LA CLASSE OPERAIA, L'ONORE DELLA NAZIONE, LA FATICA DELLA DEMOCRAZIA
LA CLASSE OPERAIA, L’ONORE DELLA NAZIONE, LA FATICA DELLA
DEMOCRAZIA di Franco Astengo
Dopo nove anni di colpevoli depistaggi la svolta nel “caso
Cucchi” fa scrivere di “crollo della menzogna di stato (perché di questo si
trattava) ” e di “senso dello stato confiscato per lunghi nove anni nella
ricerca affannosa di un’impunità per gli assassini di Stefano Cucchi” (Ezio
Mauro, “l’onore di una nazione, Repubblica 9 aprile 2019).
Si scrive ancora in quell’articolo di “copertura
istituzionalizzata della violenza” e ci si richiama anche alla tragica vicenda della
Diaz, nei giorni del G8 2001.
Vicende tutte queste (salgono alla mente altri nomi come quello
di Aldrovandi) che richiamano alla fatica del conquistare quotidianamente la
democrazia rispetto a quelli che si sono sempre considerati “corpi separati”.
Di “corpi separati e “deviati” si parlò anche all’epoca dei
tentativi di colpo di stato, delle grandi stragi a partire da Piazza della
Fontana, del rapimento Moro.
Nessuno, invece, parlò di corpi separati quando, per molto
tempo, la polizia di stato svolse una sistematica repressione nei riguardi
degli operai delle fabbriche che difendevano i loro posti di lavoro e dei contadini
che occupavano le terre dei latifondisti.
Se è chiamata in causa la mafia (in collusione con la “politica”)
per Portella della Ginestra, nessuno dalla parte del potere costituito, della
borghesia, dei suoi giornali scrisse di “onore della nazione” per Melissa,
Montescaglioso, Modena, Avola, Battipaglia fino ai morti di Reggio Emilia e per
tante altre occasioni di violenza gratuita, di uccisioni al riguardo del
proletariato italiano in lotta.
Evochiamo antichi passaggi della nostra storia di lotta per
l’emancipazione di classe assumendo con tutta la positività necessaria gli
avvenimento di questi giorni che, in effetti, stanno dimostrando l’apertura di
uno squarcio in un muro di omertà, bugie, falsificazioni, abusi.
Non possiamo però dimenticare quanto è stata lastricata di
sassi la via dell’inferno dentro del quale ci si è trovati nella lotta per la
sopravvivenza sociale e politica delle classi subalterne in questo paese.
Il nostro pensiero deve rivolgersi grato ai nostri martiri
in ogni momento in cui sentiamo parlare oppure leggiamo di sopraffazioni
criminali da parte di che è convinto di costituire un “corpo separato dello
Stato” contravvenendo in questo al dettame più intimo e profondo della
Costituzione Repubblicana.
Quanto si è realizzato, di parziale, nell’inveramento del
dettato costituzionale è stato precipuamente per opera della classe operaia,
dei contadini in lotta, delle persone – donne e uomini – che hanno fatto il
loro dovere in un periodo nel quale ogni loro azione di lotta per l’emancipazione
sociale era soggetta a feroce repressione poliziesca.
Da non dimenticare
mai.
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