la situazione degli operai dei magazzini nell’Inland Southern California
“Work Hard, Make History”: Oppression and
Resistance in Inland Southern California’s Warehouse and Distribution Industry
Ellen Reese e Jason Struna
Traduzione dall’inglese di Emiliano Gentili e
Federico Giusti
ESTRATTI DELL’ARTICOLO, CONTENUTO NEL LIBRO “CHOKE POINTS” DI
ALIMAHOMED-WILSON E NESS.
Negli ultimi anni, in molti magazzini della logistica sono state impostate
vertenze che hanno portato a maggiore dignità salariale e contrattuale per i
lavoratori. Tali esperienze hanno consentito di sperimentare e definire gli
approcci sindacali e le possibilità di sciopero (incluso lo sciopero “bianco”),
così come hanno evidenziato la necessità di acquisire competenze tecniche e
legislative, a partire da quelle indispensabili per leggere le buste paga, riconoscere
le spettanze dovute ma non riconosciute, agire con una contrattazione
preventiva nei ravvicinati cambi di appalto.
L’esperienza della logistica insegna che i percorsi conflittuali sono
strettamente connessi con l’organizzazione sindacale e il suo radicamento: una
volta ottenuti dei risultati bisogna essere in condizione di mantenerli.
Traducendo poche pagine di un testo documentato e ben fatto e relativo ad una
esperienza geograficamente lontana da noi, ci auguriamo di fornire spunti di
riflessione per tornare almeno a quel lavoro di inchiesta che dovrebbe
accompagnare l’iniziativa concreta e reale nei luoghi della produzione. I processi
di ristrutturazione capitalistica vanno avanti e le nuove filiere produttive
sono sempre più interconnesse. In tale contesto, alcuni spostamenti geografici
delle catene del valore potrebbero aprire scenari di elevata conflittualità
dove meno ce lo si aspetti.
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«Questo capitolo presenta la situazione degli operai dei magazzini
nell’Inland Southern California e i loro sforzi, profusi sin dal 2008, per
migliorare le loro condizioni di lavoro. [...] I magazzini dell’Inland SoCal,
immobili grandi approssimativamente più di 300 km2 [1.000.000
piedi], ricevono e immagazzinano circa il 25% di tutti i beni spediti
attraverso il Porto di Los Angeles-Long Beach Harbour, il più grande complesso
portuale della nazione. Vari rivenditori, suppliers, e spedizionieri logistici
possiedono molte infrastrutture nella regione, a causa della prossimità coi
porti, con le infrastrutture di trasporto e per via del mercato del lavoro
relativamente economico. […] i lavoratori di magazzino e i loro alleati hanno
vinto milioni di dollari in salari arretrati e una nuova normativa che protegge
i magazzinieri nella California».
— pagina 82 —
Statistiche sui magazzinieri operai
«In primo
luogo, la maggior parte dei magazzinieri con contratti a tempo determinato
guadagna salari al di sotto della soglia di povertà e almeno due terzi non
hanno un'assicurazione sanitaria fornita dal datore di lavoro [...] guadagnano
10,05 dollari all'ora [...] necessari per permettersi l'affitto e altre spese
di sostentamento di base: 11,59 dollari all'ora per un singolo lavoratore [...]
solo circa un magazziniere temporaneo su cinque ha dichiarato di avere
un'assicurazione sanitaria fornita dal datore di lavoro, rispetto al 54% delle
assunzioni dirette. In media, le assunzioni dirette nel settore hanno fruttato
circa 11,33 dollari all'ora e 21.444 dollari all'anno. Questo dato si confronta
con i guadagni medi dei lavoratori temporanei di 9,42 dollari all'ora e 10.034
dollari all'anno. [...] i magazzinieri con contratti a tempo determinato
guadagnano in media solo 16.800 dollari all'anno.
In parte, i bassi redditi riflettono la mancanza
di occupazione a tempo pieno e, a volte, la mancanza di un impiego a tempo
pieno. Servendo mercati di consumo "just-in-time", il settore dei
magazzini è fortemente stagionale. Inoltre, per rispondere efficacemente alla
domanda fluttuante di beni di consumo nell'economia al dettaglio
"just-in-time", riducendo al minimo i costi del lavoro, molti
dipendenti dei magazzini fanno ampio ricorso a lavoratori interinali (o
lavoratori temporanei). [...] Tra il 46 e il 63% dei lavoratori manuali dei
magazzini sono lavoratori temporanei.
Di conseguenza, la disoccupazione e la
sottoccupazione tra i magazzinieri sono diffuse. Infatti, circa il 28% di tutti
i magazzinieri operai della regione è risultato disoccupato nell'ACS 2009-13.
La disoccupazione è particolarmente cronica tra i lavoratori temporanei [...]
Il 70% di tutti i magazzinieri operai temporanei nell'entroterra della
California meridionale era impiegato per meno di 10 mesi all'anno».
— pagina 83 —
Salari
«I magazzini
Amazon sono considerati tra i migliori del settore in termini di salari, sia
per i lavoratori assunti direttamente che per quelli interinali. Un annuncio di
lavoro pubblicato da Amazon nel 2017 per un magazziniere a tempo pieno per la
posizione di "addetto all'evasione degli ordini" a Rialto offriva
12,25 dollari l'ora, leggermente superiore alla retribuzione media regionale
sopra citata. Tuttavia, questa retribuzione è ancora al di sotto di un salario
dignitoso per la regione e non superiore alla retribuzione iniziale che Amazon
pagava a tali lavoratori quattro anni prima».
— pagina 84 —
Condizioni di lavoro
«Ai lavoratori è spesso richiesto di sollevare ripetutamente materiali
pesanti, di movimentare oggetti rapidamente da un capo all’altro di magazzini
giganteschi, e di impegnarsi in movimenti ripetitivi con macchinari ad alta
velocità. Spesso i lavoratori sono al lavoro per 12 ore al giorno e portano
pesanti “computer indossabili” e stampanti legate alle loro braccia o anche.
[…] Se alcuni magazzini hanno una buona climatizzazione, non per tutti è così.
[…] loro pressano gli operai affinché lavorino il più velocemente possibile, e
spesso mancano di fornire ai lavoratori, in particolar modo a quelli a tempo
determinato, l’appropriato equipaggiamento di sicurezza e una formazione
adeguata. Il taglio dei costi inoltre contribuisce a che i macchinari siano
trascurati e non si riesca a mantenere il magazzino scevro da uscite ostruite,
ingombri e perdite. […] la filiera logistica ha uno fra i tassi più alti di
infortuni sul lavoro a livello nazionale. […] Quasi il 65% dei lavoratori
intervistati ha riportato di aver avuto personalmente almeno un infortunio sul
lavoro nell’anno passato, mentre l’83% dei lavoratori ha detto di essere stato
testimone di almeno un infortunio. All’incirca l’81% degli intervistati ha
attribuito gli infortuni sul lavoro o le malattie ai macchinari pericolosi,
mentre il 55% alle sostanze, come polvere o prodotti chimici. Quasi il 40% ha
reclamato che la pressione da parte del management a lavorare rapidamente ha
contribuito agli infortuni sul lavoro tra i lavoratori di magazzino. […] I
manager seguono gli onnipresenti modelli del “miglioramento continuo” o altre
forme di schemi di total quality management, spesso coinvolti nella
“gestione dello stress”, e mettono pressione ai lavoratori perché lavorino il
più velocemente che possano, oppure lasciano appositamente scoperte alcune
mansioni per vedere se possono ridurre il personale in futuro. Dal momento che
i lavoratori sotto-organico lavorano freneticamente per rientrare nei livelli
di produttività richiesti ed evitare penalità, vanno incontro a pericoli e incidenti
sul lavoro: scivolamenti e cadute, caduta di materiali, collisioni fra carrelli
elevatori, mancanza di pulizia nelle postazioni di lavoro, pile di materiali
poco sicure e uscite antincendio ostruite. L’implementazione della “gestione
dello stress” è facilitata dalla tracciabilità del lavoro nei magazzini.
Computer indossabili in molte strutture dicono ai lavoratori quali beni abbiano
bisogno di essere presi, impacchettati, movimentati o immagazzinati, così come
dicono loro dove trovarli e dove portarli – attraverso le loro “cuffie con
comando vocale” o i loro display e scanner da braccio –, tracciando per tutto
il tempo il numero di compiti svolti, il tempo di completamento e il numero di
errori nel processo. La tecnologia può essere usata per dirigere e valutare i
lavoratori al fine di vedere se possono raggiungere o superare obiettivi
predeterminati o quote [di produttività], così come pure può essere usata per
disciplinare i lavoratori che non riescono a raggiungere gli obiettivi in
tempo. Così com’è comune in altri settori, i datori di lavoro dei magazzini
fanno affidamento su varie forme di coordinamento e controllo dei lavoratori,
spesso in combinazione, inclusi il lavoro a cottimo, le semplici quote orarie o
sistemi di punteggio in cui i lavoratori perdono i loro impieghi per aver
fallito le quote-obiettivo entro una certa quantità di tempo. […] Gli operai di
magazzino sono particolarmente vulnerabili a questi abusi sul posto di lavoro,
perché sono altamente sostituibili e/o, in quanto migranti senza documenti, in
pericolo di deportazione. […] molti imprenditori di magazzino si sentono
comunque meno obbligati, moralmente o legalmente, ad assicurare condizioni di
lavoro sicure e in linea con la legge per i dipendenti a tempo determinato,
perché assumono questi lavoratori indirettamente [tramite agenzie interinali]
e/o per brevi periodi di tempo.
— pagine 84,
85 e 86 —
Organizzare i lavoratori temporanei in sindacati
«La WWU non ha
intrapreso una tradizionale campagna di sindacalizzazione per diverse ragioni.
In primo luogo, i lavoratori temporanei sono altamente vulnerabili alle
ritorsioni dei datori di lavoro, mentre i lavoratori immigrati irregolari
affrontano l'ulteriore minaccia di espulsione. Organizzare i lavoratori
temporanei in sindacati non è solo una sfida pratica, dato il loro elevato
turnover, ma anche complicato dal punto di vista legale, poiché il datore di
lavoro e il diritto alla contrattazione collettiva sono complessi e decisi caso
per caso. Alla luce di ciò, la WWU ha cercato di migliorare le condizioni di
lavoro dei magazzinieri principalmente attraverso una combinazione di
coalizioni e azioni collettive, mentre la WWRC ha aiutato i lavoratori a
presentare reclami formali contro le violazioni del diritto del lavoro. Invece
di prendere di mira i datori di lavoro dei magazzini o le agenzie interinali,
la WWU ha preso di mira i rivenditori che hanno più potere e risorse nel
settore della movimentazione delle merci. Per molte ragioni, i sindacalisti
della WWU hanno scelto come obiettivo Walmart, che oltre a essere un’impresa
transnazionale molto visibile e conosciuta a livello popolare per i suoi beni a
buon mercato e la sua opinabile politica del lavoro. […] La WWRC ha aiutato i
lavoratori a sporgere denuncia penale o amministrativa per le violazioni della
legge sul lavoro da parte degli appaltatori dei magazzini Walmart e le loro
agenzie interinali. La WWU, nel frattempo, proteggeva i lavoratori coinvolti in
queste azioni legali e altri sforzi organizzati contro le imprese rivenditrici
attraverso gli scioperi della Unfair Labor Practice, petizioni online e altre
azioni collettive.».
— pagine 86 e
87 —
Lo spettro dell’automazione
«In questo
momento [2015] varie mansioni labor-intensive coinvolte nella
movimentazione di beni dentro i magazzini, prima eseguite a mano dagli operai,
stanno venendo supportate o rimpiazzate da robot e Intelligenza Artificiale. La
ricerca è in direzione di nuovi carrelli elevatori e compiti di prelievo. […] [Amazon,]
Sin dal 2012, ha usato i robot arancioni Kiva per portare merci dagli scaffali,
organizzati dai robot, ai magazzinieri alle postazioni di impacchettamento –
ottenendo all’incirca il doppio della produttività dei metodi di prelievo a
mano convenzionali».
— pagina 92 —
Conclusioni politiche
«I
magazzinieri hanno la capacità di fare la storia, ma non a loro piacimento: le
circostanze ereditate richiedono innovazione e nuove forme di organizzazione e
resistenza. Gli ostacoli all'organizzazione posti dalla mobilità del capitale,
dall'automazione, dall'incertezza politico-giuridica e dal puro potere
strutturale del capitale richiedono campagne coordinate e multi-sito lungo
tutta la catena di fornitura globale e oltre i confini delle aziende. I lavoratori
si trovano ad affrontare l'arduo compito di superare la tensione tra le
richieste locali e le richieste dei lavoratori in altri nodi delle reti della
catena di fornitura. Eppure, questi ostacoli non sono insormontabili. Proprio
come il capitale ha adottato nuove forme organizzative per superare il potere
dei lavoratori in passato, i magazzinieri e gli altri lavoratori possono e
adotteranno nuove forme organizzative nella loro lotta contro il neoliberismo e
l'egemonia capitalista globale».
— pagina 92 —
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