Negli enti locali quasi il 70% dei precari della Pubblica amministrazione


I numeri vanno presi con la dovuta cautela perché non esiste una anagrafe del precariato all'interno della Pubblica amministrazione, del resto è risaputo che numerosi lavoratori\trici negli ultimi 15 anni , dopo anni di contratti atipici o a tempo, tra collaborazioni e partite iva, abbiano desistito ripiegando su altre fonti di reddito

Siamo certi che nelle università e negli enti locali il numero dei precari sia decisamente sottostimato ma dai dati ufficiali, che parlano di 50 mila stabilizzazioni tra il 2018 e il 2020, si individua nelle Regioni e nei Comuni il 66% del numero totale dei precari pubblici.

Se ripercorressimo la storia degli ultimi 3 lustri, dovremmo partire dal bilancio di quella stabilizzazione, avvenuta oltre dieci anni fa, che chiuse le porte a numerosi precari storici solo in minima parte poi riassorbiti da Fondazioni, società in house. Quella stabilizzazione escluse la maggioranza degli aventi diritto (parliamo del diritto reale e non di astratti criteri decisi a tavolino per limitare gli impatti sulla spesa pubblica).

Anche questa volta siamo quasi certi che numerosi precari (il cui numero non sarà oggetto di statistiche ) saranno esclusi dalla stabilizzazione per non avere i fatidici tre anni di anzianità maturati negli ultimi otto anni perché in prossimità della scadenza è stato interrotto il contratto di lavoro.

Per prima cosa bisogna capire da dove esca la cifra di 50 mila precari se al momento non esiste ancora una anagrafe precaria.


Stando a quanto scrive la Ragioneria generale gli enti locali assorbono quasi il 70% dei contratti a tempo determinato, ma se invece guardiamo alle collaborazioni sono gli enti di ricerca che annoverano il maggiore numero di precari, quelle collaborazioni che potrebbero venire escluse.

Proviamo quindi a riflettere sulla stabilizzazione partendo dal fatto che prima si dovrebbe avere una anagrafe (per tipologia contrattuale) e poi parlare dei numeri, individuare subito dopo i criteri sui quali basare il piano straordinario di assunzioni e le modalità con cui materialmente bandire concorsi e selezioni.

Molto dipenderà da cosa troveremo scritto nei decreti legge approvati visto che i testi esaminati nel consiglio dei Ministri potrebbero subire qualche modifica come anche per il decreto ad hoc sulle partecipate che prevede la impossibilità di assunzione nelle suddette aziende rinviando la ricognizione di personale dal 23 Marzo al 30 Giugno.

Intanto si guarda solo ai precari che hanno già superato una selezione per le prime stabilizzazioni riservando una riserva di posti nei concorsi da bandire per chi ha prestato opera nella Pa con chiamata diretta e non previa selezione concorsuale.

Il piano straordinario esclude a priori la scuola, poco anche per le figure sanitarie visto che ci si limiterà a prolungare al 2018 i concorsi straordinari previsti con la Legge di Stabilità 2015.
Fate attenzione che quel piano di assunzioni per la sanità non nasceva dalla necessità (reale) di potenziare un servizio ospedaliero carente ma solo per non incorrere nelle sanzioni dell' UE sull’orario di lavoro.

I prossimi 90 giorni saranno quindi determinanti per approvare il testo finale della legge e non mancheranno pressioni sia da parte delle lobby che dai sindacati e dalle autonomie locali

Ma la domanda alla quale il Governo continua a non rispondere, giusto per evitare gli strali di Bruxelles, è quella sul superamento dei tetti vigenti in materia di assunzione, senza una loro ridefinizione non saranno possibili che pochissime assunzioni

E anche rimuovendo i tetti, come sarà possibile mettere d'accordo la programmazione triennale con le stabilizzazioni e altre assunzioni ritenute indifferibili? E ove saranno possibili le stabilizzazioni verranno interrotte le assunzioni con contratti flessibili, guarda caso quelli che consentono a numerosi servizi di andare avanti. Una semplice proroga per i precari da stabilizzare sarà del resto sufficiente per servizi alle prese con carenze di organico croniche? Noi pensiamo di no, infatti stanno pensando a porre fine alla stessa nozione di dotazione organica.

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