Tornelli tra suggestioni e tragiche realtà


Quando la pazienza nella cura del metodo antagonista semina i territori di pratiche di insubordinazione, i fiori del conflitto possono gemmare anche d'inverno.

Inizia cosi' un corsivo del sito di Infoaut e a leggerlo ricorda le pubblicazioni del 1977, una lettura tuttavia che non convince per le profonde differenze tra i due periodi storici.

Si piega, ancora una volta, la realtà alla costruzione di un soggetto sociale antagonista, a inventarselo anche quando non esiste per giustificare una prassi politica che ritiene matura e diffusa la coscienza e la pratica antagonista, una meccanica antagonista che ci riporta indietro di 40 anni, alle teorie post operaiste di un Mario Tronti oggi nel Pd.

Partiamo da quanto successo a Bologna, ovviamente solidarizzando attivamente con gli studenti e i precari protagonisti di queste giornate di lotta.

Come già scritto, Bologna ci riguarda tutti, studenti, docenti, mondo della conoscenza, se ne dovrebbe parlare in ogni ateneo cercando di coinvolgere la massa degli studenti, almeno bisognerebbe provarci. Per questo i sindacati della scuola, i collettivi e le liste studentesche, le rsu delle università una volta tanto dovrebbero fare uno sforzo unitario nel senso di sviluppare almeno un ragionamento comune su quanto accaduto, su una lotta contro i tornelli all'ingresso delle Biblioteche, non la costruzione di un soviet all'interno delle aule universitarie.

Un tempo non lontano pensare solo di limitare l'accesso alle biblioteche era ritenuta una offesa alla cultura e alla libertà del sapere, ci piacerebbe cosa ne pensano ogi quanti, 20 o 30 anni fa, erano dello stesso avviso.

Perché a Bologna è successo qualcosa di inaudito, non ci riferiamo solo alla prepontenza poliziesca e all'ingresso di un reparto della celere dentro sale studio ma alla petizione on line (tempi da leoni di tastiera...) contro gli studenti del Cua ritenuti un corpo estraneo (e pericoloso) perché non omologati alla scuola\università azienda, all'esamificio dentro cui i comportamenti individuali e collettivi sono codificati all'insegna della supina accettazione di un sapere funzionale alle aziende

Leggiamo la petizione sottoscritta da piu' di 4000 persone, tra loro molti saranno i non studenti, i destri e i reazionari ben pensanti ma la velocità con la quale ha invaso la rete è degna della massima attenzione perché sintetizza un pensiero comune e diffuso a tanti studenti, anche figli del cassaintegrato, del lavoratore autonomo di ultima generazione, del lavoratore dipendente

La riportiamo integralmente

Alla luce di quanto accaduto di recente in Via Zamboni 36 ( sede della biblioteca, ndr ), per questo ed altri atti vandalici perpetrati dal CUA a danno dell' Università, noi Studenti scegliamo di dissociarci dalle azioni del Collettivo in segno di critica e di protesta. Supportiamo le istituzioni dell'Ateneo e attendiamo che vengano presi dei provvedimenti nei confronti dei responsabili dei danni ai quali l'Università ha assistito ".

Le vittime diventano gli aggressori, la richiesta di spazi liberi dove studiare una rivendicazione pretestuosa, il protagonismo del corpo vivo che anima le università una sorta di megalomania, di pericolosa rottura dell'ordine costituito

Bisogna quindi ripartire dai contenuti di questa petizione per costruire un nuovo paradigma all'interno degli atenei, per sopprimere sul nascere l'atto finale di quella omologazione ai dettami del potere dominante che rischia di provocare una autentica caccia alle streghe contro chi nell'università e nella scuola non si è arreso alla scuola azienda. E questa battuta di caccia va subito fermata rivendicando al contempo la immediata scarcerazione dei 3 arrestati

E non dimentichiamolo: quanto accade oggi a Bologna è un monito per tutti, presto accadrà altrove, magari con altre forme e non solo nelle università.

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