Parlateci di salute e sanità pubblica: lo stato di malessere e di crisi descritto dal rapporto di Cittadinanza attiva
Parlateci di salute e sanità pubblica
Sabato 19 Ottobre numerosi comitati territoriali, sindacati (Cub e Cobas) hanno manifestato a Firenze.
L'occasione si presta a qualche riflessione su problematiche consegnate a fatti di cronaca o ad annunci propagandistici del Governo senza mai entrare nel merito dello stato di crisi in cui versa da anni la sanità e la salute pubblica,
Prova ne sia il fatto che quasi 5 milioni di persone non hanno avuto accesso a cure o a visite di prevenzione per mancanza di soldi, per le lunghe liste di attesa nei servizi pubblici con diffusi fenomeni di migrazione e pendolarismo che spingono intere famiglie dal Meridione e dalle isole verso gli ospedali del centro nord.
Il rapporto Gimbe e quello di Cittadinanza attiva dovrebbero rappresentare il punto di partenza per una riflessione comune e un confronto pubblico su salute e sanità pubblica andando ben oltre un approccio sindacale che molte volte finisce nel vortice di rivendicazioni settoriali e corporative, non è del resto casuale la fioritura di sindacati autonomi e di mestiere che perdono di vista l'approccio complessivo al tema della salute e della sanità per tenere insieme la tutela del servizio pubblico con richieste prettamente salariali e contrattuali.
Riportiamo un passaggio eloquente del Rapporto di cittadinanza attiva
L'affollamento dei pronti soccorso è risultato delle lunghe liste di attesa e del progressivo indebolimento della medicina di base, i cittadini non trovano risposte nel territorio, la cronica carenza di personale, di adeguate strutture e servizi non garantiscono la erogazione delle prestazioni necessarie.
La tragica situazione in cui versano i Pronto soccorso vede solo risposte parziali e securitarie come i corsi di autodifesa proposti agli operatori o il ricorso a vigilantes privati.
E anche sul fronte dei Lea la situazione è divenuta drammatica e non solo nel Meridione ma anche in alcune aree del Nord Italia che fino a pochi anni fa presentavano dati diametralmente opposti (e forse dovremmo porci qualche domanda sugli effetti del ricorso al privato per erogare i servizi sanitari)
Sono 7 le Regioni che non raggiungono la sufficienza rispetto ai criteri del Nuovo sistema di garanzia dei LEA nell’ambito della prevenzione. Sono Sicilia, la PA di Bolzano, Calabria, Valle d’Aosta, Sardegna, Molise e Abruzzo a mostrare i dati più bassi.
Per porre fine all'indebolimento progressivo del sistema sanitario pubblico occorre una inversione di tendenza rispetto alle politiche attuate negli ultimi anni , assunzioni per ogni ruolo e figura professionale, incremento dei salari ben oltre i tetti contrattuali previsti, evitare di barattare prestazioni aggiuntive in cambio di defiscalizzazioni, ripensare drasticamente il servizio intra moenia e indirizzare le risorse esclusivamente al rilancio e potenziamento del servizio sanitario pubblico.
Serve un programma minimo a tutela della salute della cittadinanza prima di ritrovarci con una sanità inadeguata e la fuga delle professionalità verso il privato dove le condizioni di lavoro ad oggi sono decisamente migliori pur in presenza di differenze salariali che penalizzano soprattutto le figure professionali con minor specializzazione
I passi citati sono tratti dal Rapporto di Cittadinanza attiva scaricabile on line
https://www.quotidianosanita.it/allegati/allegato1729504489.pdf
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