Capovolgiamo la narrazione sulla Pubblica amministrazione
Dopo la pubblicazione del rapporto Aran sulle retribuzioni nella Pubblica amministrazione si rende necessaria una risposta articolata che smonti pezzo dopo pezzo ricostruzioni parziali e perniciose che mirano solo a ridurre il potere di acquisto e di contrattazione.
Andiamo per punti
- I salari pubblici italiani sono tra i più bassi d'Europa, evidenti e in aumento risultano le differenze stipendiali tra dipendenti e dirigenti.
- Gli organici della Pa poi sono in continua erosione e i nuovi parametri di Bilancio Ue impediscono investimenti reali specie se si applica una stima del tasso di disoccupazione di ‘equilibrio’ e del connesso ‘Pil potenziale’ che , come scrive Emiliano Brancaccio, non ha solide basi scientifiche
- la perdita di potere di acquisto
è innegabile basti ricordare che in 3 anni gli aumenti contrattuali previsti saranno un terzo della inflazione calcolata che poi è assai minore di quella reale, il potere contrattuale poi è stato ridotto ai minimi termini
- la indennità di vacanza
contrattuale è una miseria da sottrarre poi agli aumenti contrattuali
trattandosi di una sorta di anticipo compensato dai futuri aumenti al momento della sigla dei contratti nazionali che arrivano in grande ritardo e sancendo ulteriori perdite salariali.
L’istituto della vacanza contrattuale è servito a ridurre il potere di
acquisto e di contrattazione e per sottoscrivere i CCNL mediamente con 3
anni di ritardo rispetto alla loro naturale scadenza
- le differenze retributive tra i
vari comparti della PA sono innegabili ma vanno viste come risultato di dinamiche contrattuali
vecchie di anni costruite con continui rinvii alle specificità di comparto
o al secondo livello di contrattazione. E settori come enti locali, sanità e ricerca sono i più penalizzati. Si è persa per strada un'idea
complessiva del servizio pubblico e con essa anche i principi di equità e
giustizia che dovrebbero indurre a non indebolire ma piuttosto rafforzare il contratto nazionale senza costruire deroghe e
continui rinvii alla contrattazione di secondo livello
- Ogni qual volta si parla di
Pubblica amministrazione ci imbattiamo in una sorta di ipocrita giustizialismo, anche questo al massimo ribasso, per ridurre alcuni istituti contrattuali presenti in determinati
settori contraendo le risorse economiche collegate direttamente
all’incremento della produttività. Fatto sta che un dipendente degli enti
locali, un ricercatore o un amministrativo, un operatore sanitario
italiano oggi percepisce anche 400 euro in meno di un collega di altro
paese UE.
- Destinare risorse crescenti alla previdenza e alla sanità integrativa resta un grave errore perché si depotenzia welfare universale, sanità e istruzione pubblica e le risorse destinate a queste voci avvengono a mero discapito del potere di acquisto e indeboliscono sanità e previdenza pubblica.
- Se guardiamo alla dinamica
contrattuale degli ultimi anni, dalla pandemia in poi, i salari pubblici
aumentano di circa 4 punti in percentuale in meno del privato, da qui
dovrebbero scaturire ulteriori riflessioni sulla tendenza al ribasso delle
retribuzioni pubbliche
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