Gli allegri questuanti del Potomac

 Gli allegri questuanti del Potomac 

di Rodrigo Rivas



Stamane sono stato svegliato da un mio vecchio conoscente di Washington: 
"Hi, dear. Osservando la sfilata di tailleur, vestiti e foulard di Armani, Hugo Boss e Valenciaga che hanno invaso le verdi riviere del mio fiume, mi sono convinto che ci dev'essere qualcosa di bello nel servilismo. Diversamente, sarebbe inspiegabile il moltiplicarsi dei servi senza fusione dei gameti né propagazione vegetativa. Apparentemente". 

Gli ho detto che esagerava.
Da queste parti siamo tutti edotti: è innegabile che, proprio oggi,  armaniani, bossiani e valencighiani saranno ricevuti, in ordine d'importanza  decrescente (?), da Paperino Joker (Trump) in persona.

"Ma", mi ha risposto, "i media non esistono"?
"La metà delle cose che raccontano non esiste. Per compensare, presumo, raccontano meno della metà delle cose che esistono.
E, per di più, oltre metà di quanto raccontano è roba degli uffici stampa (di aziende, governi, eserciti ...)". 

Ma, ho provato a ribellarmi, diversamente dai dinosauri, i media ci sono anche oggi. 
Li ho visti. 
E, mi auguro, ci saranno pure domani.
Oltre ogni ragionevole  dubbio, ciò prova che sono necessari. 

"Certamente. Necessari come l'otite, senza la quale non ti lavaresti le orecchie. Come il mal di denti, senza il quale dentisti e igienisti alla Calderoli sarebbero disoccupati, non ministri. Come i governi e le catapulte, il pallone e i virus"...

A quel punto, indignato, ho interrotto la comunicazione e accesso la radio. 
Cantava Francesco de Gregori:
"Il verde brillante della prateria dimostrava in maniera lampante l'esistenza di Dio.
Del Dio che progetta la frontiera e custodisce la ferrovia".

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