Speciale elezioni Brasiliane. Si vota il 7 Ottobre
Dopo
la vittoria del progressista Obrador in Messico, domenica 7 ottobre
si terrà il primo turno delle elezioni presidenziali in Brasile.
Il
declino della prima stagione dei governi progressisti latinoamericani
sfocerà in una nuova fase popolare e di lotta nel sub-continente?
A
partire dall’inizio del nuovo millennio in America Latina si è
aperta una fase evolutiva sostanzialmente inattesa, a testimonianza
del fatto che il Sub-continente, seppur a lungo depredato e
sottomesso non era stato completamente soggiogato. Movimenti, forze
politiche progressiste e comunità indigene, provati dai fallimenti
di un ventennio di politiche neo-liberiste, hanno preso
consapevolezza (forse illuminati dall’esperienza Zapatista in
Messico) delle proprie potenzialità, aprendo una stagione di
rivendicazioni e di progettualità politica in larga misura
imprevista. L’elezione in Brasile, a Presidente della Repubblica,
di Luiz Inacio "Lula" da Silvia nel 2002, ha sancito il
decollo di una nuova fase, avviata dalla vittoria di Chavez alle
presidenziali venezuelane del 1998, che nel giro di pochi anni ha
visto l’ascesa di governi di diversa natura politica e in totale
rottura con la storia, recente e passata, dell’intero
Sub-continente.
Nel
2009, anno che ha rappresentato l’apogeo della stagione dei governi
progressisti latinoamericani, addirittura otto dei dieci principali
paesi dell'America Meridionale erano governati dalla sinistra, nelle
sue varie declinazioni. Oltre al Salvador, al Nicaragua,
all’Honduras, alla Repubblica dominicana e al Guatemala in America
Centrale. In quest’ultimo paese, così come in Paraguay, era la
prima volta nella propria storia che i progressisti salivano al
potere.
La
reazione delle forze conservatrici e imperialistiche non ha tardato
molto ad arrivare presentandosi in vesti diverse e più raffinate
rispetto ai cruenti Golpe
dei decenni passati: oggi assume la forma di uno strangolamento
economico del Venezuela, di un colpo di Stato parlamentare in Brasile
ai danni di Dilma Rousseff o di una giudiziarizzazione della
politica, con l'arresto di Luiz Inácio Lula da Silva sempre in
Brasile e con le minacce contro l'ex presidente Cristina Fernández
de Kirchner in Argentina, ma anche contro il vicepresidente Jorge
Glas in Ecuador. A seguito di questa controffensiva restauratrice,
sommata a limiti propri nelle scelte di politica economica
(estrattivismo redistributivo, mancanza di riforme incisive,
corruzione ecc..), in Sudamerica attualmente rimangono in carica solo
tre governi progressisti, in Venezuela, in Bolivia e in Uruguay vista
la nuova linea politica di Lenin Moreno, l'ambiguo successore di
Correa, in Ecuador che, dopo essere entrato in rotta di collisione
col suo predecessore e col proprio partito "Alianza PAIS",
ha intrapreso un radicale cambio di rotta a livello geopolitico
dichiarando, il 23 agosto l'uscita del paese dall'Alba (varata da
Fidel e Chavez a fine 2004) e attuando il contemporaneo avvicinamento
alla filo-statunitense Alleanza del Pacifico. (tabella 1).
Stato
|
Attuale
Presidente
|
Inizio
mandato
|
Orientamento
politico
|
Argentina |
Mauricio
Macri
|
Novembre
2015
|
Centro
Destra
|
Bolivia |
Evo
Morales
|
Gennaio
2006 - 2010 - 2015 |
Sinistra/Centro-
Sinistra |
Brasile |
Michel
Temer |
31
agosto 2016
|
Centro
Destra
|
Cile |
Sebastian
Piñera |
2010
-13 e marzo 2018
|
Destra/Centro-Destra |
Colombia |
Ivan
Duque
|
Agosto
2018 |
Destra |
Ecuador |
Lenin
Moreno
|
Maggio
2017
|
Centro-Sinistra |
Paraguay |
Mario Adbo Benitez |
Agosto
2018 |
Destra |
Perù |
Martin Viczarra |
Marzo
2018
(subentrato a Kuczynski) |
Destra
|
Uruguay |
Tabarè
Vazquez |
Marzo
2005 -
marzo
2015 |
Centro-Sinistra
|
Venezuela |
Nicolas
Maduro |
Marzo
2013 -
Maggio
2018 |
Sinistra |
Tabella
1: situazione politica nei principali stati dell'America Meridionale
In blu i governi che hanno cambiato orientamento
politico dalla fine del 2015
L'attuale
fase latinoamericana è dunque caratterizzata da un'evidente crisi
della stagione dei governi progressisti che, iniziata a fine 2015 con
la vittoria del liberista Macri in Argentina, è definitivamente
tramontata a fine 2017 con il ritorno del magnate televisivo
Sebastian Pinera alla presidenza del Cile, ponendo in grave
incertezza il fecondo processo di integrazione regionale simmetrico
(fra stati con stesso livello di sviluppo economico) sviluppatosi
negli ultimi lustri.
La
situazione geopolitica del sub-continente, a seguito anche
dell'aumento delle pressioni dell'amministrazioni Trump, risulta
contrassegnata da incertezze e tensioni che vanno intensificandosi
principalmente sul governo venezuelano e sulle principali potenze
regionali. Scenario complesso che, ovviamente, non sfugge nemmeno
alle classi subalterne e ai movimenti sociali, contadini e indigeni
del Sub-continente che non a caso hanno ripreso forza ritornando in
massa in piazza contro i provvedimenti antipopolari adottati, non
solo in politica economica, da Macri e Temer e che hanno prodotto
pesanti effetti sulle loro condizioni di vita.
La
prima stagione dei governi progressisti latinoamericani è
irrimediabilmente in fase declinante ma, come la storia ci insegna,
mentre il vecchio si esaurisce talvolta già si intravedono i nuovi
germogli. In particolare in Brasile nel quale, viste le difficoltà
giudiziarie di Temer e le nuove elezioni presidenziali all'orizzonte,
il Frente Brasil Popular si è riorganizzato dal basso aggregando una
galassia di oltre 80 movimenti. Tuttavia, dopo la sentenza definitiva
del Tse (Tribunale Supremo Elettorale) del 31 agosto che impedisce a
Lula di candidarsi, sosterranno, insieme al Partito Comunista Do
Brasil della giovane leader Manuela
D’Ávila, il vicepresidente del
Partito dei Lavoratori
(Pt), Fernando Haddad.
Lo spostamento a sinistra della coalizione che fa perno sul Pt ha
prodotto una diversificazione delle candidature all'interno della
sinistra: al primo turno del 7 ottobre si presenteranno infatti,
oltre a Marina Silva per i Verdi, per il Psol (Partito
Socialismo e Libertà) Guilherme Boulos, affiancato da Sônia
Guajajara, la prima indigena nella storia del Paese a concorrere, sia
pure come vice, alle elezioni presidenziali, mentre il Pdt (Partito
Democratico Laburista), candiderà Ciro Gomes. Questi candidati
dovranno trovare un accordo per sbarrare la strada alle destre che si
coalizzeranno intorno al candidato di estrema destra l'ex parà,
nazionalista e sessista, Jair Bolsonaro all'inevitabile ballottaggio
del 27 ottobre, visto il vantaggio di quest'ultimo nei sondaggi
rispetto al candidato di sinistra. Nelle
ultime rilevazioni demoscopiche della Datafolha, diffuse a tre giorni
dalle elezioni, Bolsonaro grazie all'appoggio delle Chiese
Evangeliche, oltre a quelle già acquisite degli agrari e della
finanza, sale di altri 3 punti raggiungendo il 35%, mentre Fernando
Haddad, con un aumento dell'1% resta distanziato al 22%.
Lo
stesso sondaggio, tuttavia, conferma che la partita si giocherà al
ballottaggio nel quale il candidato del Pt, si trova al momento in
sostanziale pareggio con Bolsonaro: 43 contro 44%.
I
risultati delle presidenziali brasiliane avranno effetti non solo
all'interno del paese ma produrranno anche importanti riflessi negli
equilibri geopolitici dell''intero sub-continente soprattutto per
quanto riguarda il futuro del Mercosur, che in questi ultimi, grazie
a Temer e Macri, ha assunto i connotati di organizzazione
sovranazionale di stampo liberista, viste le lunghe trattative in
corso con l'Ue per la sottoscrizione di accordo commerciale fra le
due organizzazioni.
La
netta affermazione del progressista Andres Manuel Lopez Obrador
(tabella 2) al primo turno delle recenti elezioni presidenziali
messicane è un segnale di speranza per la nascita di una nuova
stagione progressista in tutta l'America Latina che superi gli errori
e i limiti del passato e metta al centro gli interessi esclusivi dei
ceti popolari, delle comunità indigene e dell'ambiente, attuando
profonde riforme nella struttura economica e sociale interna dei
paesi partendo dalla riduzione degli squilibri, ancora i più marcati
su scala globale, e dalla riforma agraria che riduca gli immensi
latifondi e distribuisca la terra ai milioni di campesinos
che ancora ne sono privi. E' ufficialmente aperto il cantiere che
dovrà ripensare, su basi diverse, una nuova stagione progressista.
Tabella
2: situazione politica del Messico e dei principali stati
dell'America Centrale
Stato
|
Attuale
Presidente
|
Inizio
mandato
|
Orientamento
politico
|
Costa
Rica
|
Carlos Alvarado |
Maggio
2018 |
Centrosinistra
|
Cuba |
Raul
Diaz-Canel |
Aprile 2018 |
Sinistra |
Rep.Dominicana |
Danilo
Medina |
Agosto
2012 |
Centro
|
El
Salvador |
Salvador
Cerén
|
Giugno
2014 |
Sinistra |
Guatemala |
Jimmy
Morales
|
Gennaio
2016
|
Destra |
Haiti
|
Jovenel
Moise
|
Gennaio
2017
|
Centro/Destra
|
Honduras |
Juan
Hernandez
|
Gennaio
2014 -2018 |
Destra |
Nicaragua |
Daniel
José Ortega
|
1985-90
e 2007 - 2011 - 2016
|
Sinistra? |
Panamá |
Juan
Carlos Varela
|
Luglio
2014
|
Centro
- Destra
|
Messico |
Andres
Manuel Lopez Obrador |
Dicembre
2018 |
Sinistra |
Andrea Vento - 6 ottobre 2018
Gruppo Insegnanti di Geografia
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