I padroni chiedono al Governo piu' soldi per le Grandi opere

Il governo ha già smentito il suo programma elettorale dichiarando che i lavori per la Tav e il Tap andranno avanti. Ora che si apre il capitolo degli investimenti pubblici  i padroni tornano alla carica e chiedono piu' fondi per le grandi opere e norme sugli appalti pubblici favorevoli alle imprese. Che l'intento dei padroni fosse quello di riscrivere il codice degli appalti pubblici è cosa risaputa, non ci aspettavamo invece tanta arrendevolezza del 5 Stelle davanti alle grandi opere. E' in atto uno scontro in seno al Governo, nella società civile troppi silenzi perchè se dobbiamo scegliere tra il terzo valico e la messa in sicurezza di province, strade, fiumi, ponti e cavalcavia non abbiamo dubbi nel preferire la tutela e la sicurezza dei territori. Il Governo ha rinunciato definitivamente alla nazionalizzazione delle opere infrastrutturali, segno che la strade del Ponte di Genova non è stata fonte di insegnamento.
In questo scenario non poteva che inserirsi Confinustria ad invocare cantieri rapidi per laTorino-Lione, il Tap, il terzo valico e la Pedemontana. E' il primo segnale che i padroni danno al Governo dopo la lettera di richiamo della Ue, timorosi di salvaguardare le loro banche e imprese, bisognosi di quel sistema di appalti e commissioni che il colossale giro di denaro delle grandi opere potrà assicurare. Se poi l'Italia crolla per assenza di manutenzione resta un problema dello Stato, i padroni chiedono del resto solo di fare profitti e alla occorrenza diventano anche feroci europeisti invocando la crescita, il rafforzamento delle infrastrutture, il nuovo codice degli appalti e una legislazione sul lavoro che permetta libertà di assunzioni e di licenziamento con poche tutele e diritti per la forza lavoro. Il nesso tra grandi opere, smantellamento dello stato e delle tutele sindacali, utilizzo dei fondi pubblici a incremento dei profitti privati è palese ma sono troppi ad ignorarlo. Sarà per questo motivo che la lotta alle grandi opere, all'inquinamento deve andare di pari passo alle rivendicazioni sociali, sindacali e democratiche. Chi opera la separazione tra queste istanze porta solo acqua al mulino dei dominanti


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