Rifiuti in Toscana: ma l'ambiente e i lavoratori? Parliamone!!


Audizione del direttore Generale di Ato costa Toscana, Franco Borchi, in commissione consiliare a Pisa

Molte sono le questioni in ballo, per esigenza di sintesi e di chiarezza svilupperemo un ragionamento in alcuni punti schematici

I FATTI

Lo sorso 9 Gennaio viene annullata la procedura di gara relativa per la selezione del socio privato che dovrebbe acquisire il 45% delle azioni. Una settantina di Enti locali della costa ha deciso da anni, dal lontano 2011, di entrare dentro questa grande società, nel corso degli anni i Comuni hanno liquidato i soci privati e conferito tutte le azioni ad Ato costa

Conferire le azioni è la premessa per avere un importo preciso in base al quale poi bandire una gara per il socio privato

Nel corso degli anni Livorno ha scelto, dopo la sconfitta elettorale del Pd, di uscire, altri Enti hanno deciso di posticipare l'ingresso (comuni dell'alta Lucchesia), altri come Massa, Carrara e Viareggio anche se favorevoli alla società mista pubblico privata non hanno ancora conferito le azioni

La gara avrebbe dovuto essere bandita da tempo, ma evidentemente le contraddizioni in senso agli enti locali sono cosi' grandi che nel 2017 siamo ancora in alto mare

Dalle dichiarazioni del dott Borchi si capisce che per fine Marzo partirà la gara per trovare il socio privato

La nuova società dovrà occuparsi di tutto il ciclo dei rifiuti, per saperne di piu' rinviamo al sito atocostatoscana.it dove troverete tutte le informazioni

LE DECISIONI DA PRENDERE NELL'INTERESSE DEI LAVORATORI E DEL BENE PUBBLICO

La prima domanda da porci è quella senza risposta, ossia per quale ragione oggi a fronte di una grande società pubblica dovremmo andare ad una sua parziale privatizzazione. Vendere il 45% delle azioni ad un socio privato presuppone cedere a quest'ultimo anche il management aziendale.

A favore di questo processo non solo gli enti locali (per lo piu' a guida Pd) ma anche i sindacati cosiddetti rappresentativi per i quali è stato sufficiente un accordo di salvaguardia con clausola sociale che prevede il passaggio del personale alle dipendenze di aziende comunali e degli enti locali alla nuova società. Questo accordo non ha salvaguardato una buona parte dei lavoratori degli appalti, quelli per intenderci che spesso svolgono i lavori piu' gravosi e ai quali si applicano contratti peggiori(piu' ore e meno retribuzione) e carichi di lavoro elevati, diremmo quasi insostenibili come dimostra l'alto numero degli infortuni, delle malattie professionali, delle parziali inabilità al lavoro (parliamo anche di chi preferisce non farsi visitare da un medico temendo che con una invalidità possa essere licenziato perché inabile alle mansioni richieste).

In questo anno, in cui la gestione della società è stata interamente pubblica, sono cambiate le condizioni dei lavoratori? A noi risulta di no perché questo grande processo societario vede assenti i consigli comunali, le rsu e i sindacati stessi, immaginiamoci allora i lavoratori sui quali ricadono le scelte. Intanto si lavora con ritmi sempre piu' intensificati , questa è una situazione ormai diffusa.

Gli enti locali non hanno mai messo in discussione il processo iniziato ormai sette anni fa, non si sono neppure sognati di pensare ad una società interamente pubblica, nei fatti le varie aziende sono andate avanti per la loro strada senza atti di indirizzo politici per favorire una organizzazione del lavoro diversa.

Con l'aumento della raccolta differenziata aumenta tuttavia anche la produzione indifferenziata, le due cose dovrebbero escludersi a vicenda ma nei fatti cio' accade. La ragione? Manca un controllo a monte della monnezza, la raccolta porta a porta si è poi dimostrata una gestione dei processi lavorativi (svolti dagli appalti) ad elevato tasso di sfruttamento e con poco rispetto della salute e sicurezza della forza lavoro.

I sindacati si sono limitati a rivendicare clausole sociali ma hanno lasciato che i Sindaci decidessero per loro come lavorare, con quali ritmi e con quale asset aziendale.

Abbiamo poche settimane di tempo per aprire una discussione , oggi piu' che mai necessaria. Ma di cosa dovremmo parlare?

Intanto partiamo dalle condizioni retributive e lavorative non solo nelle aziende che passeranno alla nuova società ma nel variegato e complesso mondo degli appalti che in questo processo rischiano di essere le vittime sacrificali. Non a caso si annunciano da piu' parti esuberi, tagli, riduzioni orarie...

Il processo di privatizzazione è veramente ineludibile?

Possiamo provare a rimetterlo in discussione scongiurando che sul ciclo dei rifiuti mettano le mani interessi forti come quelli delle multinazionali che sicuramente proveranno a ridurre organici e tutele per i lavoratori?

Il ciclo dei rifiuti cosi' come è oggi non funziona, si rischia o di dare vita a nuovi termovalorizzatori o comprare a caro prezzo l'incenerimento in impianti fuori regione visto che gli attuali inceneritori non sono sufficienti

Ma è possibile evitare di incenerire una quota importanti di rifiuti rivendendo il ciclo dei rifiuti e l'organizzazione del lavoro e della stessa raccolta?

Sono questioni ineludibili sulle quali tutti dobbiamo pretendere di dire la nostra senza subire processi di privatizzazione e una organizzazione del lavoro e del ciclo dei rifiuti devastante per i netturbini e dannosa per l'ambiente

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