Come è nata la spending review?

> Il divorzio tra Tesoro e Banca d'Italia, fortemente voluto dalla Confindustria, ebbe come materiale esecutore il ministro democristiano Andreatta che sulle pagine de Il Sole 24 Ore viene oggi, non a caso, ribattezzato come il "pioniere della spesa intelligente". Il divorzio ha impedito ogni intervento Governativo per la emissione di moneta, l'obiettivo era quello impedire l'acquisto dei Titoli di Stato che mensilmente venivano immessi sul mercato dal Tesoro. In termini piu' semplici, l'acquisto forzoso dei titoli di stato aveva permesso per anni di controllare il debito pubblico, ovviamente con l'intervento pubblico. Da qui nasce non solo la perdita i ogni sovranità monetaria ma si gettano le basi per il futuro ingresso dell'Italia nell’Unione Monetaria costringendo il nostro paese a rivolgersi alla finanza privata per avere prestiti(onerosi) con i quali finanziare la spesa pubblica e con l'aumento della speculazione finanziaria derivante dalla crescita dei tassi di interesse.
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Correva l'anno 1981 e di questa triste pagina della storia italica non si è mai parlato abbastanza, Andreatta forgerà la nuova leva dei politici Dc poi passati armi e bagagli alla Margherita e oggi al Partito democratico, politici da sempre schierati con la Nato e con l'UE.

Sarà per questo motivo che sempre Andreatta viene incensato come autentico precursore della spending review, a partire dalla fine degli anni settanta, un politico\economista particolarmente attivo nella revisione, pardon tagli, della spesa pubblica seguendo i dettami degli economisti americani.

Basterebbero queste poche considerazioni a inquadrare la spending dentro un contesto reale, non semplice limitazione della spesa e in particolare per porre fine a sprechi ma piuttosto una sorta di rivoluzione della stessa dinamica del welfare con la logica del pareggio di Bilancio e l' “azzeramento” annuale di tutte le voci di spesa stabilendo ogni volta dove ricollocarle in base alle priorità dettate dai mercati e dal capitale nazionale e mondiale.

Il divorzio tra Tesoro e Banca d’Italia impediva la emissione straordinaria di moneta e costringeva di fatto il settore pubblico a rivilgersi alla finanza privata ma allo stesso tempo si andava verso una generale contrazione del welfare e della spesa pubblica. Senza questo divorzio non sarebbero state possibili le privatizzazioni iniziate alla fine degli anni ottanta, privatizzazioni che vedono protagonista uno di fedelissimi di Andreatta, quel Romano Prodi a cui qualcuno stoltamente vorrebbe affidare le sorti progressive della sinistra italiana, uno che ha svenduto interi pezzi dell'economia pubblica e pochi anni dopo lo troviamo come alternativa a Berlusconi con il sostegno anche di parte dei comunisti.

Poche considerazioni ma di grande utilità per diffidare, ai giorni nostri, di ogni ulteriore revisione di spesa, con uomini del Fondo Monetario chiamati come salvatori del pubblico quando invece sono stati scelti per distruggere quanto resta del pubblico stesso.

Del resto, solo pochi anni fa, la spending review stava per tagliare spese sulle quali non dovremmo risparmiare come la pulizia degli ospedali, la loro sanificazione, tagli che poi miravano direttamente a contrarre i costi degli appalti abbattendosi inevitabilmente su una forza lavoro sottopagata.

Spending review viene presentata come processo di tagli selettivi, come se se ci fosse qualcuno a decidere cosa tagliare e cosa no nell'ottica di far risparmiare lo Stato, gli enti locali e le aziende sanitarie reinvestendo i soldi. Ma questa nuova allocazione sovente non c'è stata, una volta effettuati i tagli gli investimenti non sono arrivati, anzi negli anni successivi la spesa è stata ulteriormente ridotta, del resto è accaduto per la sanità e l'istruzione ma anche per la manutenzione del territorio e oggi se ne pagano le conseguenze. In questi giorni il Governo Giallo Verde sta per rilanciare la spending review nominando due commissari ad hoc e per superare la critica della Corte dei Conti per la quale le spending passate non hanno portato a grossi risparmi. Appunto perchè l'obiettivo della speing era un po' diverso da quello raccontato, tagli ma una revisione della stessa spesa pubblica che oggi, guarda caso, torna ad essere di moda.


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