la preoccupante escalation e le reazioni del mondo pacifista
Spesa bellica: la preoccupante
escalation e le reazioni del mondo pacifista
Secondo i recenti e
aggiornati dati SIPRI 2023 vi sono attualmente nel mondo, nei 9 Stati dotati,
ossia Stati Uniti, Russia, Israele, Cina, India, Regno Unito, Francia, Corea
Nord, Pakistan, in totale 12.512 bombe nucleari, delle quali 2.936 sono ‘ritirate’ ma non
smantellate. Le rimanenti 9.576 bombe si trovano in diversi
stadi di operabilità e circa 2.000 di esse sono "in
stato di elevato livello di allerta operativa".
La
forza nucleare nel mondo.
All'inizio del 2023, nove
stati: Stati Uniti, Federazione Russa, Regno Unito, Francia, Cina, India,
Pakistan, Repubblica di Corea (RPDC, o Corea del Nord) e Israele, possiedono insieme
e complessivamente circa 12.512 armi nucleari, di cui 9.576 sono considerate
potenzialmente operative e disponibili. Si stima che 3.844 di queste testate dispiegate
con forze operative di cui circa 2000 sono mantenute in uno stato di massima
allerta operativa, lo stesso numero dell'anno precedente.
Nel
complesso, il numero di testate nucleari nel mondo continua a aumentare
Tuttavia, ciò è dovuto
principalmente al fatto che gli Stati Uniti e la Russia hanno smantellato vecchie
testate nucleari. Le riduzioni globali delle testate operative sembrano essere
in fase di stallo, e il loro numero sta ricominciando ad aumentare
esponenzialmente. Sia gli Stati Uniti che la Russia stanno investendo molte
risorse in programmi estesi e costosi per sostituire e modernizzare le loro testate
nucleari, i loro sistemi di lancio di missili, aerei e sottomarini, e i loro
impianti di produzione di armi nucleari. (Dal SIPRI Yearbook 2023)
La
spesa militare è in costante incremento nonostante la crisi
Le spese per gli
armamenti e per la difesa in generale ammontano a molti miliardi ogni anno e
cioè circa 26 miliardi di euro nel 2022 solo in Italia. Cifre colossali fornite
da Sipri nel
2022– l’Istituto Internazionale di Ricerca sulla Pace di Stoccolma – e da Milex – l’Osservatorio
sulle Spese Militari Italiane – relative al 2022, che sono però in esponenziale
incremento. Secondo i dati dell’autorevole istituto e dell’importante
osservatorio, la spesa militare globale nel mondo continua ad aumentare nonostante
la crisi.
Alcuni
dati sulla spesa bellica globale
Le spese militari nel
mondo sono in costante ascesa: secondo Sipri, sono stati raggiunti i 2113
miliardi di dollari nel 2021, con un +0,7% in termini reali rispetto all’anno
precedente. I primi dieci Paesi per spesa militare coprono il 75% del
totale degli investimenti bellici, con i soli Stati Uniti che contribuiscono
per il 43% e più indietro, al secondo posto la Cina e al terzo l’India.
Stati Uniti, Russia,
Inghilterra, Francia, Cina, India, Pakistan e Israele posseggono
complessivamente più di 25000 armi nucleari e di queste più di 5000 sono pronte
all’uso e al lancio: abbastanza per distruggere più volte il nostro
pianeta. Fra le potenze che stanno aumentando più rapidamente il budget
destinato al comparto bellico c’è la Russia, che nel 2021, prima dell’invasione
dell’Ucraina, lo ha incrementato del 2,9%, portandolo al 4,1% del prodotto
interno lordo complessivo.
L’Italia
e gli f35
Per quanto riguarda il
nostro paese, un caso interessante da analizzare è quello dell’acquisto degli
F35. L’F35 è un cacciabombardiere d’attacco al suolo e come tale contrasta
con un modello di difesa basato sulla difesa stessa e non sull’offesa,
quale dovrebbe essere quello italiano, come sancisce anche la Costituzione repubblicana
all’articolo 11. Questo tipo di cacciabombardiere è atto al trasporto
delle famigerate e mortifere bombe termonucleari NATO B61-12.
I
mostri da guerra
Inoltre è
esorbitante la cifra che l’Italia spende per l’acquisto di questi mostri da
guerra: 14 miliardi di euro per 90 di questi aerei e il numero è stato
ridotto nel 2012 grazie alle proteste e alla mobilitazione nate nel paese
rispetto ai 131 cacciabombardieri F35 iniziali. Ma pur sempre una follia. Una
spesa enorme e esorbitante, soprattutto in tempi di crisi e quando si taglia la
spesa pubblica per sanità, servizi sociali, scuole, per i più deboli, per i
malati.
Da notare che i 14
miliardi valgono solo per l’acquisto: Considerando poi, sulla falsariga di
quanto fatto per i programmi canadesi e olandese, il costo totale “a piena
vita” del programma (quindi con gestione e mantenimento completi) si può
stimare un costo complessivo dell’ordine di 50 miliardi di euro. Per il
reddito di cittadinanza, che secondo molti pare essere la spesa statale che rischia
di far fallire il nostro Paese e che invece ha costituito, seppure con alcune
criticità, uno strumento fondamentale a sostegno delle persone più fragili, lo
stato ha speso nel 2022 poco meno di 8 miliardi di euro! E la favola di 10.000
posti di lavoro che si sarebbero creati per la costruzione degli aerei si è
presto sgonfiata: solamente qualche centinaio di lavoratori con un costo medio
per persona esorbitante.
Si
investe in armamenti e si taglia in servizi sociali
Con il costo di 1
cacciabombardiere F35 (stima media di 130 milioni di euro) potremmo: –
costruire 387 asili nido con 11.610 famiglie beneficiarie e circa 3.500 nuovi
posti di lavoro; oppure – 21 treni per pendolari con 12.600 posti a sedere;
oppure – 32.250 borse di studio per gli studenti universitari; oppure – 258
scuole italiane messe in sicurezza (rispetto norme antincendio, antisismiche,
idoneità statica); oppure – 14.428 ragazzi e ragazze in servizio civile per un
anno; oppure – 17.200 lavoratori precari coperti da indennità di disoccupazione;
oppure – 14.742 famiglie con disabili e anziani non autosufficienti aiutate con
servizi di assistenza.
Da
molto tempo il mondo pacifista denuncia l'incremento esponenziale della spesa
bellica e militare e nucleare
È dal 2005 che il mondo
pacifista denuncia l’assurda follia di queste spese. Nel 2007 a Novara è nato
un coordinamento di associazioni e organismi impegnati a contrastare
l’assemblaggio dei cacciabombardieri nell’aeroporto militare di Cameri, vicino
alla città. Si tratta di un coordinamento fondato sull’antimilitarismo e
sull’autonomia dei soggetti istituzionali e varie sono state le iniziative
di opposizione attivate. Contro il progetto F35 si è schierata anche la diocesi
di Novara. Recentemente alcuni organismi come la Tavola della Pace, Unimondo, Sbilanciamoci e
altri ancora hanno promosso una campagna nazionale parallelamente a una
giornata che si celebra ogni 25 febbraio con iniziative in molte città
italiane e la raccolta di firme contro il progetto F35.
L'incremento
della spesa in armi per la terza guerra mondiale
Il bilancio della difesa
per la “guerra impossibile” è prevista, per il 2023, a 28,7 miliardi di euro.
Inoltre, l’Italia destina alla spesa bellica l’1,54% – contro una media
europea dell’1,3% – del prodotto interno lordo e prevede di raggiungere
entro il 2028 una quota di almeno il 2%, come richiesto dalla NATO, mentre
investe una percentuale inferiore, ad esempio, nella ricerca scientifica – 1,4%
del PIL, contro una media europea del 2,1%. In un simile quadro risultano
dunque fondamentali non solo l’azione dei movimenti pacifisti, ma soprattutto
la presa di coscienza da parte dell’opinione pubblica, della quale facciamo
parte tutti noi.
L'industria
militare Leonardo ha come maggiore azionista il Ministero dell’Economia
Ma occuparsi di armi,
costruirle e venderle, fa bene alla nostra economia. Le esportazioni nel 2021
(ultimi dati disponibili) sono ammontate a 4,7 miliardi di euro. La società con
il peso più rilevante è Leonardo, il cui maggiore azionista è il Ministero
dell’Economia, che ha esportato armamenti per quasi 1,6 miliardi di euro. Il
53% è andato a Paesi membri della Nato, ma compaiono alcuni dati interessanti.
Il Paese maggiore importatore è stato il Qatar e tra i primi compaiono anche
Pakistan ed Emirati Arabi, Paesi nei quali i diritti umani non godono di grande
rispetto. L’Egitto è infine un caso interessante: nel 2020 era il primo paese
importatore, e nel 2021 è passato al diciottesimo posto.
Anche sul sito
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