Accordo Israele e Hamas: facciamo il punto sui contenuti
Raggiunto l'accordo fra Israele e Hamas per la fine del conflitto a Gaza
L'accettazione, con riserva su alcuni punti, del piano di pace di Trump da
parte di Hamas ha portato, lunedì scorso 6 settembre, all'apertura delle
trattative indirette a Sharm el Sheikh in Egitto tra la delegazione
israeliana e quella palestinese con la mediazione di Qatar, Egitto e Turchia.
Durante i giorni della tanto attesa trattativa, l'esercito israeliano ha
continuato le operazioni militari nella Striscia, uccidendo quotidianamente
decine di palestinesi.
L'arrivo di Steve Witkoff, inviato speciale della Casa Bianca per il Medio
Oriente, e del genero di Trump, Jared Kushner, nella sede negoziale egiziana, è
stato interpretato dagli analisti come segnale di un’imminente conclusione
positiva delle trattative.
La notizia del suo raggiungimento è arrivata infatti nella mattinata
di giovedì accolta con sollievo da entrambe le società e dalle cancellerie di
ogni latitudine, aprendo la strada al cessate il fuoco definitivo, allo scambio
dei prigionieri, all’ingresso degli aiuti umanitari e al ritiro parziale delle
forze armate israeliane dalla Striscia.
L'effettiva applicazione dell'accordo raggiunto fra le delegazioni
negoziali a Sharm el Sheikh restava, tuttavia, subordinato alla ratifica del
Governo israeliano.
Dopo tempestosa riunione fiume notturna, venerdì mattina è stata diramata
la notizia della decisione favorevole del governo, con voto avverso dei 5 ministri
di estrema destra. L’accordo ha stabilito il cessate il fuoco definitivo dalle
ore 11 del venerdì e, entro 72 ore dall'entrata in vigore, lo scambio di prigionieri
e il riposizionamento delle truppe dell'Idf nella parte esterna della Striscia,
un’ampia porzione pari al 53% della sua superficie.
Tuttavia, nella giornata di venerdì Netanyahu nel suo primo discorso ufficiale ha affermato che Israele rilascerà i circa 2.000 prigionieri palestinesi previsti dall’accordo solo dopo che Hamas avrà restituito i corpi dei deceduti e rilasciato i circa 20 ancora in vita. E che “se Hamas rifiuta, finiremo il lavoro da soli con le buone o con le cattive ". Sollevando alcune perplessità sulle sue reali intenzioni.
Trump intanto esulta sul suo social Truth e si intesta il merito della fine del
conflitto, annunciando anche che lunedì sarà in Medio Oriente per un discorso
alla Knesset, per la firma ufficiale dell'accordo e per la scadenza del termine
dello scambio di prigionieri.
Il cessate il fuoco effettivo è indubbiamente un risultato molto importante
sia per la fine del genocidio che per le sofferenze della popolazione di Gaza,
tuttavia significative incognite restano sugli ulteriori sviluppi dell’Accordo che
in prospettiva riguardano, in primis, il governo della Striscia, il disarmo di
Hamas e il suo futuro ruolo politico.
Il percorso verso la stabilizzazione del conflitto, anche senza risolverne
le cause di fondo, si prospetta in ogni caso alquanto impervio, soprattutto a
causa delle ricadute che la fine del conflitto avrà sulla situazione politica
interna di Israele.
Lo scenario di elezioni anticipate, alla luce del malcontento interno verso
l'operato di Netanyahu, rischia di assumere connotati effettivi e in caso di
mancata rielezione a Primo Ministro, si aprirebbero le porte dei processi per
corruzione che incombono su di lui.
Netanyahu, stretto fra le pressioni dell'estrema destra, i cui voti sono
indispensabili per la sopravvivenza del Governo, quelle della società civile e
quelle di Trump, col quale i rapporti non sono più così idilliaci, potrebbe
essere tentato dal far saltare l'accordo alzando l’asticella con nuove
condizioni, per cercare di restare al potere ed evitare la sua fine politica e
i processi.
Andrea Vento
10 ottobre 2025
Gruppo Insegnanti di Geografia
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