Comuni in dismissione.Nuove privatizzazioni in arrivo.

Numerosi enti locali stanno dsmettendo azioni in aziende pubbliche e partecipate, un giro di affari colossale che priverà i Comuni della possibilità di intervenire direttamente in molte sitazioni dove un atto di indirizzo e il controllo pubblico sarebbero necessari. Dalla svendita di azioni alle privatizzazioni di aziende il passo è breve. Ci sarebbe poi da chiedersi dove finiranno questi capitali, sicuramente, ma ci auguriamo di essere smentiti, non serviranno per costruire case popolari, assumere personale o investire in progetti sociali ed educativi duraturi.

Prendiamo il caso del Comune di Roma che annuncia l'uscita dall’aeroporto di Fiumicino, o l'altra grande città gestita dal Mov 5 Stelle, Torino, che lascia Caselle.

Ma anche città gestite da diverse maggioranze stanno svendendo le loro azioni, Napoli, Verona, Treviso che lascia lo scalo di Venezia. La prima domanda sorge spontanea: perchè dismettere le quote azionarie nel settore dei trasporti? La risposta è semplice: queste azioni fanno gola, ogni anno i passeggeri aumentano come il giro di affari. E allo stesso tempo, negli areoporti privatizzati, prendono corpo pgli appalti dei servizi con tanti lavoratori sottopagati e precari.

La dismissione delle quote comunali non si limita solo agli aeroporti ma riguarda molti altri settori , si realizzano quei «piani straordinari di razionalizzazione» che tutti gli enti pubblici hanno dovuto realizzare in attuazione della riforma Madia.

In questi giorni alcuni giornali, per esempio Il Sole 24 Ore, hanno dedicato articoli alle partecipazioni degli enti pubblici, un interesse dettato da ragioni economiche, molte partecipate fanno gola a soggetti privati, altre saranno liquidate ma anche dietro la loro soppressione qualche analisi andrebbe pur fatta. Non una parola viene comunque spesa sui lavoratori di queste aziende, sono in tanti casi un intralcio per operazioni finanziarie.

Il criterio seguito, quello di dismettere in prospettiva le aziende con meno di 500 mila euro di fatturato, non appare utile per verificare la utilità di una azienda, per non parlare poi della esistenza , secondo il Mef, di oltre 1600 aziende controllate dagli enti locali con meno di 10 dipendenti e con un fatturato molto al di sotto della soglia dei 500 mila.

Negli anni scorsi queste aziende sono state create a seguito della imposizione di tetti vincolanti per la spesa di personale, non mancano i calderoni inutili prodotti da accordi politici ma neppure aziende efficienti che potrebbero essere soppresse per un mero calcolo ragionieristico.

Di sicuro gli enti pubblici saranno costretti a svendere quote azionarie e a ripensare la loro stessa natura, stiamo pensando alla fine di indirizzi a fini sociali di tante società o alla dismissione delle numerose attività commerciali ancora presenti negli enti pubblici, ipotizziamo un futuro nel quale gli enti locali saranno ridotti all'osso e tutti i servizi esternalizzati con appalti e subappalti al ribasso. La Riforma Madia va letta dentro quel processo di privatizzazione strisciante che attraversa lo smantellamento delle dotazioni organiche tradizionali negli enti pubblici e la dismissione di tante aziende a partecipazione pubblica. Una lettura che dovrebbe imporre scelte politiche e sindacali dirompenti .

Commenti