Tagli, dismissioni nella Manovra del Governo

Il Pil non cresce, il deficit aumenta e allora al Governo non resta che pensare a nuovi e crescenti tagli (2 miliardi di tagli alla spesa stando alle ultime previsioni del DEF), alcuni a carico dei ministeri dell’Economia (1,18 miliardi parte dei quali incentivi alle imprese in nome della competitività) e delle Infrastrutture (300 milioni  circa tutti destinati a quel trasporto locale che si trova in condizioni di estremo disagio tra bus vecchi e fatiscenti, aziende in crisi e servizi tagliati con la scusa dei cosiddetti rami secchi).

E nel frattempo si registra il livello piu' basso, dal suo insediamento, di sostegno al Governo da parte degli imprenditori, il giudizio non è duro solo con il Mov 5 Stelle (per la titubante posizione sulle grandi opere) ma anche verso la Lega che da mesi cerca di accreditarsi come la forza politica piu' vicina alle istanze padronali.

Sono le ultime notizie con il Governo che va discutendo i contenuti di un corposo dossier fatto di tagli e alienazioni di immobili, si pensa alle caserme della Difesa ipotizzando un ritorno di oltre 950 milioni di euro nelle casse statali, per non parlare poi degli immobili finiti agli enti locali. Ma per vendere queste strutture talvolta servirebbero tanti fondi per la ristrutturazione, quei fondi appunto inesistenti.

Sempre in questi giorni si scopre che l'aliquota unica sotto i 50 mila euro fortemente desiderata dalla Lega avrebbe un costo eccessivo e insostenibile per i fragili conti italiani. Questa aliquota metterebbe sullo stesso piano, ai fini della tassazione uno stipendio di 1300 euro al mese con uno di 3 mila, due mondi distanti e due modelli di vita distanti con poteri di acquisti diversissimi. Una soluzione che acuirebbe le disuguaglianze esistenti senza portare alcun beneficio alla ripresa dell'economia.

Le dismissioni servono a fare cassa prima ancora di avere pensato all'utilizzo possibile di queste strutture, si naviga insomma a vista senza prospettiva futura

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