LA GLOBAL SUMUD FLOTILLA

 

LA GLOBAL SUMUD FLOTILLA

 

Venerdì 3 ottobre 2025 è stato indetto un secondo sciopero nazionale (dopo quello dello scorso 22 settembre) contro il genocidio palestinese e in sostegno della Global Sumud Flotilla, abbordata e aggredita in mare aperto dalle forze armate di Israele.

 


Ma iniziamo dal principio……che cos’è questa Global Sumud Flotilla di cui si parla così tanto ultimamente?

La Global Sumud Flottilla (GSF) è un'iniziativa umanitaria internazionale portata avanti da alcuni settori della società civile a partire da luglio 2025 con scopi umanitari e politici. Questa ha l'obiettivo di rompere il blocco navale israeliano della Striscia di Gaza, fornire aiuti umanitari (medicinali e viveri) alla popolazione palestinese e stabilire un corridoio umanitario.

La Flotilla, descritta come il più grande convoglio marittimo civile della storia, era costituita inizialmente da oltre 50 imbarcazioni provenienti da 44 paesi diversi partite da porti del Mediterraneo e dirette verso Gaza. Gli organizzatori hanno ottenuto il sostegno di attivisti, medici e artisti provenienti da vari stati, tra cui ad esempio Greta Thumberg, e in totale la partecipazione di più di 15000 volontari.

Le imbarcazioni sono salpate tra agosto e settembre con convogli partiti da Genova, Barcellona e Tunisi principalmente.

Nella notte tra l’8 e il 9 settembre la nave ammiraglia della GSF, la Family Boat, è stata colpita nel porto tunisino di Sidi Bou Said da un drone che ha innescato un incendio a bordo.

Successivamente, mercoledì 24 settembre 2025, la Global Sumud Flotilla è stata colpita da un nuovo attacco con droni mentre le imbarcazioni sostavano per la notte in acque internazionali al largo di Creta. Secondo gli organizzatori, si tratta dell’attacco più violento subito dalla missione diretta a Gaza, dopo gli episodi avvenuti nelle acque tunisine. Testimonianze e filmati dei partecipanti, ripresi anche da media internazionali, riferiscono di esplosioni, del rilascio di sostanze chimiche non identificate e di forti disturbi alle comunicazioni radio: i danni hanno riguardato ben undici barche della flotta.

Nella notte tra Lunedì 1 e Martedì 2 ottobre è avvenuto il 1° abbordaggio a 70-80 miglia da Gaza, con vari attacchi successivi le forze israeliane sono riuscite ad intercettare l’intera flottiglia composta da 41 imbarcazioni con 476 attivisti che sono stati arrestati e portati nel porto israeliano di Ashdod.

Israele ha dichiarato inoltre che tutte le imbarcazioni che tentano di entrare nella zona militare o avvicinarsi troppo allo spazio costiero saranno fermate, ciò va contro al diritto internazionale in quanto le imbarcazioni della GSF stanno navigando in mare internazionale, uno spazio comune utilizzabile esclusivamente a scopi pacifici e che non può essere sottoposto alla sovranità di alcuno stato.

Alcune imbarcazioni affermano di essere state oggetto di sorveglianza ripetuta tramite droni, esplosioni, e atti intimidatori, inoltre comunicazioni sono state segnalate come interrotte o disturbate in prossimità della costa di Gaza.

Come hanno reagito i vari stati?

Il governo italiano ha annunciato che i circa 400 attivisti fermati saranno rimpatriati nei prossimi giorni (6‑7 ottobre).

Il Sudafrica ha chiesto ufficialmente il rilascio degli attivisti, incluso il nipote di Mandela coinvolto nella spedizione.

Molti governi e ONG chiedono un’indagine trasparente sugli attacchi alla flottiglia, e alcuni hanno giustamente definito l’operazione israeliana una violazione del diritto internazionale.

Gli sviluppi successivi

Israele ha, rimpatriato i 4 parlamentari italiani imbarcati sulla GSF il 3 ottobre ma ha trattenuto e trasferito nel carcere di Ketziot tutti gli altri attivisti dove sono stati detenuti in brutte condizioni e persino anche umiliati dal ministro israeliano Ben Gvir. Nei giorni successivi sono gradualmente iniziati i rimpatri e ad oggi 6 ottobre ancora 138 rimangono illegalmente trattenuti in carcere da Israele.

La vicenda si è sovrapposta alla proposta di Trump di un piano per la pace, ma la resistenza palestinese nella tarda serata del 3 ottobre ha ugualmente accettato di aprire una trattativa sul testo presentato.

Conclusioni

Personalmente ritengo che quello che Israele sta compiendo nei confronti del popolo palestinese, impedendo anche l’arrivo di aiuti umanitari a una popolazione stremata dalla guerra e dal blocco militare, al contrario di quello che alcuni governi ancora negano, non si può altro che definire come un cruento genocidio, come stabilito da una Commissione indipendente dell’Onu, che sta violando senza alcun dubbio il diritto internazionale e tutto quello che dopo la seconda guerra mondiale è stato stabilito dalle Nazioni Unite per promuovere la pace.

Temo che Israele faccia saltare la trattiva che si è aperta al Cairo con i palestinesi ponendo nuove richieste difficilmente accettabili in sede negoziale e continuando a bombardare la Striscia e a provocare morti, come sta facendo anche dopo l’accettazione seppur condizionata da parte di Hamas.

E’ probabile che Netanyahu, facendo leva sull’appoggio incondizionato dal governo statunitense, non si fermi fin quando non avrà raggiunto tutti i suoi obiettivi anche se questo dovesse significare sterminare un popolo innocente e continuare a infrangere i diritti umani che hanno impiegato due guerre mondiali per essere riconosciuti.

 

 

Alessia Zaffora

 

6 ottobre 2025

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