Lavoro, tasse, produttività...ma dov'è la ripresa?


Come abitudine del giornale padronale, anche il nostro blog (da punti di vista antitetici ovviamente) prova a riflettere sullo stato di salute del paese con questo post domenicale.

Se avessimo la buona abitudine di trascorrere qualche ora per la strada (sugli autobus e sui treni ormai non si parla piu' non tanto per la babele linguistica dei passeggeri ma perchè tutti stanno attaccati al loro smartphone) ascolteremmo commenti improntati a ogni forma di rabbia impotente, un mix di xenofobia, razzismo e antipolitica, di odio non per i ricchi e le ingiustizie ma una sorta di fatalismo che devia ogni polemica verso gli ultimi, verso chi sarebbe venuto in Italia a rubarci quel lavoro che negli anni hanno distrutto Governi e padroni.

Qualche riflessione possiamo anche svilupparla una volta che avremo letto il Rapporto sulla situazione economica da parte dell'Ue presentato nei giorni scorsi.

Ma anche questi dati vanno saputi leggere ed esaminati alla luce di considerazioni che in quel rapporto non ci sono, ossia il potere di acquisto dei salari e delle pensioni, l'aspettativa di vita, i servizi socio sanitari, lo stato in cui versa il territorio fino al sistema scolastico e universitario.

Ue non è tenera con il sistema Italia , di fatto nonostante il blocco di tanti contratti, la perdita di potere di acquisto e la ricchezza da 30 anni sempre piu' ad appannaggio dei redditi da capitale a discapito di quelli da lavoro, nonostante la soppressione dell'art 18 dello Statuto dei lavoratori e il jobs act, la crescita del Pil reale, tra il 2001 e il 2015, è stata pari a zero, cioè 1,2 punti sotto la media del resto della area euro.

E' il fallimento del Governo Renzi che piu' di altri aveva parlato di ripresa, quella ripresa che non c'è.

Se poi guardiamo la situazione reale il quadro è mortificante perchè, mentre si smantellano i diritti acquisiti in materia di lavoro, mentre si allunga l'età pensionabile , gli investimenti latitano, abbiamo una classe imprenditoriale che ormai opera solo nell'ottica di contrarre il costo del lavoro e di delocalizzare, i veri furbetti sono proprio gli imprenditori che per lo piu' non investono, non innovano, non producono nuova tecnologia e si muovono nell'ottica "parassitaria" rispetto agli aiuti statali\ammortizzatori sociali.

Allora proviamo a capire gli scenari nell'immediato futuro

Intensificheranno le privatizzazioni, che già nel 2016 sono stati pari allo 0,5 del Pil, molte altre arriveranno anche con il decreto Madia sulle partecipate, siamo certi che insieme alle dismissioni di aziende ce ne saranno molte altre oggetto di fusione e di vendita . Di sicuro andremo avanti con la riduzione del cuneo fiscale sul lavoro, quindi ancora una volta i fautori del liberismo e della supremazia dei mercati andranno dai politici a invocare il loro intervento con i soldi pubblici a sostegno della impresa nazionale.

Sul versante contrattuale continua l'opera di smantellamento delle conquiste operaie, non a caso gli incrementi sono con il contagocce,si aumenta in taluni casi l'orario di lavoro, si intensificano i ritmi e i tempi della produzione, si costruisce un clima repressivo per distruggere sul nascere ogni forma di dissenso e di scioperi (che hanno un costo, ricordiamolo, per le imprese), non a caso si parla di provvedimenti disciplinari, patti di fedeltà e codici etici verso l'impresa..

Abbatteranno ulteriormente la spesa pubblica, si va completando la riforma del sistema sanitario cedendo sempre piu' spazio e sovranità al terzo settore a discapito della gestione diretta e pubblica della salute. E nel terzo settore domina il lavoro gratuiito o con i rimborsi spesa.

Gli investimenti totali continuano ad essere inferiori del 30% a quelli del 2007, quelli privati sono scesi dal 18,7% del Pil nel 2007 al 14,4% e lo stesso discorso vale per gli investimenti diretti esteri crollati del 50% rispetto ai primi anni del secolo corrente. Per sfuggire a questa situazione chiederanno non solo aiuti statali sotto forma di incentivi, sgravi ma anche per abbattere i tempi necessari alle dichiarazioni fiscali e agli adempimenti amministrativi

Questi scenari vedono una autentica offensiva di classe padronale contro i lavoratori. I sindacati? Pensano di limitare i danni salvaguardando i loro interessi negli enti bilaterali, nella previdenza integrativa e con lo sterminato affare dei caf .

Buona domenica allora e buona riflessione

Commenti