ITALIA ULTIMA PER OCCUPAZIONE
Italia ultima per occupazione, gli obiettivi Ue 2020 sono lontanissimi (rielaborazione a cura di Franco Astengo)
Di seguito i dati di Open Polis sull’occupazione in Italia a confronto dei livelli europei.
Si può notare come appare evidente l’assoluta inefficacia delle politiche per il lavoro elaborate dagli ultimi governi, dal job act al “decreto dignità”.
L’Italia insiste con provvedimenti di facilitazioni alle imprese che non possono usufruirne, di incentivo al lavoro nero come nel caso del reddito di cittadinanza, di assoluta trascuratezza (per non scrivere di peggio) nei confronti dell’industria nei suoi settori decisivi, soprattutto dal punto di vista della qualità tecnologica, per una idea di moderno sviluppo, puntando in maniera sbagliata a una crescita impossibile del consumo individualistico in dimensione diffusa.
In questo quadro appare particolarmente drammatica la situazione della Liguria, classificata al dodicesimo posto, ultima tra le regioni del Nord (sono lontani i tempi del triangolo industriale) e superata anche da regioni del Centro Italia come le Marche e l’Umbria nelle quali resistono ancora settori del modello fondato sui “distretti” e sulla media industria specializzata in beni di consumo come scarpe e abbigliamento.
Senza commento se non il richiamo alla necessità di superare la logica dell’assistenzialismo e del conseguente inevitabile lavoro nero.
Servono grandi investimenti pubblici nei settori nevralgici dell’industria e del recupero delle infrastrutture e della difesa del territorio.
Si dirà : parole al vento, in quanto nessun partito politico sembra contenere nei propri programmi ipotesi del genere e l’imprenditoria appare legata ai concetti di finanziarizzazione e funziona piuttosto da lobby collocandosi sul terreno delle tangenti pagate ai politici: uno scenario che risale agli anni’80 del XX secolo e che pare proprio non mutare mai.
Ecco di seguito Openpolis:
L'indagine di Open Polis sulla strategia Europea per lo sviluppo. Italia in difficoltà su donne e giovani, aumenta il precariato e soprattutto si fa sempre più preoccupante la distanza tra Nord e Sud: tra Bolzano e la Sicilia 35 punti di differenza per il tasso di occupazione
ROMA - Il 2020 ormai è alle porte, ma gli obiettivi della strategia Ue per la crescita sono lontanissimi. E quello sul lavoro in particolare non potrebbe essere più lontano: l'Italia ha raggiunto appena un tasso di occupazione del 63 per cento, e diventa davvero improbabile che arrivi in pochi mesi al 67 per cento fissato da Bruxelles. Tasso che comunque, ammesso che riuscissimo a raggiungerlo, ci lascerebbe comunque distanti dagli altri Paesi: già nel 2017 la media Ue era al 72,2 per cento, e anche se l'obiettivo del 75 per cento per il 2020 non verrà raggiunto, l'Italia rimarrà comunque fanalino di coda, ultimo Paese europeo per l'occupazione, seguito solo dalla Grecia che sfiora appena il 58 per cento.
A fare il punto sul lavoro è la Fondazione OpenPolis, che seguendo il proprio motto "Numeri alla mano" ha appena pubblicato un rapporto che mette a confronto anche le profonde differenze regionali, che rendono la situazione italiana ancora più problematica. I punti di differenza tra il tasso di occupazione della provincia di Bolzano e quello della Regione Sicilia sono 35: un abisso tra il 79 per cento di una delle aree più progredite del Nord e il 44 per cento della Regione più meridionale d'Italia. La classifica ripercorre fedelmente la geografia della penisola: seguono Campania, Calabria, Puglia, Basilicata, fino ad arrivare al Lazio e alle Regioni del Centro che mostrano tassi di occupazione medi, di poco superiori al 60 per cento, per poi arrivare al Nord che, a partire dal Piemonte, mostra tutti tassi superiori al 70 per cento.
(esclusa ovviamente la Liguria, di cui si parla nella nota introduttiva, n.d.r)
Due Italia, anche lontanissime, quella degli uomini e quella delle donne. Ci sono 28 punti di differenza tra il tasso di occupazione maschile e quello femminile, nonostante la situazione delle donne sia migliorata, e il tasso, rimasto a lungo sotto il 50 per cento, adesso abbia finalmente sfondato quello che sembrava un traguardo fin troppo ambizioso. A seguire l'Italia, come sempre, la Grecia. Prima c'era Malta: è un primato negativo del Sud dell'Europa quello di negare opportunità alle donne, e ai giovani. L'Italia mantiene anche il primato negativo della disoccupazione giovanile: la percentuale dei giovani occupati raggiunge appena il 42,7 per cento, anche stavolta ci segue la Grecia ma invece Malta mostra un andamento del tutto diverso, è in cima alla classifica Ue per giovani occupati con un tasso record del 78,5 per cento, superiore persino al 76,5 dell'Olanda e del Regno Unito.
Di seguito i dati di Open Polis sull’occupazione in Italia a confronto dei livelli europei.
Si può notare come appare evidente l’assoluta inefficacia delle politiche per il lavoro elaborate dagli ultimi governi, dal job act al “decreto dignità”.
L’Italia insiste con provvedimenti di facilitazioni alle imprese che non possono usufruirne, di incentivo al lavoro nero come nel caso del reddito di cittadinanza, di assoluta trascuratezza (per non scrivere di peggio) nei confronti dell’industria nei suoi settori decisivi, soprattutto dal punto di vista della qualità tecnologica, per una idea di moderno sviluppo, puntando in maniera sbagliata a una crescita impossibile del consumo individualistico in dimensione diffusa.
In questo quadro appare particolarmente drammatica la situazione della Liguria, classificata al dodicesimo posto, ultima tra le regioni del Nord (sono lontani i tempi del triangolo industriale) e superata anche da regioni del Centro Italia come le Marche e l’Umbria nelle quali resistono ancora settori del modello fondato sui “distretti” e sulla media industria specializzata in beni di consumo come scarpe e abbigliamento.
Senza commento se non il richiamo alla necessità di superare la logica dell’assistenzialismo e del conseguente inevitabile lavoro nero.
Servono grandi investimenti pubblici nei settori nevralgici dell’industria e del recupero delle infrastrutture e della difesa del territorio.
Si dirà : parole al vento, in quanto nessun partito politico sembra contenere nei propri programmi ipotesi del genere e l’imprenditoria appare legata ai concetti di finanziarizzazione e funziona piuttosto da lobby collocandosi sul terreno delle tangenti pagate ai politici: uno scenario che risale agli anni’80 del XX secolo e che pare proprio non mutare mai.
Ecco di seguito Openpolis:
L'indagine di Open Polis sulla strategia Europea per lo sviluppo. Italia in difficoltà su donne e giovani, aumenta il precariato e soprattutto si fa sempre più preoccupante la distanza tra Nord e Sud: tra Bolzano e la Sicilia 35 punti di differenza per il tasso di occupazione
ROMA - Il 2020 ormai è alle porte, ma gli obiettivi della strategia Ue per la crescita sono lontanissimi. E quello sul lavoro in particolare non potrebbe essere più lontano: l'Italia ha raggiunto appena un tasso di occupazione del 63 per cento, e diventa davvero improbabile che arrivi in pochi mesi al 67 per cento fissato da Bruxelles. Tasso che comunque, ammesso che riuscissimo a raggiungerlo, ci lascerebbe comunque distanti dagli altri Paesi: già nel 2017 la media Ue era al 72,2 per cento, e anche se l'obiettivo del 75 per cento per il 2020 non verrà raggiunto, l'Italia rimarrà comunque fanalino di coda, ultimo Paese europeo per l'occupazione, seguito solo dalla Grecia che sfiora appena il 58 per cento.
A fare il punto sul lavoro è la Fondazione OpenPolis, che seguendo il proprio motto "Numeri alla mano" ha appena pubblicato un rapporto che mette a confronto anche le profonde differenze regionali, che rendono la situazione italiana ancora più problematica. I punti di differenza tra il tasso di occupazione della provincia di Bolzano e quello della Regione Sicilia sono 35: un abisso tra il 79 per cento di una delle aree più progredite del Nord e il 44 per cento della Regione più meridionale d'Italia. La classifica ripercorre fedelmente la geografia della penisola: seguono Campania, Calabria, Puglia, Basilicata, fino ad arrivare al Lazio e alle Regioni del Centro che mostrano tassi di occupazione medi, di poco superiori al 60 per cento, per poi arrivare al Nord che, a partire dal Piemonte, mostra tutti tassi superiori al 70 per cento.
(esclusa ovviamente la Liguria, di cui si parla nella nota introduttiva, n.d.r)
Due Italia, anche lontanissime, quella degli uomini e quella delle donne. Ci sono 28 punti di differenza tra il tasso di occupazione maschile e quello femminile, nonostante la situazione delle donne sia migliorata, e il tasso, rimasto a lungo sotto il 50 per cento, adesso abbia finalmente sfondato quello che sembrava un traguardo fin troppo ambizioso. A seguire l'Italia, come sempre, la Grecia. Prima c'era Malta: è un primato negativo del Sud dell'Europa quello di negare opportunità alle donne, e ai giovani. L'Italia mantiene anche il primato negativo della disoccupazione giovanile: la percentuale dei giovani occupati raggiunge appena il 42,7 per cento, anche stavolta ci segue la Grecia ma invece Malta mostra un andamento del tutto diverso, è in cima alla classifica Ue per giovani occupati con un tasso record del 78,5 per cento, superiore persino al 76,5 dell'Olanda e del Regno Unito.
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