Bertolt Brecht: un pensiero spiazzante

 Bertolt Brecht: un pensiero spiazzante




Tiziano Tussi

da www.resistenze.org

Poesie e canzoni il libro che viene messo in biblioteca oggi. Di Bertolt Brecht sono state raccolte poesie e canzoni che percorrono tutta la sua vita di autore. Possiamo indicare alcuni punti fermi del suo scrivere in versi. Il marchio di fondo è il marxismo, visibile o indiretto. La prefazione alla raccolta è di Franco Fortini, il libro è del 1961.

 

"In Brecht non c'è mai nessun appello iniziale al senso comune, la struttura ideologica - che è, almeno per le poesie della maturità, quella marxista - precede, non segue, il qui-e-ora della poesia (p. VIII). "…il ritmo «libero» è dominato [] dal momento drammatico." (p. X). Un dramma che accomuna l'umano nei suoi diversi aspetti e per di più tragici: prostitute, assassini, morti e suicidi si incontrano nelle sue opere. Tutte accomunate da un vento avvolgente di compressione e tenuta che tutto lega. Non si sfugge al destino che distrugge le vite che hanno però anche particolari, a volte minimi, di sopravvivenza, di scarto: "il vento per tutta una notte è tenuto lontano da loro, /la neve a loro destinata cade sulla via" (da Il dormitorio, poesia del 1931; citazione a p. X, nel libro, poesia estesa a p. 52).

 

Fortini sottolinea la scelta di parte, di una parte, ecco perché il marxismo di Brecht, anche se a soffrire sono i singoli, che lo sentono, sono però espressione da una parte: "Per Brecht invece il mondo, e senza stupore, esiste; che è suo solo perché è persuaso di condividerlo, non già con tutti, ma con una parte, la sua parte."(p. XI e XII) L'attenzione quindi verso ciò che può sembrare parziale e di contorno nella vita ci fa scattare quella possibilità di avere una chance di vita attiva che non è ancora persa. "In me combattono /l'entusiasmo per il melo in fiore/e l'orrore per i discorsi dell'Imbianchino. / Ma solo il secondo/ mi spinge al tavolo di lavoro." (p. XIII)

 

È evidente qui il contrasto tra un afflato romantico - il melo in fiore - e l'orrore per i nuovi venuti in Germania - i nazisti dell'Imbianchino (Hitler). Sono i secondi a fargli prender una decisione di lotta letteraria contro di loro. Al di là di perdersi di fronte alla natura ci stanno le lotte contro le disuguaglianze, contro gli orrori dei suoi tempi che porteranno alla guerra e prima all'insorgere del regime hitleriano che lo costringerà a fuggire all'estero. Una fuga che si conclude negli USA dai quali, dopo la guerra, se ne dovrà andare per il clima pesante del maccartismo. Sempre alla ricerca di uno spazio umano che non dimentichi le zone buie della vita. La ricerca di un pensiero marxista liberato dalla burocrazia e che tendeva verso un aspetto di alto valore, da raggiungere.

 

Viene perciò messo, da Fortini, in raccordo con "gli antichi poeti cristiani" (p. XVII) che hanno cercato di rompere la camicia di forza della chiesa ufficiale, così come Brecht era considerato da Fortini. "…fornire degli schemi -forza, dei congegni ritmico-morali, a quanto del marxismo già fosse divenuto tradizione…" La definizione ritmico-morali ci rende appieno il lavoro di Brecht. Il movimento della vita, la sua risacca, resta in fondo l'unico comportamento possibile ad un'umanità disarticolata. Così come "l'inno cristiano, formalizzando all'estremo le verità teologiche … era diventato organizzatore ritmico-morale di altri nuovi sentimenti, passioni, impegni." (p. XVIII).

 

Insomma, l'attenzione in Brecht verso tutto ciò che è scompaginante si accompagna con la visione di una luce all'orizzonte per l'uomo che deve tenere in piedi la sua profonda e dinamica umanità. Ogni atto può essere considerato degno di umanità, anche le bassezze più trascinanti. Occorre reagire al primo insorgere del male (di vivere) degli scontri con la bestia trionfante (del capitalismo). "...quando per la prima volta abbiamo fatto sapere che i nostri compagni venivano uccisi, si levò un grido di orrore e un aiuto grande. …Ma quando gli uccisi furono mille e l'eccidio non ebbe fine sopraggiunse il silenzio… Quando i delitti si moltiplicano diventano invisibili [] quando i crimini vengono come pioggia, nessuno più grida: basta" (giugno 1935)

 

Questo passaggio potrebbe andare a pennello per la situazione di Gaza e dei palestinesi oggi. Per troppo tempo l'uccisione sistematica di quel popolo è andata in parallelo con il silenzio del mondo. Il risveglio dell'attenzione mondiale attuale non riporterà certo in vita i morti di tutti questi decenni. Così è anche la situazione per il Sudan, altro esempio ma non l'unico, che possiamo fare, oggi. Dove ricercare la radice di tanta violenza? Sempre nell'occasione sopra ricordata, Congresso internazionale degli scrittori per la difesa della cultura, svoltosi a Parigi nel giugno del 1935, Brecht indicava "che la radice di tutti i mali sono i nostri rapporti di proprietà." Ecco perciò legati risposte marxiste, materialiste, con la condizione di sudditanza umana, di staticità. Ogni comportamento deve essere dinamicamente produttivo, anche nelle sue bassezze.

 

Possiamo così usare la risposta che Galileo Galilei, nel dramma, Vita di galileo,1938-1939, si situa tra il grande scienziato-filosofo ed un suo allievo pieno di buoni sentimenti. Alla fine del dialogo Galileo gli impartisce un'altra lezione di vita. L'allievo lo accusava di aver tradito la verità della scienza avendo abiurato, lui, alle sue teorie durante il processo che dovette affrontare da parte della chiesa nel 1633. Dopo essere stato, in pratica, condannato ai domiciliari, Galileo vive con la sorella suora. Nel dramma il suo allievo prediletto, Andrea Sarti lo va a trovare prima di fuggire all'estero. E gli butta in faccia il suo livore per il tradimento culturale del maestro. Questi gli dà una copia di un testo che aveva scritto, seppur in quella condizione, e di cui aveva fatto una copia, Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze, attenenti la meccanica e i movimenti locali (la prima edizione è del 1638, uscita a Leida, paesi Bassi). Allora per l'allievo tutto cambia. Esalta il maestro, maestro di intelligenza, verso la chiesa, anche in quella situazione. Così appare ora a Sarti. Ma Galileo allora dice: "Caro Andrea, anche nella mia attuale condizione mi sento di orientarti un poco su tutto ciò che interessa questa professione di scienziato…" E Galileo di Brecht impartisce all'allievo, oramai uomo fatto, una ennesima lezione di ritmica-morale.

 

Riassumo, gli dice che in fondo si era accorto che non avrebbe affrontato chissà quali pericoli - Galileo era troppo famoso in quell'epoca a livello europeo - e di converso aveva solo avuto paura: "Ho abiurato perché il dolore fisico mi faceva paura [] Mi hanno mostrato gli strumenti." La tortura ha spaventato lo scienziato e perciò egli ha ritrattato. Tutto il resto è contorno. Sarti non ci vuole credere ma, in questo modo, Brecht ci dice che l'uomo è anche questo, prigioniero delle sue bassezze, motivate e immotivate.

 

Ma la possibilità del riscatto, dell'uscita dal buio in cui il potere lo vuole tenere c'è sempre. Infatti Galileo consegna ad Andrea la sua ultima opera ed aggiunge: "Nascondilo sotto il mantello." Certo finzione scenica e motivi storici si intrecciano in quest'opera ma il finale della stessa ci rende ancora una volta il segno profondo di Brecht, che ci ripropone sempre la ricerca della possibilità di qualcosa che sia di segno ritmico-morale.

Piccola bibliografia per quest'articolo:
Bertold Brecht: Poesie e canzoni, Einaudi, Torino, 1961
Vita di Galileo (diverse dizioni)
La cultura contro il fascismo (discorsi di Brecht e di Breton), Manifestolibri, Roma, 1995
Brecht. La vita, il pensiero, i testi esemplari (Camille Demange), Sansoni, Firenze, 1970.

 

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