli immigrati “irregolari”. Ma anche
nella prospettiva, con la preparazione annunciata di nuovi piani di
austerità per pagare l'enorme mole di miliardi da destinare a banche e
imprese, e dunque l'ampliamento massiccio del debito pubblico.
Il negoziato in
corso tra il governo italiano e gli altri governi della UE verte sulla
copertura finanziaria di questa operazione. La prospettiva latente di un
governo Draghi ne è la proiezione politica.
GLI SCIOPERI OPERAI A DIFESA DELLA SALUTE
Il fatto nuovo e
rilevante sul fronte sociale è stato il prodursi degli scioperi operai
contro l'assenza di condizioni di sicurezza nei luoghi di lavoro e di
produzione. Scioperi della classe operaia industriale, relativamente
diffusi, molto partecipati, prevalentemente spontanei. Scioperi che si
sono posti in contraddizione con una politica delle direzioni sindacali
che prima (fine febbraio) firmavano la dichiarazione congiunta con
Confindustria a favore della continuità della produzione (“L'Italia non
si ferma”), poi a fronte degli scioperi spontanei hanno cercato di
correre ai ripari firmando in fretta e furia un protocollo d'intesa
sulla sicurezza in fabbrica obiettivamente truffaldino.
La continuità
degli scioperi, nonostante l'intesa, e la paura a questo punto di un
conflitto sociale ingovernabile, hanno spinto il governo a un decreto
concordato di sospensione di “attività non essenziali”. Ma le maglie
larghe del nuovo accordo consentono a Confindustria di aggirarlo in
larga parte del territorio nazionale attraverso il ricorso alle
prefetture. La lotta di classe non è andata dunque in quarantena da
nessun punto di vista.
CAMBIA IL SENSO COMUNE, TORNA LA QUESTIONE SOCIALE
Più in generale la vicenda in corso produce riflessi importanti sulla psicologia di massa e sull'immaginario collettivo.
Al centro della
scena torna la questione sociale, lo scandalo dei tagli e delle
ingiustizie subite per 30 anni in nome del profitto. Il senso comune di
massa ha subito una scossa. Ne esce spiazzato il vecchio immaginario
xenofobo e giustizialista di marca leghista (e non solo), come a maggior
ragione le culture e i pregiudizi di marca liberista. Tutto ciò non
determina di per sé un cambio della coscienza politica sedimentatasi in
lunghi anni di deriva politica e culturale, ma certo apre una nuova
contraddizione nuova e un nuovo spazio per l'intervento di massa
anticapitalista. Ci pare essenziale intervenire in questo spazio,
cogliendo le nuove potenzialità che si sono aperte, per rilanciare un
progetto di alternativa di società. Un progetto capace di rapportarsi
alla nuova situazione e sensibilità di massa, con un linguaggio semplice
e popolare, per riproporre la centralità di una prospettiva
anticapitalista. Quella di una alternativa di potere che assegni la
guida della società alla classe lavoratrice, e la riorganizzi su nuove
basi. Per noi questa alternativa si chiama socialismo.
LA CRISI LA PAGHINO I CAPITALISTI, NON I LAVORATORI E LE LAVORATRICI
Per metterci in
sintonia con questo scenario nuovo e straordinario che si è prodotto
pensiamo essenziale non solo aggiornare ma riarticolare radicalmente
l'impianto delle campagne varate il 7 dicembre. Per collocarli nel nuovo
contesto, rapportarli alle nuove domande, rilanciare la loro stessa
capacità comunicativa nelle condizioni profondamente mutate.
“Questa crisi
la paghino i capitalisti, non i lavoratori e le lavoratrici”, è il senso
generale del nostro posizionamento politico generale, in opposizione a
ogni unità nazionale. Non siamo tutti sulla stessa barca. Ne consegue un
pieno sostegno alle lotte dei lavoratori e delle lavoratrici per la
tutela incondizionata della propria salute contro ogni sua
subordinazione a padroni e prefetture. La nostra emergenza contro la
loro emergenza.
In questo
quadro rivendichiamo il blocco dei licenziamenti, la copertura piena del
salario al 100% per i lavoratori in cassa integrazione, un reddito
dignitoso per tutti coloro che si trovano senza lavoro e senza reddito
(“reddito di quarantena”), la regolarizzazione dei lavoratori immigrati,
un provvedimento urgente di indulto per i reati minori per svuotare le
carceri sovraffollate.
Ci battiamo per una patrimoniale straordinaria sulle grandi fortune.
Rilanciamo la
prospettiva della riduzione generale dell'orario di lavoro a 30 ore
pagate 40, per ripartire il lavoro fra tutti in modo che nessuno sia
privato del lavoro.
Rivendichiamo una patrimoniale straordinaria sulle grandi fortune.
PER UN SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE, PUBBLICO, GRATUITO
L’epidemia da
coronavirus ha messo in luce la crisi del nostro sistema sanitario, alla
quale hanno contribuito i due governi Conte. Il nostro sistema
sanitario è da tanti anni in una condizione di sottofinanziamento.
Nell’ultimo decennio ha subito un taglio di ben 37 miliardi, di
politiche che hanno ridotto ospedali, posti letto, organici, servizi e
prestazioni.
Si sono
precarizzati i rapporti di lavoro, si è mortificata, anche
economicamente, la condizione lavorativa, è avanzata una progressiva
esternalizzazione, privatizzazione di servizi prima gestiti
direttamente. Si sono inoltre sviluppati crescenti processi di
finanziarizzazione, di corporativizzazione (emblematico lo sviluppo
della cosiddetta sanità o mutualità integrativa, anche di derivazione
contrattuale), di aziendalizzazione, di crescente compartecipazione dei
cittadini alla spesa (ticket). I processi di autonomia regionale in
materia sanitaria- che in tanti, con l’autonomia differenziata,
vorrebbero spingere ancora più avanti- hanno di fatto messo in
discussione l'esistenza stessa di un Servizio Sanitario Nazionale.
Investire in direzione del rilancio, della qualificazione di una sanità
pubblica, gratuita, di qualità è necessario e possibile assieme.
Serve un unico
sistema sanitario nazionale, superamento della sanità privata; un piano
straordinario di finanziamento massiccio del Fondo Sanitario Nazionale,
che recuperi quanto tagliato, risponda alla domanda crescente indotta
anche dalla evoluzione demografica, colmi i divari determinatisi tra le
diverse aree geografiche, con particolare riferimento al Meridione; la
reinternalizzazione dei servizi (sanitari, socio-sanitari, di supporto) e
un vasto piano di assunzioni a tempo indeterminato volto a garantire
l’intero sistema sanitario.
Inoltre, la
situazione data pone la questione della ricerca, produzione,
distribuzione dei farmaci e dispositivi sanitari cui dare risposta anche
prefigurando processi di nazionalizzazione e la costruzione di forme di
controllo dei lavoratori.
Un insieme di proposte questo che può essere sostenuto anche attraverso una petizione nazionale on line.
PER L'UNITÀ D'AZIONE PIÙ AMPIA DI TUTTE LE SINISTRE DI CLASSE
Su questi temi e
terreni di proposta vogliamo confrontarci nel modo più aperto con tutte
le sinistre di classe politiche e sindacali, fuori da ogni logica di
veto e preclusione. È la ispirazione che ci ha guidato sinora e alla
quale non intendiamo rinunciare.
Non abbiamo
alcuna vocazione a recintarci in uno spazio separato a presidio di
confini precostituiti. Vogliamo dialogare senza pregiudizio con tutte le
altre organizzazioni politiche e sindacali di classe per discutere,
concordare, costruire con esse campagne e iniziative comuni, con la più
ampia disponibilità di ascolto. Con questa impostazione abbiamo preso
parte alle assemblee promosse dal Si Cobas l'8 febbraio e 2 aprile, e
così faremo con altri soggetti interlocutori. È la logica della più
larga unità d'azione di tutte le organizzazioni dell'avanguardia
politica e sindacale in funzione del più ampio fronte di massa del
movimento operaio e dei settori oppressi della società. È una logica per
sua natura refrattaria ad ogni settarismo, e al tempo stesso chiara nel
suo orizzonte di classe e di massa.
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