Supremazia monetaria, dazi, salvaguardia delle big tech e egemonia militare: come gli Usa vogliono mantenere il controllo sul mondo

  I rapporti commerciali ed economici tra Usa e Unione Europea sono realmente squilibrati a favore dell’Europa, gli Usa hanno subito decenni di imposizioni da parte degli alleati del vecchio continente?



La risposta non è semplice ma per Trump scontata e tale da legittimare l'applicazione dei dazi che tuttavia vengono imposti alle esportazioni di paesi che sono invece in assoluto credito con gli Usa.

L'accordo sui dazi presenta, è bene ricordarlo, condizioni capestro per il vecchio continente come l'obbligo di investimenti pari a 600 miliardi di dollari da realizzare negli Usa e l'impegno ad acquistare forniture energetiche americane per 750 miliardi. 

E nelle considerazioni preliminari dovremmo anche includere le spese militari e l'aumento delle stesse fino al 5% del Pil per i paesi Nato per non gravare sulle spese Usa.

I dati ufficiali parlano di un surplus commerciale a favore dei paesi Ue ma i fatti non danno ragione a Trump, se consideriamo i servizi alla fine il vantaggio dell'Europa si riduce a una differenza che non va oltre il 3%.

Quindi Trump prende solo in esame una voce, quella delle importazioni e delle esportazioni di merci, non analizza i dati relativi ai servizi e men che mai ai movimenti di capitali, per questo se prendiamo in esame tanto la bilancia commerciale quanto i movimenti dei capitali Usa e Ue sono in sostanziale pareggio e il fatidico squilibrio non esiste, di conseguenza l'applicazione dei dazi è uno strumento per affermare il diktat statunitense e ridurre il deficit statale

Un ragionamento a parte meriterebbe poi la finanza, la natura speculativa delle operazioni finanziarie, il mantenimento degli stessi tassi di interesse anche quando la inflazione diminuisce.

La ragione di tutto ciò? Attrarre i capitali esteri con il dollaro che conserva il suo ruolo di moneta egemone negli scambi internazionali.

E il rapporto tra alti tassi di interesse e crescita delle borse americane sarebbe un ulteriore argomento da prendere in esame 

Chiudiamo sul PIL Usa che cresce del 3% dopo mesi di flessione, la domanda interna è ancora debole se confrontata con il passato, i posti di lavoro perduti da due anni ad oggi non sono pochi, cresce l'indebitamento e la inflazione è tutt'altro che debellata, un quadro preoccupante che tuttavia potrebbe essere ritenuto formidabile se confrontato con gli andamenti dell'economia europea.

Gli investimenti Usa si indirizzano verso altre aree geografiche, una parte importante del capitale a stelle e strisce è in aperto conflitto con il presidente Trump e guarda con interesse anche al continente europeo.

I titoli americani continuano intanto ad essere detenuti dalla Cina che da due anni va diversificando i propri investimenti e l'applicazione dei dazi è anche indirizzata a convincere la Cina a non far venire meno il suo credito verso l'economia e la borsa Usa.

Se aumenteranno con i dazi le entrate  per le casse federali, il peso specifico del dollaro giocherà un ruolo determinante nella partita, se le entrate derivante dai dazi saranno significative, si corre il rischio di vedere crescere i costi a carico di imprese e famiglie Usa . Si gioca una partita importante attorno alle regole e alle eventuali tasse sui profitti delle multinazionali che governano le piattaforme globali, la rinuncia ad applicare queste tassazioni è un favore esclusivo accordato a colossi industriali statunitensi, il diniego assoluto voluto da Trump anche davanti alla timida proposta di applicare una bassa tassazione. E i primi risultati sono stati ottenuti anche in Europa con la rinuncia della stessa di applicare la digital tax, a colossi quali Amazon, Google, Meta....

Se gli andamenti della borsa statunitense sono decisamente buoni dobbiamo pensare che ad essere premiato è lo strapotere economico e militare degli Usa che impongono le loro regole anche agli alleati ottenendo l'aumento delle spese militari e facendo ritirare le proposte di tassazioni che andrebbero a colpire i colossi Usa

Un mix tra politiche finanziarie, monetarie (lo strapotere del dollaro), economiche e commerciali per arrestare il declino Usa e impedire la fuga di capitali dai quali dipendono i titoli statunitensi mentre sul piano logistico e tecnologico l'obiettivo è quello di impedire l'accerchiamento delle big tech Usa

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