Aspp Remaggi: come stanno le cose? La parola alle lavoratrici

A fine Gennaio 2017, i Dipendenti dell’R.S.A. “M. Remaggi” si sono visti recapitare dal nuovo CDA e dal suo Presidente una raccomandata di messa in mora, con la quale venivano informati che, a causa di erronee imputazioni nelle voci di costituzione dei fondi per le risorse decentrate, cui aveva fatto seguito un’indebita erogazione di somme in eccesso nei confronti del Personale in organico (per il periodo 2007-2014), quest’ultimo era tenuto a restituire all’Ente Pubblico tutto l’indebito percepito.
Riguardando un arco temporale esteso, la presunta indebita erogazione di denaro ai Dipendenti dell’R.S.A., ha finito per coinvolgere, oltre al Personale attualmente in servizio, anche quello che, nel frattempo, era andato in pensione o, addirittura, i Dipendenti deceduti nel corso degli ultimi anni, a cui è stata recapitata la raccomandata di messa in mora.

Tutto questo ha lasciato di stucco i Dipendenti e gli ex-Dipendenti della RSA, sia per le cifre chieste in restituzione, ampiamente maggiorate rispetto alle somme percepite al lordo, sia per il fatto che, la lettera di messa in mora non ha fornito ai Dipendenti alcun dettaglio circa le motivazioni dell’indebito, né tantomeno un resoconto dettagliato dei conteggi effettuati dalla Ditta incaricata e pagata dall’Ente, tali da giustificare il raggiungimento di cifre che, in molti casi, arrivano a sfiorare i 10.000 euro.
Resta inoltre lo sconcerto derivante dal fatto che la somma erogata in eccesso, riguarda un periodo temporale già parzialmente
estinto per prescrizione, ai sensi degli Artt. 2948, numero 4, e 2943 del codice civile, e che il recupero dei valori indebiti, da parte degli Enti Pubblici, deve avvenire al netto degli oneri previdenziali, assistenziali e fiscali, cosa che, evidentemente, l’attuale CDA non ha tenuto in considerazione nel formulare l’atto di messa in mora, di fatto, finendo col richiedere la restituzione di cifre palesemente determinate in modo molto approssimativo.

E certamente non vale a consolare i poveri Dipendenti dell’RSA Remaggi l’ipotesi ventilata dal nuovo CDA, secondo cui si potrebbe tentare di recuperare l’indebito nelle successive sessioni negoziali e dai futuri fondi per le risorse decentrate, in quanto il problema sussisterebbe comunque per tutti coloro che, o in quanto ex Dipendenti in pensione, o perché trasferiti in altra sede, si vedrebbero costretti a rimborsare, direttamente e personalmente, quanto richiesto dall’Ente.

Ma, di fronte a questa questione, alcune riflessioni sorgono spontanee:
Negli anni 2007-2014, i Dipendenti dell’R.S.A. M. Remaggi avevano o meno diritto di percepire l’incentivo? Infatti, le cifre chieste in restituzione nella lettera di messa in mora, sembrerebbero dimostrare che nulla fosse dovuto ai Dipendenti dell’RSA quale incentivo per la produttività, essendosene richiesta l’intera restituzione, maggiorata oltre il lordo corrisposto.
Chi, negli anni passati ha partecipato a costituire i fondi per le risorse decentrate? E chi ha vigilato affinché ciò avvenisse correttamente? Non vi erano, forse, nell’Ente degli Organi preposti a vigilare sulla regolarità e sull’esattezza dei conti? Non deve forse ricadere su costoro la responsabilità di quanto accaduto?

Come mai ci sono voluti 10 anni per accorgersi di errori nella costituzione dei fondi?

Come è nata l’esigenza di assegnare ad una Ditta esterna la verifica della corretta costituzione dei fondi (con conseguente esborso di migliaia di euro per pagarne i servigi), quando già l’Ente si avvale e si è avvalso sempre, negli anni, di Organi di vigilanza a ciò preposti?

Perché non sono stati controllati anche i bilanci? E sui bilanci non c'è nulla da eccepire?

Come è possibile richiedere ai Dipendenti, senza fornirgli alcuna spiegazione a riguardo e senza consentire loro così di rivolgersi ad un proprio consulente di fiducia, una cifra elevata, senza specificarne nemmeno le modalità in cui, eventualmente, dovrebbe avvenire l’esborso (a rate? In unica soluzione?)

Con che coraggio si avanzano richieste simili quando, nella RSA Remaggi, i Dipendenti sono già privati di alcuni fondamentali diritti, quali la corresponsione dello straordinario, il riconoscimento del quarto d’ora del cambio divisa e l’assegnazione del buono pasto e quando non è ancora stato concessa agli Infermieri in servizio la progressione economica orizzontale?

Cosa c’è dietro tutto questo? Quali responsabilità si vogliono proteggere?

Non è possibile pretendere di sanare i debiti dell’Ente, creati da una cattiva gestione, rivalendosi sull’ultima ruota del carro: il personale dipendente!!!

Forse il senso di tutto questo non è forse quello di voler distruggere una struttura centenaria creandosi un alibi per la Privatizzazione?

Commenti