Quattro appunti e quattro conclusioni veloci a proposito dei risultati elettorali in Bolivia

 

Quattro appunti e quattro conclusioni veloci a proposito dei risultati elettorali in Bolivia

di Rodrigo Rivas



1 La DC boliviana, alla quale appartiene Rodrigo Paz, il candidato più votato nel primo turno delle elezioni presidenziali di domenica 18 agosto 2025 (32,1%), è un vecchio partito, con una storia simile a quella della DC cilena.

Scomparve nel 1971, quando confluì nel Movimento della Sinistra Rivoluzionaria (MIR), cugino, non fratello del MIR cileno.

Si fusero la sinistra  DC, la sinistra del Movimento Nazionale Rivoluzionario Socialista (MNRS, erede della rivoluzione boliviana del '52), e alcuni neomarxisti, tra i quali Jaime Paz Zamora, futuro presidente della Bolivia fra il 1989 e il ’93, e padre di Rodrigo Paz Pereira che, a sorpresa, ha vinto il primo turno delle elezioni domenica scorsa.

A mio parere, aldilà dei nomi, il MIR boliviano era parente stretto del primo MAPU cileno (Movimento di Azione Popolare Unitario), nato nel 1969.


2 L'evoluzione del MIR boliviano verso il centro del ventaglio politico è stata più veloce di quella che ha coinvolto molti militanti e dirigenti del MAPU.

Conobbi Jaime Paz Zamora a Madrid, nel 1982, nel corso del primo congresso della Internazionale Socialista (IS) non solo europea.

Per la cronaca, la IS era al massimo della sua  espressione.

All'incontro assistevano i sandinisti, il FMLN salvadoregno, una frazione dei tupa uruguaiani e un'altra dei trotskisti argentini, Francisco Peña Gómez del Partito Rivoluzionario Dominicano (PRD), il Partito di Liberazione Nazionale (PLN) costaricense, il FRELIMO (Fronte di Liberazione del Mozambico, l'MPLA (Movimento Popolare di Liberazione) angolano, l'FNL (Fronte di Liberazione Nazionale) algerino e, almeno, una decina di movimenti di liberazione (inclusi i canari, i  palestinesi ed i saharawi). Ovviamente, c'erano gli europei, tra cui Brandt, Mitterrand, Jospin, Palme, Craxi, Felipe Gonzalez ...

Tra questi, alcuni erano solo invitati, altri erano militanti socialisti, come Jaime Paz (che allora viveva in Spagna dopo un attentato che l'aveva lasciato mezzo morto) e il MIR boliviano.
A scanso di equivoci, io facevo il giornalista, in quanto direttore del mensile "Rassegna internazionale", del Centro Studi Problemi Internazionali (CESPI).

Alla fine del Congresso, furono eletti vicepresidente della IS per l'America Latina: Jaime Paz, Guillermo Ungo del FMLN salvadoregno e Francisco Peña Gómez del PRD.


3 Nel 2025 Rodrigo Paz era un perfetto  sconosciuto per tutti coloro che s'informano sulla politica latinoamericana attraverso la minuziosa lettura della "Selezione di notizie del Reader Digest" e ascoltando attentamente la CNN.

Figlio di un ex presidente della repubblica (come un tale Eduardo Frei junior, eletto presidente del Cile - 1994-2000), ex sindaco di Tarija (città di 180.000 ab.), senatore da 4 anni. Paz sembra avere ricostruito la DC boliviana, dandole un programma e una missione riassunte nello slogan: "Capitalismo per tutti".

L'idea non è pellegrina né improvvisata.

Fonde elementi di tre origini diverse:

- il cosiddetto "capitalismo popolare" teorizzato dal peruviano Hernando de Soto, presidente del Instituto “Libertad y Democracia” di Lima, considerato tra i centri di studi politici più importanti al mondo;

- vecchie idee del gesuita belga Roger Vekemans, che teorizzò la "cristianizzazione della rivoluzione" negli Anni '60 e, conseguentemente, creò la politica istituzionale denominata di "Promozione  popolare" che caratterizzò il governo del primo Eduardo Frei (1964-1970);
- sopratutto, attinse alle idee del bengalese  Mohamad Yunus, l'ideatore  e realizzatore del  microcredito moderno, un sistema di piccoli prestiti destinato ad imprenditori troppo poveri per ottenere credito dai circuiti bancari tradizionali. A tale effetto Yunus, Premio Nobel per la pace del 2006, fondò la Grameen Bank, che ha diretto dal 1983 al 2011 con l'idea di base che nessuno deve lavorare per altri ma ognuno deve intraprendere un'attività propria.

Nel Cile, fin dal ritorno della democrazia nel 1991 questa idea è entrata a far parte della cultura condivisa, ovviamente adoperando altri nomi.

E cioè, il "capitalismo popolare" di Paz è la traduzione andina di una idea complessa riassumibile in un concetto: si tratta di realizzare una "trasformazione in libertà" (nel 1964 la DC cilena parlava di "rivoluzione in libertà" ma il termine rivoluzione ora non funziona), che promuova "il popolo" e le sue istituzioni finanziando ogni tipo di imprenditorialità, sia personale che collettiva.

Se la s'intende così, è certamente una proposta attraente per le comunità andine e, in particolare, per le donne. D'altronde, nell'esperienza di Yunus le donne costituiscono l'80% dei beneficiari.


4 Non si tratta solo di economia, ma anche di politica.

Infatti, il 6 agosto 2024, dopo settimane di violente proteste (molto simili al "estallido social" del 2019 nel Cile), in seguito alla fuga del primo ministro Sheikh Hasina, Yunus è stato  nominato " a furor di popolo", ossia proposto dai manifestanti, Primo ministro ad interim del Bangladesh, incarico dal qual deve condurre pacificamente il paese a nuove elezioni.

Finora, Yunus si è rifiutato di  presentare la sua candidatura.


Conclusioni:
1 presumo che Paz vincerà il ballottaggio malgrado il candidato naturale di Washington sia il secondo arrivato, il navigato "Tuto" Quiroga (26,8%).

2 non ci sono sorprese nel risultato, ma soltanto molti sorpresi.

3 Paz ha intercettato la legittima protesta di un paese impoverito e stanco, ma non solo: incarna pure l'inizio di un nuovo sogno, "tutti capitalisti".

Può non piacere ma è comprensibile se si assume che la sinistra boliviana è riuscita ad incarnare un incubo.

4 Il "Tuto" Quiroga, non è un sogno né un incubo. Sarebbe una sorta di Berlusconi o "del migliore imprenditore del mondo", ma è fin troppo sputtanato.

A volte, da qualche parte conta. Forse Fantozzi direbbe che "il Tuto è una vera troiata".


Va da sé: che i miei ed i vostri gusti (e scelte) personali vadano da tutt'altra parte, è giustamente indifferente e privo di importanza per i fatti ed i sogni dei boliviani.

 

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