Tra pensioni e investimenti pubblici:quello che manca nella Manovra del Governo

Siamo un popolo di falsi sportivi e ipocriti moralisti, il paese con milioni di commissari sportivi e allenatori che praticano solo lo sport dello zapping televisivo.

Il popolo delle auto menzogne (fino al 1943 erano quasi tutti fascisti salvo poi scoprirsi antifascisti) sta alla finestra a parlare di politica (cosi' crede di fare) con la solita lunga sequela di luoghi comuni, del resto se siamo il paese con il minor numero di giornali e libri venduti qualche deficit culturale sarà pur presente .
Ma siamo anche il paese dove gli intellettuali, specie quelli di sinistra, non passano giorno senza impartire lezioncine magari seduti comodamente sulle poltrone di una cattedra universitaria, nella redazione di qualche giornale o tv, intellettuali organici con il potere dominante, ben pochi sono le voci dissidenti e controcorrenti. Il popolo dei falsi sportivi aspetta quota 100 senza chiedersi se la Fornero sarà abolita (infatti rimarrà in piedi l'impianto di questa legge che a parole Salvini e Di Maio volevano cancellare), se e quante saranno le decurtazioni per chi anticiperà, pur di poco, l'età pensionabile. Districarsi nel labirinto previdenziale è impresa ardua tra oggettivazioni degli stereotipi e santificazione dei luoghi comuni elevati a notizia, proviamo tuttavia a capirci qualcosa.

Partiamo dalle pensioni d'oro e dalla richiesta del contributo di solidarietà, ovviamente a più aliquote, sulle pensioni  “d’oro", assegni che poi saranno soggetti a meccanismi tendenti alla non rivalutazione nel corso degli anni futuri . Ma attenzione siamo ancora nel campo delle ipotesi perchè ad oggi non esiste una visione univoca e ufficiale,  un testo scritto e da tutti consultabile.
Il “pacchetto pensioni” è ancora un cantiere aperto,  le nuove norme saranno in vigore nel 2019 (a primavera probabilmente), i requisiti minimi richiesti sono 62 anni di età e 38 di contributi con la possibilità di cumulare, a gratis, posizioni contributive diverse . I primi due anni non sarà possibile cumulare reddito da lavoro e pensione. Ammesso, ma non concesso, che la quota 100 resti stabilmente nel fututo, i 62 anni si andranno adeguando alla speranza di vita aumentando il requisito minimo di mesi, anno per anno.  4 poi le finestre di uscita per i lavoratori privati, due sole per quelli pubblici sempre nel 2019.

Per finanziare la quota 100 arriveranno i contributi di solidarietà sulle cosiddette “pensioni d’oro”,   parliamo di chi percepisce 4500 euro al mesi che fanno circa 90 mila euro all'anno (cifra lorda). Il contributo di solidarietà  dovrebbe essere cosi' strutturato: le pensioni tra 90 e 120mila euro (6% di prelievo), 120-160mila euro (12%), oltre i 160mila euro (18%).

Non abbiamo obiezioni in merito ai contributi di solidarietà, pensiamo piuttosto che andrebbero aumentate le pensioni medio basse per ripristinare un potere di acquisto reale(ricalcolare i contributi secondo il sistema retributivo no?) procedendo poi verso contributi solidali sempre piu' alti in proporzione all'assegno percepito. Nessuno ad oggi ha ancora ragionato su quanti saranno i pensionamenti con la quota 100, se molti di quelli che risultano in possesso dei requisiti, fatti due calcoli, preferiranno restare un anno o due in piu' al lavoro per non incorrere in decurtazioni.

Il taglio sulle “pensioni d’oro” non è quindi pensato per un principio di equità ma solo per far quadrare i conti, per reperire tra i 200 e i 300 milioni l’anno e coprire la quota 100 vendendo l'illusione (in vista delle elezioni europee) di avere superato la Riforma Fornero il cui impianto resterà intatto. Un discorso a parte meriterebbe la cosiddetta “opzione donna” per le lavoratrici con 58 anni e 35 di contributi entro 2018, il pensionamento a 41 anni dei precoci, l’Ape sociale che andrà rifinanziata cosi' come allargati gli ammortizzatori sociali visto che quello oggi esistenti non bastano a coprire le reali necessità. Esiste reale copertura di questi interventi?

 E ancora da capire la copertura del reddito e delle pensioni di cittadinanza. Incomprensibile, in un paese dove ci sono 4 morti sul lavoro al giorno, la riduzione per le imprese dei contributi Inail sulla base di dati statistici costruiti ad arte non per combattere infortuni, morti e lavoro nero ma solo per ridurre le tasse alle aziende.

Una manovra previdenziale luci e ombre, un po' come accade per il rilancio della pubblica amministrazione vittima di grandi annunci ma di ben poche risorse destinate al suo rafforzamento come dimostrato da pochi e incontrovertibili fatti: i tetti di spesa di personale non vengono eliminati, le assunzioni sono poche soprattutto in rapporto alla imminente quota 100, i fondi per il rinnovo dei contratti non pervenuti se non a partire dal 2020 (e il 2019?), impossibile poi garantire il turn over del 100% per i dipendenti pubblici.

Confrontando gli stanziamenti previsti e il costo del personale le assunzioni possibili, conti alla mano, sono meno di un terzo di quelle annunciate e necessarie (specie se partirà il reddito di cittadinanza e si renderà necessario il potenziamento dei centri per l'impiego).

Per quanto isolate le voci dello sciopero del 26 Ottobre sono state le sole a chiedere conto al Governo delle sue politiche sociali e lavorative, non cedendo al baratto tra salute e occupazione imposto alla città forse piu' inquinata d'Italia che non conta piu' i suoi morti e vorrebbe riconvertire la produzione industriale d'acciaio nel rispetto della salute e dell'ambiente. E' tempo allora  di rafforzare queste voci critiche.

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