Esperienze di educazione alla pace Scuola. Il viaggio senza fine
Esperienze di educazione alla pace
Scuola. Il viaggio senza fine
Di LAURA TUSSI
A scuola è necessario imparare a riconoscere e gestire
anche la parte emotiva dell’apprendimento: stati d'animo, insicurezza, esigenza
di supporto da parte dell'adulto, sofferenza psichica, disagio emotivo.
Questo mio contributo è incentrato su una potenziale esperienza di
elaborazione di un curricolo relativo alla cittadinanza attiva e globale di
educazione alla pace a partire da ogni singola persona nella scuola: dal
dirigente scolastico all'insegnante, dal collaboratore scolastico
all'educatore. Come punto di partenza pongo questa domanda: quale cittadino la
scuola ha il compito di contribuire a formare?
Il cittadino che ci siamo immaginati è una persona criticamente capace di
autonomia e partecipazione e condivide questi valori: solidarietà,
cooperazione, comprensione dell'altro da sé, assunzione di responsabilità,
impegno, conoscenza, rispetto, libertà, consapevolezza dei propri diritti e
doveri.
La domanda successiva: per questo cittadino quale scuola? Sicuramente una
scuola capace di promuovere educazione e non solo istruzione e tener presente
il curricolo informale per poi realizzare percorsi che permettano di agire i
diritti e i doveri del proprio contesto.
La cittadinanza attiva è pensata come formazione integrale della persona
che riveste diverse dimensioni, quella cognitiva, affettiva, emotiva,
psicologica, esperienziale e che va oltre il tempo-scuola e si caratterizza
come il primo stadio di un’educazione permanente che coinvolge anche
l'educazione alla pace e la gestione del proprio sé emotivo e psichico.
Per evitare però di allargare l’alone semantico alla parola cittadinanza,
togliendole ogni significato specifico, ho individuato nell’idea di
appartenenza il filo conduttore che attraversa e attribuisce senso a tutto il
curricolo elaborato; intendendo con appartenenza la comprensione della propria
identità plurima non al fine di escludere, ma di comprendere caratteristiche,
somiglianze e differenze realizzando l’incontro e il confronto con l’altro,
l'affetto e l'amore per l'altro da sé, in un'ottica di educazione alla pace.
Un gruppo di persone, sempre più numeroso, potrebbe condividere e
approfondire un progetto di scuola definendo programmazioni e realizzando
azioni educative in cui l’idea di scuola elaborata cominci a tradursi
concretamente in didattica per la pace, pedagogia nonviolenta, riconoscimento
delle proprie e altrui vulnerabilità emotive e accompagnamento di sé e degli
altri nella comprensione delle proprie difficoltà.
Numerosi percorsi possono essere elaborati relativi a temi socialmente
rilevanti come acqua, raccolta differenziata, energia, disarmo per citarne
alcuni e la partecipazione a progetti tra i quali il più significativo è
senz’altro un corso di educazione alla cittadinanza attiva e globale e alla
pace fuori e dentro di noi.
Ma oltre ai singoli percorsi didattici, si potrebbe introdurre negli
istituti una struttura rappresentativa simile ad un "parlamentino",
un’assemblea rappresentativa degli studenti che dovrebbe avere lo scopo di
abituare i ragazzi ad avanzare proposte su temi che li riguardano: argomentare,
operare delle scelte, rispettare i punti di vista diversi, relazionarsi con gli
altri, sia in concordanza, sia in contrasto di opinioni, sviluppare capacità di
confronto, fare esercizio di responsabilità, apprezzare il valore della
democrazia attraverso la pratica diretta. Questo potrebbe essere un modo di
dare concretezza all’articolo 12 della convenzione dei diritti dell’infanzia e
alla dichiarazione dei diritti umani del 1948.
Noto che a livello di istituti scolastici si stia diffondendo la
consapevolezza che sono molto importanti i gesti, gli atteggiamenti, le parole
utilizzate dagli insegnanti, l'esempio etico e avulso da meschinità competitive
anche tra colleghi, la capacità empatica di comprensione che non devono
contraddire i principi, i valori dei percorsi didattici affrontati e dei
processi formativi. Inoltre sempre più consapevoli che un aspetto fondamentale
del lavoro dell’insegnante è l’ascolto, la comprensione, l'incoraggiamento del
giovane, necessari per costruire l’attitudine dialogica e argomentativa con cui
si affina l’esercizio della cittadinanza attiva e globale nel rispetto delle
persone e delle loro potenzialità, delle loro esperienze di vita e dei loro
vissuti.
Ma oltre agli aspetti positivi, non mancano comunque le difficoltà. Tra le
più rilevanti sussiste sicuramente la difficoltà da parte degli insegnanti a
strutturare percorsi e processi didattici e pedagogici in cui la parte attuata
e praticata dagli studenti sia rilevante. Inoltre un possibile equivoco è
quello di credere che si stia facendo educazione alla cittadinanza attiva, per
il solo fatto di affrontare certe tematiche.
Se si affrontano i temi sopraindicati senza valori di riferimento e ideali
autentici, condivisi, imprescindibili si sta semplicemente facendo una
didattica multidisciplinare.
Nell’educazione alla cittadinanza attiva e globale, la dimensione valoriale
è un aspetto costitutivo e irrinunciabile poiché rimanda a un’idea di
cittadino, figlio di madre terra in senso evoluzionistico e scientifico e
quindi di possibili trasformazioni, in positivo, del mondo, del pianeta,
dell’umanità e quindi della società.
I valori non si possono però studiare sul libro di testo, devono essere
vissuti, sperimentati, testimoniati e questo ci rimanda alle pratiche
didattiche e alla gestione del gruppo classe, alla relazione docente e
studente, a come si aiuta il giovane a costruire il proprio apprendimento, a
come si riesce a essere inclusivi con i giovani e abituarli a agire grazie alle
proprie capacità e potenzialità, senza pregiudizi nei loro confronti e mai
ponendosi da ostacolo nei loro riguardi come adulti autoritari. Perché ci sia
un protagonismo dei giovani nel processo di apprendimento, è necessaria
un’organizzazione che consenta la creazione del lavoro per piccoli gruppi in
cui l’insegnante si trova a rimodulare continuamente il proprio intervento
poiché il feedback è continuo. Da tener presente il curricolo
informale che è un’esigenza rilevante, ma sempre adeguatamente condivisa nella
scuola, dove è necessario imparare a riconoscere e gestire anche la parte
emotiva dell’apprendimento: stati d'animo, insicurezza, esigenza di supporto da
parte dell'adulto, interscambio e aiuto tra pari e tra adulti preposti a dare
il buon esempio, inteso come corollario di valori e ideali praticabili e
condivisibili.
E questo ci porta a constatare inoltre che non è semplice effettuare
verifiche e valutazioni quando si ha a che fare non solo con contenuti di
carattere disciplinare e transdisciplinare, ma anche con atteggiamenti e
emotività varie.
Da qui la necessità di intraprendere azioni che creino aggregazione
rispetto all’idea di cittadinanza globale e consentano un continuo
approfondimento e la ricerca di pratiche efficaci.
Tra le azioni realizzabili a breve termine sussiste l’organizzazione di
incontri di autoformazione per cercare di condividere significati e per
sperimentare azioni educative e didattiche.
Il viaggio-scuola è iniziato e il poterlo condividere con molte altre
persone attraverso la rete online lo renderà sicuramente più produttivo ed
emozionante.
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