Cile , Genova e oggi Bologna. Cosa succede? E intanto i soloni celebrano il 68

Era da 40 anni che la polizia e i reparti antisommossa non facevano irruzione nell'università.
Le scene di Bologna ricordano le giornate dell'inverno 1977 quando in città arrivarono i carri armati a presidiare gli angoli del centro storico con il plauso dell'allora Partito comunista e di quel compromesso storico che ha posto fine ad ogni anomalia italiana con quelle leggi speciali ed emergenziali che hanno riempito le galere.

Vedere la celere nella biblioteca occupata a manganellare gli studenti provoca in noi una grande rabbia soprattutto perché in questi giorni in alcune città, per esempio Pisa, si celebrano come un fatto storico le tesi della Sapienza e inizia quell'istituzionale e baronale celebrazione del 1968 di cui faremmo volentieri a meno se i celebratori poi sono ancorati a una visione dottrinale o istituzionale, attenti alla ricostruzione del passato per dimenticare quanto accade oggi.

Rispetto a 40 anni fa ci sono differenze notevoli, citiamone solo una che salta agli occhi di tutti\e: la partecipazione studentesca

Oggi iscriversi e mantenersi all'università in rapporto agli anni settanta costa molto di piu', in quasi tutte le facoltà c'è l'obbligo di frequenza, i fuoricorso pagano elevate tasse, per molte famiglie ormai mandare i figli all'università è un costo insostenibile.

Anche alcune figure come lo studente lavoratore sono quasi scomparse, i ritmi produttivi sono cosi' intensivi da distruggere ogni sete di conoscenza, quando sei stato una settimana al lavoro hai consumato tante, troppe, energie fisiche e mentali, accumulato stress in quantità elevate che allo studio non pensi piu' soprattutto quando il valore del titolo e la sua efficacia ai fini occupazionali ha perso rilevanza.

Cambiando la società e l'organizzazione del lavoro è cambiata anche l'università e i soggetti che la frequentano, l'impegno sociale e politico è ormai minoritario e i vertici dell'università di fronte alla occupazione o rivendicazione di spazi autogestiti non mostrano un atteggiamento di apertura e di dialogo.

La presenza di tante aziende in alcune facoltà poi sconsiglia vivamente un sapere critico e non omologato.

L'ingresso della celere nell'università è un fatto di inaudita gravità, altrettanto gravi sono le dichiarazioni dei sindacati di Polizia, anche quelli definiti di sinistra, che hanno proposto non solo dei Daspo per gli attivisti dei collettivi autonomi ma anche una ingente richiesta di danni (ci immaginiamo il numero dei refertati tra le forze dell'ordine). Non una parola invece sull'ordine dato alla celere e sull'intervento effettuato.

I fatti parlano di un' aula studio autogestita dopo la chiusura da parte dell'ateneo, della assurda decisione dell'ateneo di mettere i tornelli per il controllo degli ingressi, una logica securitaria che stride con il fatto che i luoghi di studio dovrebbero essere liberi ed accessibili a tutti\e, nel Medioevo erano luoghi di libertà ovviamente per una minoranza esigua di studiosi .

Gli obiettivi dell'ateneo siano molto chiari: limitare l’accesso alle facoltà e biblioteche, chiudere le aule studio e se qualcuno protesta in maniera organizzata entrano in azione i reparti antisommossa, quanto accaduto a Bologna potrebbe presto verificarsi altrove. Per questo le proteste di Bologna ci interessano tutti e ancora una volta il mondo universitario, dai ricercatori ai docenti, dal personale non docente agli studenti, non puo' stare in silenzio. Lo stesso vale per gli insegnanti e gli studenti delle scuole superiori.

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