La Finanziaria.................. di guerra
La manovra economica del Governo Meloni, il prossimo 29 Novembre ci sarà lo sciopero generale della CGIL e di buona parte del sindacalismo di base), non risponde alle necessità del paese ma forse accontenteranno il settore della difesa, le spese militari non raggiungono la spesa auspicata dalla Nato fin dal 2014 (il 2 per cento del Pil destinato al settore militare) ma restano comunque una parte rilevante degli impegni assunti.
La manovra si poggia su un parametro, quello della crescita ipotetica del Pil e del tasso di disoccupazione di equilibrio, criticati per la scarsa affidabilità scientifica dall'economista Emiliano Brancaccio , dentro un quadro economico reale assai deludente e tale da smentire le previsioni già al ribasso della Banca d'Italia.
Il tasso di crescita, per riferirci ai canonici riferimenti, previsto dal Governo è attorno all'1% ma i dati odierni ci parlano di un misero 0,4 % e se la Manovra prende in esame dati economici errati presto dovrà rifare i conti andando a cercare da qualche capitolo sociale le cifre mancanti.
Se analizziamo invece le spese sanitarie, andremo a spendere lo 0,4% in meno della media dell'ultimo decennio e decisamente meno di molti altri paesi Ue.
9,1 miliardi di euro nel 2025 destinati alla difesa, tagli alle risorse destinate alla salvaguardia dei territori dal rischio idrogeologico, tagli alla transizione verde ma investimenti nei settori tecnologici duali che poi finiscono a loro volta nel settore della difesa essendo indirizzati a nuovi sistemi di arma.
Qualcuno obietterà che il nostro paese è ancora lontano dal raggiungere il 2 per cento del Pil per la spesa militare (ma quelle previsioni sono avvenute in tempi economici assai diversi da quelli attuali), a Manovra approvata consulteremo poi i singoli capitoli di bilancio, inclusi quelli non legati al Ministero della Difesa ma parte integrante delle uscite "belliche", giusto a ricordare che i capitoli di spesa sono spesso confusi ad arte.
La spesa in armamenti è passata da 7,3 a 13 miliardi di euro in meno di 5 anni, in percentuale parliamo di una crescita pari al 70%, si lesinano fondi per innovazione considerando lo sviluppo tecnologico rilevante soprattutto se a fini di guerra.
Una manovra che non destina fondi dove serve (ricerca, lavoro, welfare e sanità), evitando di ripristinare aliquote fiscali progressive e una tassa sui grandi patrimoni ma si mostra, con tutti i limiti di una economia in grande crisi, fin troppo attenta alla spesa militare
Una Finanziaria di guerra contro la quale urge mobilitarsi
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