Documento programmatico per la conferenza pisana di SGB
Documento programmatico per la conferenza di organizzazione
La conferenza di organizzazione del Sindacato
generale di base arriva in un momento particolare della storia del nostro paese
con un Governo che mira a distruggere diritti acquisiti come l’aborto
ripristinando un clima oscurantista in linea con i dettami del family day.
Il nostro
paese è attraversato anche dal tentativo di alcune Regioni di ottenere quella
autonomia differenziata accrescendo la disuguaglianza sociale ed economica che
nel nostro paese risulta in continuo aumento portandosi dietro le gabbie
salariali, servizi educativi e sanitari differenti a seconda dei territori.
Siamo in presenza di una vera emergenza salariale con salari, nel privato e nel
pubblico, praticamente fermi da dieci anni. Le politiche dei sacrifici prima e
dell'austerità poi hanno alimentato le disuguaglianze, sono stati persi posti
di lavoro e quelli nel frattempo creatisi spesso sono sottopagati e precari.
Il
sindacato complice nel corso degli ultimi lustri ha svolto un ruolo strategico
nello smantellamento dell’art 18, nel rafforzare il sistema di controllo sui
lavoratori, nel renderci sempre piu’ deboli e subalterni al capitale, hanno
sottoscritto accordi e contratti nazionali funzionali a barattare aumenti
salariali con il welfare aziendale favorendo il business della previdenza e
della sanità integrativa. E chi ha tutto l'interesse a tutelare pensioni e
sanità integrative vive un conflitto di interessi e non potrà difendere scuola,
sanità e previdenza pubblica. Dal canto
loro lavoratori e lavoratrici tendono a
vedere nella sanità e nella previdenza integrativa degli elementi positivi con
i quali fare i conti, basta pensare alle assicurazioni private in sanità
proposte dai sindacati autonomi e cgil cisl uil insieme alle tessere oppure
alla sanità integrativa collegata a molti contratti nazionali. Cresce nel mondo
del lavoro la tacita assuefazione a sanità e previdenza integrative visti come
forme materiali di sostegno ai lavoratori e alle lavoratrici e non come merce
di scambio per i mancati aumenti contrattuali e per il silenzio assenso verso
lo smantellamento del welfare.
E' comunque
innegabile che la crisi di rappresentanza riuardi anche i settori del
sindacalismo di base, abbiamo perso di vista gli obiettivi generali e la logica
si sopravvivenza ha portato alcune
realtà a sottoscrivere accordi vergognosi, ad accettare la riduzione a 4 dei
comparti nella Pubblica amministrazione o a firmare l'accordo sulla
rappresentanza del gennaio 2014.
Le sigle del sindacalismo di base nel corso degli
anni si sono moltiplicate accentuando la tendenza non all'unità, ma la
competizione per accaparrarsi pezzi di altri organizzazioni o per rosicchiare
deleghe e consensi.
Il reddito di cittadinanza, annunciato in
campagna elettorale, presto si dimostrerà come strumento per imporre lavoretti
sottopagati e controllare i disoccupati con il disimpegno statale dello stato
in materia di lavoro, anzi con una legge delega che prefigura l’arretramento
dei diritti, del potere di acquisto e di contrattazione.
Non è stato solo l’accordo del Gennaio 2014 a
rafforzare la complicità del sindacale, chi si diceva contrario alla Legge
Fornero di fatto non l’ha cambiata lasciando inalterato l’impianto del Governo
in materia di lavoro.
Non è piu’ tempo di concertazione anche se i
sindacati complici non perdono occasione di riproporla, come del resto è
innegabile che gli stessi abbiano barattato la sopravvivenza dei caf e dei
servizi con la stessa parvenza di opposizione.
I prossimi mesi saranno dirimenti per un
Governo che ripropone logiche di carta del sovranismo e sul piano dei diritti è
sempre piu’ oscurantista mentre per quanto riguarda i diritti sociali è in
continuità con il passato, con i Governi dell'austerità.
Non sono tempi facili per chi invece si pone
l’obiettivo di costruire il sindacato di classe che non è enunciazione astratta
di un principio ma deve invece rappresentare un insieme di pratiche all’insegna
della conflittualità del lavoro contro il capitale costruendo alleanze anche
trasversali contro la devastazione del territorio , gli attacchi alla nostra
salute e alla sicurezza da declinare come acquisizione di elementari diritti
come quello all’abitare, alla salute, alla istruzione, a un orario settimanale
ridotto quando, al contrario, si va verso intricati sistemi di deroghe ai
contratti nazionali che dilatano l’orario esigibile. Oppure, come nel caso del
recente contratto nazionale delle cooperative sociali, si scelgono aumenti
irrisori spianando la strada a nuove intese per limitare il diritto di
sciopero.
Nei prossimi mesi avremo davanti a noi
l’apertura di contraddizioni negli appalti, la riscrittura del codice non solo
fa arretrare i controlli anticorruzione ma potrebbe allentare le già inadeguate
clausole sociali a tutela della forza lavoro.
Il sindacato di cui abbiamo bisogno oggi deve
essere diverso da quello del passato, non possiamo vivere di rendita o di
autoreferenzialità. Pensiamo ad un modello confederale dove non pesino di piu’
le categorie con maggiori iscritti ma si distribuiscano le rappresentanze in
base alle reali necessità del conflitto di classe.
Sgb in questi due anni ha svolto un ruolo importante
ma è arrivato il momento di dare una svolta a partire dalla confluenza nella
Cub che per noi non è un punto di arrivo visto che ad oggi, tutti i sindacati
di base, anche quelli conflittuali, debbono innovarsi e accrescere la
partecipazione democratica ai processi decisionali. La Cub ha avuto il merito
di non sottoscrivere l'accordo sulla rappresentanza e di non sottoscrivere la
intesa all'Ilva, ora si tratta di fare un salto di qualità con alcune proposte
di iniziativa comune alle realtà conflittuali in ambito sindacale.
Per quanto ci riguarda, sindacato Sgb non puo’
ritenersi autosufficiente, noi siamo non per una semplice confluenza in Cub ma
per costruire un modello organizzativo che non guardi al passato, forse nella
frammentazione oggi esistente è una ipotesi difficilmente praticabile ma la
confluenza sic et simpliciter non ci pare la scelta migliore, cosi’ come
pensare a scogliere la nostra pur piccola organizzazione dando mandato alle
singole federazioni provinciali di assumere le decisioni sui tempi e sulle
modalità organizzative, sui processi decisionali. Siamo invece convinti che il
Sindacato, se vuole affrontare le sfide dei prossimi anni, dovrà avviare
confronti a tutto campo, collegare le analisi ad iniziative concrete, trovare
il modo di coinvolgere lavoratori e lavoratrici.
La conferenza di organizzazione deve quindi
prefiggersi questo obbiettivo e avviare
la costruzione di una trattativa
nazionale vera con la cub, sperando che
quelle aree di classe non ostacolino ma aiutino questo percorso di ingresso in
cub col nostro prossimo congresso.
A livello locale invece si tratta di iniziare a discutere
seriamente di come organizzare Sgb sul territorio, iniziare dal costituire due
coordinamenti, uno del pubblico impiego e uno del privato, individuare le
priorità dando vita a delle campagne locali. La discussione pisana servirà a
individuare i delegati che parteciperanno alla conferenza di organizzazione che
i terrà a Sasso Marconi (Bologna) il 13 e il 14 Aprile
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