Lavorare troppo , lavorare in condizioni sempre peggiori La controriforma in materia di lavoro approvata dal Parlamento Greco

 Lavorare troppo , lavorare in condizioni sempre peggiori

La controriforma in materia di lavoro approvata dal Parlamento Greco

 
La riforma del lavoro  è ormai legge dopo essere stata approvata dal Parlamento greco lo scorso 16 Ottobre. Potremmo intervenire su tutti gli articoli di questa controriforma che tratta anche ben altri argomenti, dalle questioni di genere ai congedi, dalle ferie alle odiose norme che aumentano l'età pensionabile e su cui era già intervenuta una legge due anni or sono,  andremo invece a ragionare sull'aumento delle ore di lavoro.
 
Se nei paesi a capitalismo avanzato l'innalzamento dell'età pensionabile ha provocato sommosse sociali, scioperi, proteste di piazza imponendo talvolta un parziale ravvedimento dei governi di turno, in Grecia la maggioranza di centro destra non ha avuto dubbi o cedimenti di sorta offrendo adatori di lavoro la possibilità di stabilire, senza passaggi sindacali, la settimana lavorativa di sei giorni  con 8 ore lavorate in ciascun giorno e  dando in cambio una maggiorazione stipendiale di pochi euro
 
Dopo la legge del 2023 il Parlamento greco è tornato alla carica con ulteriori stravolgimenti del Codice del lavoro innalzando il limite giornaliero del lavoro straordinario a quattro ore. Tradotto in numeri una prestazione lavorativa giornaliera in Grecia arriverà a 13 ore (oltre alle otto ore di lavoro ordinario c'è anche la ora supplementare esigibile dal datore con ben pochi limiti, poi ci sono le 4 ore di straordinario)
 
Ma attenzione: per quanto reazionario sia l'operato del Governo Greco esiste una norma comunitaria, la direttiva 2003/88/CE, che permette la durata massima dell'orario giornaliero  di 48 ore settimanali (https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32003L0088) e alla fine rende attuabile anche la nuova normativa Greca per quanto sia assai difficile  rispettare le canoniche 11 ore di riposo tra due turni. Quello che conta è l'aumento dell'orario giornaliero e di quello settimanale, l'ora aggiuntiva esigibile, le ore di straordinario demandate ad un accordo tra lavoratore e datore, la possibilità di portare a 13 ore la giornata lavorativa, del resto la direttiva UE demanda ai contratti vigenti nei vari paesi e quindi non stabilisce norme atte a favorire le rivendicazioni di parte sindacale.
 
Mentre si parla, fin troppo poco, in ambito sindacale di ridurre l'orario di lavoro a parità di salario, in Grecia viene approvata una legge che va in direzione opposta, in un contesto di estrema fragilità e povertà lavorativa che potrebbe spingere tanti lavoratori ad accettare lo straordinario per fare fronte alla esponenziale crescita del costo della vita (come avviene nei paesi a forte vocazione turistica)
 
. A ciò, inoltre, si aggiunga anche che, in un contesto come è quello greco caratterizzato dalla forte povertà lavorativa, la scelta di prestare lavoro straordinario fino alla soglia delle tredici ore potrebbe essere l’unico modo per accedere a redditi maggiori e non fare la fame.
 
Quando la media annuale delle ore lavorate aumenta, maggiore sarà lo sfruttamento della forza lavoro e tanto più basso il salario, se in Grecia la media è di quasi 1900 ore lavorate su base annua,  in Germania  la media è invece di 1331; provate allora a confrontare la condizione di vita dei lavoratori dei due paesi, il potere di acquisto, il peso in termini retributivi di ogni singola ora lavorata, acquisiti i dati potrete trarre le dovute conclusioni.
 
E in Italia la media è di 1709 ore superando paesi come Francia, Belgio, Spagna e Danimarca, lo stato di salute del nostro paese non è quindi dei migliori. Tradotto in altri termini possiamo asserire che la produttività del lavoro in Grecia resta la più bassa dei paesi Ue e al contempo anche l'Italia non se la passi poi tanto bene. Per tenere a galla il capitalismo greco si dilata la giornata e la settimana lavorativa a conferma di uno sfruttamento intensivo determinato dal limitato apporto di tecnologia e investimenti in ricerca e sviluppo, voci per le quali Italia, Repubblica Ceca ; Portogallo e appunto Grecia spendono meno di ogni altra nazione Ue.
 
Quando l'economia nazionale si basa su settori come turismo e ristorazione i salari diventano particolarmente bassi, i contratti precari, intenso il ricorso alla manodopera e decisamente limitato l'utilizzo delle tecnologie avanzate, basterà guardare alle manovre di Bilancio nazionali per capire che la riduzione delle tasse sul lavoro è la scelta più gettonata dove forte è la crisi economica acuita da scarsi o inadeguati interventi strutturali.
 
 
Nei paesi a capitalismo avanzato, pur in tempi di crisi, gli interventi non vanno verso l'aumento della giornata lavorativa ma al potenziamento della dinamica salariale collegandola alla produttività e alla contrattazione di secondo livello, al contrario nei paesi più deboli si punta tutto sulla intensificazione dello sfruttamento sapendo quando ardua, ma scontata, sia la scelta  tra povertà lavorativa e orari più lunghi. E allo stesso tempo proprio i paesi economicamente deboli sono quelli nei quali le associazioni datoriali pretendono aiuti continui da parte pubblica che vanno dagli sgravi fiscali come continue deroghe rispetto ai contratti nazionali
 
 
 

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