Fermiamo il silenzio su Gaza: il rientro degli attivisti della Global Sumud Flotilla e la coscienza rinata del popolo italiano. Illegale il fermo in mare da parte di Israele

 Fermiamo il silenzio su Gaza: il rientro degli attivisti della Global Sumud Flotilla e la coscienza rinata del popolo italiano. Illegale il fermo in mare da parte di Israele 

di Laura Tussi


Gli attivisti della Flotilla “sono stati detenuti illegalmente senza alcuna base giuridica, prelevati dalla marina militare israeliana senza che avessero commesso alcun reato. Sono stati sequestrati, non arrestati perché l’arresto presuppone un’ipotesi di reato. In questa prigione sono stati negati i diritti basilari di difesa e la fornitura di beni e servizi fondamentali, acqua, cibo, accesso ai servizi igienici. Quindi abbiamo presentato un esposto alla Procura di Roma per questo sequestro”. Lo ha detto Maria Elena Delia, portavoce italiana della Flotilla, in una conferenza stampa con i quattro parlamentari italiani rientrati ieri in Italia dopo aver preso parte alla Global Sumud Flotilla.

Mentre si attende l’imminente rientro in Italia dei ventisei connazionali della Global Sumud Flotilla, fermati dalle forze israeliane nel tentativo di rompere l’assedio di Gaza, l’emozione e la solidarietà continuano a vibrare nelle piazze italiane. Da Nord a Sud, la mobilitazione per la Palestina non si è mai fermata: cortei, assemblee, sit-in, flash mob, canti e poesia civile stanno componendo un unico coro di pace.

Quel coro è lo stesso che abbiamo voluto esprimere nella nostra canzone “Fermiamo il silenzio”, disponibile su YouTube, un inno contro l’indifferenza e la rassegnazione. La voce collettiva che chiede di non distogliere lo sguardo dal dramma umanitario in corso a Gaza, e di non tacere davanti al genocidio, è oggi il suono più forte che attraversa l’Italia solidale. Fermare il silenzio significa fermare la complicità, rompere la spirale di disumanità che ha ridotto la Striscia a un cumulo di macerie e dolore.

Il popolo italiano ha preso consapevolezza della gravità della situazione geopolitica mediorientale e ha deciso di reagire. Migliaia di persone stanno scendendo in piazza per affermare che la pace non può essere imposta dai potenti, ma costruita dal basso, con la partecipazione dei cittadini, dei lavoratori, dei giovani. È un’Italia che non vuole più voltarsi dall’altra parte, che riconosce nella resistenza del popolo palestinese un grido universale per la dignità e la libertà di tutti.

E proprio da Gaza, dove la vita si consuma tra fame, bombe e macerie, è arrivato un messaggio toccante che restituisce il senso profondo di questa mobilitazione. La scrittrice palestinese Eman Abu Zayed ha scritto: “A Gaza le scene della solidarietà in Italia si sono diffuse da un telefono all’altro, portando un barlume di speranza tra le macerie, la fame e le bombe. Le persone inoltravano i video sulle chat, guardando sbalordite le folle italiane. Queste immagini hanno suscitato sorrisi, ormai rari, sui volti di tanti palestinesi. In noi si è fatta strada la sensazione di non essere stati completamente abbandonati. Prima della guerra non sapevo molto dell’Italia. Sapevo che era un paese bellissimo con una storia interessante e un popolo amichevole. Ma non mi sarei mai aspettata di vedere gli italiani mobilitarsi per la Palestina, scendere in piazza in massa per sostenerci. Sono ammirata e riconoscente. Al popolo italiano e a tutti quelli che si mobilitano per Gaza voglio dire: vi vediamo, vi sentiamo, riempite i nostri cuori di gioia.”

Queste parole arrivano come un abbraccio tra popoli, un filo invisibile che lega la sofferenza e la speranza. È la prova che la solidarietà non è solo un sentimento astratto, ma una forma di resistenza civile che attraversa i confini.

Il ritorno imminente degli attivisti italiani della Global Sumud Flotilla rappresenta dunque non la fine, ma un nuovo inizio. Il loro viaggio verso Gaza, interrotto dall’arroganza delle armi, ha già raggiunto il suo scopo: riaccendere la coscienza collettiva, rompere il muro del silenzio, portare un messaggio di umanità là dove si tenta di cancellarla.

Oggi più che mai dobbiamo continuare a fermare il silenzio, con la musica, con le parole, con le piazze, con ogni gesto di fratellanza. Perché ogni atto di solidarietà, anche il più piccolo, è un mattone nella costruzione della pace.

 

Canzone e video. Fermiamo il silenzio. Di Laura Tussi e Fabrizio Cracolici

https://www.youtube.com/watch?v=6OFnvBMVMxk


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