Raggiunto l'accordo fra Israele e Hamas per la fine del conflitto a Gaza Le prospettive e le criticità in merito alla sua effettiva applicazione

 

Raggiunto l'accordo fra Israele e Hamas per la fine del conflitto a Gaza

Le prospettive e le criticità in merito alla sua effettiva applicazione

L'accettazione, con riserva su alcuni punti, del piano di pace di Trump da parte di Hamas ha portato, all'apertura delle trattative indirette in Egitto tra israeliani e palestinesi.

Durante i giorni della tanto attesa trattativa, l'esercito israeliano ha continuato le operazioni militari nella Striscia, uccidendo decine di palestinesi.

L’accordo fra le parti è stato raggiunto nella mattinata di giovedì aprendo la strada al cessate il fuoco definitivo, allo scambio dei prigionieri, all’ingresso degli aiuti umanitari e al ritiro parziale delle forze armate israeliane dalla Striscia.

La ratifica del Governo israeliano è infine arrivata venerdì mattina presto.

L’accordo raggiunto ha stabilito il cessate il fuoco definitivo dalle ore 11 dello stesso venerdì 10 e, entro 72 ore dall'entrata in vigore, lo scambio di prigionieri e il riposizionamento delle truppe dell'Idf nella parte esterna della Striscia, un’ampia porzione pari al 53% della sua superficie.

Tuttavia, nella giornata di venerdì Netanyahu ha affermato che Israele rilascerà i 2.000 prigionieri palestinesi previsti dall’accordo solo dopo che Hamas avrà restituito i corpi dei deceduti e rilasciato i circa 20 ancora in vita. E che “se Hamas rifiuta, finiremo il lavoro da soli con le buone o con le cattive ".

Trump intanto si intesta il merito della fine del conflitto, annunciando che lunedì sarà in Medio Oriente per un discorso alla Knesset, per la firma ufficiale dell'accordo e per la scadenza del termine dello scambio di prigionieri.

Il cessate il fuoco è un risultato molto importante sia per la fine del genocidio che per le sofferenze della popolazione di Gaza, tuttavia significative incognite restano sugli ulteriori sviluppi dell’Accordo che in prospettiva riguardano il governo della Striscia, il disarmo di Hamas e il suo futuro ruolo politico.

Il percorso verso la stabilizzazione del conflitto, anche senza risolverne le cause di fondo, si prospetta in ogni caso alquanto impervio, soprattutto a causa delle ricadute che la fine del conflitto avrà sulla situazione politica interna di Israele.

Le elezioni anticipate diventano così uno scenario realistico e in caso di mancata rielezione a Primo Ministro, si aprirebbero le porte dei processi per corruzione.

Netanyahu, stretto fra le pressioni dell'estrema destra, i cui voti sono indispensabili per la sopravvivenza del Governo, quelle della società civile e quelle di Trump, potrebbe essere tentato dal far saltare l'accordo ponendo nuove condizioni, per restare al potere ed evitare la fine politica e i processi.


Comitato Popolare Sangiulianese per la Palestina – Redazione Oltre Confine

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