Violenza e televisione. L’effetto dei messaggi massmediali sul comportamento
Violenza e
televisione.
L’effetto dei
messaggi massmediali sul comportamento
I messaggi televisivi sempre più
violentisti e che spingono l'audience, bambini e adulti, anche a atteggiamenti
di chiusura mentale e cognitiva e spesso di coazione a ripetere lo stesso atto
violento che è trasmesso a livello massmediale
I messaggi televisivi con contenuti
iconici spingono a una riduzione delle abilità mnemoniche e di scrittura e
lettura, a favore di atteggiamenti e comportamenti imposti dalla violenza
visiva e quindi dannosi alla qualità della vita sociale
I
reperti iconici e immaginativi prodotti a livello di materiali scritti o
radioregistrati sono positivamente più differenziati e significativi rispetto a
quelli trasmessi per via televisiva. Un’ipertrofia delle funzioni iconiche può
presentare risultati negativi sulle facoltà di elaborazione e utilizzo dei
codici segnici, ossia la lettura e la scrittura. Infatti si sono verificate in
modo costante correlazioni negative fra l’utilizzo della televisione da parte
dei bambini e la loro predisposizione alla lettura.
Le capacità immaginative e mnemoniche e
ideative e apprenditive sono decurtare dai contenuti violenti trasmessi dalla
televisione, a discapito di un buon funzionamento della società nel suo
complesso
Il
materiale rappresentativo che si costruisce in un bambino che ascolta una
favola, dovendo trasformare le parole in rappresentazioni, dando vita ad un
proprio scenario-schermo interno, dove la sua vita simbolico-affettiva
personale assume un ruolo primario, risulta differente in confronto al bambino
che sorbisce la trama già codificata in immagini sullo schermo televisivo ed è
costretto ad una temporalità di assimilazione imposta alle facoltà
immaginative. Inoltre gli stessi espedienti messi in atto dalla televisione al
fine di catturare l’attenzione innescano nei bambini modalità di funzionamento
cognitivo eccitato dove le occasioni di riflessione sono ridotte ai minimi
termini e le condizioni di apprendimento sono sensibilmente decurtate.
La violenza può essere scatenata nei
soggetti più a rischio di assimilazione e dai consumatori assidui di messaggi
violentisti massmediali, che spingono all'odio e alla violenza e
all'aggressività alimentando dinamiche violente a livello microsociale e fino a
scaturire in conflitti armati macrosociali
Oltre
ai contenuti violenti anche questi meccanismi attivano comportamenti di scarica
repentina della tensione e degli impulsi aggressivi. Gli alti livelli d’azione
e i ritmi accelerati determinano e definiscono uno stile percettivo ed
assimilativo per cui i limiti di quello che è colto e percepito si elevano in
funzione della possibilità di recepire una maggiore eccitazione. Questo si
riflette sulle modalità dei processi cognitivi, soprattutto dei consumatori
assidui di televisione.
Per
quanto concerne la rappresentazione diretta della violenza, i programmi
televisivi ne propongono in abbondanza, mentre altri mezzi di comunicazione si
sono imposti varie forme di censura, anche se sempre con le solite dinamiche di
sistema comunicativo imposto dai poteri forti
La maggiore assuefazione a tali deriva dal
fatto che il contenuto violento è recapitato direttamente in una casa, in una
famiglia, al bambino. Da queste preoccupazioni ha preso inizio un assiduo
studio di ricerca sui risvolti dell’utilizzo frequente di televisione,
soprattutto da parte dei bambini. Risulta abbondantemente dimostrato l’effetto
dell’esposizione a questi modelli televisivi sul comportamento di adulti e
bambini. Le modalità in cui la violenza è rappresentata riduce le inibizioni,
presentando giustificazioni abbondanti per aggirare le remore morali.
L’aggressione fisica è presentata regolarmente come risoluzione ultima dei
conflitti, assumendo una connotazione di giustizia e di prestigio.
Un’analisi
puntuale dei contenuti televisivi dimostra che i maggiori produttori di
cadaveri in televisione sono gli eroi positivi, secondo gli schemi del sistema,
e i supereroi in genere, che alimentano dinamiche di pensiero e comportamento
superomistiche
Il messaggio diretto ed esplicito consiste
nel dimostrare che la violenza è lo strumento principale per il trionfo del
bene sul male. Favorendo l’identificazione con il modello aggressivo, questa
connotazione di valore ne pone in rilievo l’efficacia didattica. Le dinamiche
violente ed aggressive dei contenuti televisivi comportano negli atteggiamenti
infantili degli stati di emulazione che possono rivelarsi altamente dannosi
nelle relazioni tra bambini che manifestano azioni intimidatorie durante i momenti
di gioco e di svago con conseguenti atteggiamenti di odio e vendetta tra pari.
Il palinsesto televisivo dovrebbe sempre tener conto della influenzabilità e
suscettibilità dei bambini che facilmente imitano i personaggi “vincenti” della
televisione.
Di
conseguenza sarebbe necessario proporre contenuti alternativi portatori di
valori inerenti l’importanza del dialogo anche tra persone e personaggi
differenti e la necessità di una relazione positiva in cui si rispetti sempre
l’idea dell’altro, traendone ricchezza e giovamento
Dall’interazione reciproca non deve scaturire
violenza e competizione esasperata, ma ricchezza interiore, creatività,
contenuto nei valori del dialogo e della pace che sorgono da un incontro
proficuo tra persone, comunque sempre portatrici di implicite differenze ed
intrinseche diversità.
Bibliografia:
Bandura
A., La violenza nella vita quotidiana,
in “Psicologia Contemporanea”
Varin
D., in “Vita e Pensiero”
Winn
M., La droga televisiva, Armando,
Roma
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