Il diktat padronale ai governi europei.....


E' appena uscito un documento Confindustriale, scritto con le associazioni BDI,  che merita la nostra attenzione perchè i padroni sanno individuare i loro interessi e, stabiliti gli obiettivi, perseguirli con ogni strumento possibile. Allo stesso tempo continua in ambito sindacale la recita a soggetto con la Camusso che finge rabbia ed indignazione sulle pensioni ma nulla fa per contrastare il Governo con cui si accorda ogni giorno sottoscrivendo, per esempio, rinnovi contrattuali indecorosi.

I padroni sanno bene che Europa in molti paesi è vista come emblema delle politiche di austerità, di contrazione dei salari e smantellamento dello stato sociale, il progetto Europeo serve molto piu' agli industriali che ai lavoratori incapaci di unificare le forze schiacciati come sono da sindacati servili e ormai incapaci di rappresentare settori sempre piu' ampi di classe precaria.

Ma cosa intendono  i padroni quando parlono di integrazione e di regole comuni?
Se guardiamo agli ultimi lustri si capisce che in ogni paese europeo le legislazioni in materia di lavoro sono sempre piu' simili, dalla Germania alla Francia fino all'Italia sono state approvate controriforme all'insegna della riduzione dei diritti sindacali e della libertà di licenziamento.

La paura dei padroni è che il libero mercato e le regole trasversali di sfruttamento siano ostacolate dai nazionalismi (messi tutti in un unico calderone), hanno compreso come la crisi economica abbi determinato la perdita di fiducia dei cittadini verso i partiti tradizionali, quelli con i quali le Confindustrie locali hanno sottoscritto intese e accordi per decenni.

 Sarà per questo che si continua a leggere di  " affrontare e vincere le sfide globali, quali la concorrenza di giganti come Stati Uniti e Cina, il cambiamento climatico, i flussi migratori, la difesa, la sicurezza e le tendenze protezionistiche, che mettono sotto pressione l'Unione Europea"

Inutile ripeterlo ma il progetto Europeo di Maastricht non gode piu' della fiducia e del consenso popolare, le organizzazioni sindacali, sociali e politiche tradizionali si sono dimostrate incapaci di contrastare le politiche di auterità neo liberiste, hanno taciuto di fronte allo smantellamento del welfare e all'innalzamento dell'età pensionabile, sono stati servili rispetto alle politiche di contrazione dei salari.

 La perdita di credibilità (non misurabile solo con i risultati elettorali) non determina automaticamente  la costruzione di percorsi conflittuali e anticapitalistici ma porta, al momento, consensi verso la estrema destra che nella immigrazione vede la principale minaccia da combattere.
Parlare di ritorno del fascismo definendo come tali tutti i movimenti nazionalisti è un errore storico e politico, la lettura parziale e fuorviante della realtà odierna per scatenare lo spauracchio xenofobo che viene alimentato dalle politiche subalterne all'austerità. Inutile dirlo, sono proprio le politiche europee di austerità a rafforzare le derive nazionaliste e xenofobe.

L'Europa allargata oggi rappresenta uno spazio vitale per i padroni,  il loro europeismo  li porta  a scrivere:
"È di fondamentale importanza recuperare i valori fondativi e lo spirito della ricostruzione che hanno animato l'azione dei Padri del progetto europeo, per creare una visione condivisa che possa guidare l'azione futura delle nostre democrazie e istituzioni".
Quando si parla di  un'Europa il cui scopo sarebbe quello di " promuovere lo sviluppo sociale" abbiamo di fronte ai nostri occhi una forza lavoro sempre piu' anziana in virtu' delle leggi previdenziali, una massa di giovani che non studiano e non lavorano, intere aree socialmente ed economicamente depresse. Il vero problema è quindi un altro ossia il fallimento della teoria che libero mercato e benessere sociale, nella fase capitalistica attuale siano conciliabili.

Ma a leggere bene i documenti padronali si capisce che ogni ragionamento viene piegato alla " competitività delle imprese sui mercati globali" in nome della quale si chiedono oggi finanziamenti a fondo perduto, legislazioni favorevoli in materia di lavoro, previdenza e tassazione.
I padroni non sono mecenati e benefattori, se prendono posizione contro il razzismo lo fanno solo per guadagnare una forza lavoro a basso costo e ricattabile con il permesso di soggiorno, da qui il loro interesse per i migranti.

Allo stesso tempo bisogna riconoscere che la stessa idea di costruire una alleanza democratica nei paesi del vecchio continente è fallita quando  Syrza ha applicato la ricetta di austerità imposta dalla Bce, l'Europa dei popoli è divenuta ben presto l'Europa delle chiacchere inconcludenti, incapaci di adottare  pratiche comuni di resistenza al liberismo e alle politiche di austerità. E cosi', alla sinistra delle parole e degli intellettuali non organici agli interessi di classe, in ambito popolare si preferiscono i nazionalisti anche quando al loro interno si agitano rigurgiti xenofobi e razzisti, hanno un linguaggio semplice e chiaro e un facile obiettivo contro cui accanirsi e al quale attribuire ogni responsabilità della situazione attuale: i migranti.

Sarò per questo motivo che mai come oggi la sinistra radicale gode di poca simpatia tra le classi popolari meno abbienti. Alla luce di queste provocatorie ma veritiere conclusioni sarà il caso di smontare la posizione padronale sull'Europa, per esempio contrapponendo alla sussidiarietà (il non intervento dello stato nelle sfere economiche) la difesa del pubblico contro le privatizzazioni e delocalizzazioni, contrapporre al libero mercato una legislazione avanzata in materia di lavoro che valga per ogni paese senza scappatoie e interpretazioni unilaterali, alla previdenza integrativa l'abbassamento dell'età pensionabile e contributi piu' pesanti per le future generazioni. Ma per fare cio' bisognerebbe avere una forza che oggi non si possiede, nel frattempo sarebbe sufficiente costruire un fronte unitario contro lo smantellamento del welfare, rifiutare previdenza e sanità integrativa, sarebbero segnali di rottura di quell'asse padronal sindacale che ha distrutto il potere di acquisto e di contrattazione.

I padroni sanno bene che la sfida di Industria 4.0 è determinante come anche  la creazione di  posti di lavoro, la competizione con gli Usa e il Sud est asiatico ha bisogno di forti innovazioni tecnologiche da sovvenzionare con soldi statali. Allo stato attuale si rischia di perdere in Europa milioni di posti senza alcuna certezza sulla nuova occupazione, eppure su Industria 4.0 e le sue ricadute ci sono lezioni solo teoriche senza mai guardare alle ricadute pratiche, ai processi di ristrutturazioni reali.

 Il progetto di integrazione europea è funzionale agli interessi capitalistici, abbiamo poco tempo per definire con chiarezza quali siano invece i nostri obiettivi da perseguire e quali pratiche reali. La prossima tappa delle politiche di austerità sarà la creazione di un bilancio comune  europeo "per rilanciare un ampio programma di investimenti in infrastrutture, materiali e immateriali, garantendo adeguate risorse alla politica di coesione, principale fonte europea di investimenti e strumento indispensabile per affrontare la questione industriale" come si legge nel programma di Confindustria.
Ma chi finanzierà questo ambizioso programma? Ad oggi vediamo solo aiuti  governativi ai padroni o misure demagogiche ed elettorali per le famiglie . Di sicuro il Patto per la Competitività lanciato dai padroni non è stato compreso , e forse neppure letto, da chi dovrebbe contrastarlo. Ancora una volta bisogna ripartire dai dati oggettivi e dai disegni strategici dei poteri dominanti per dotarci di una strategia adeguata a tutela delle classi sociali meno abbienti

Lo abbiamo già detto e scritto, Industria 4.0 rappresenta un passaggio obbligato anche per l'antagonismo sindacale, politico e sociale, non saranno di aiuto le letture dogmatiche ma anche quelle, ugualmente ideologiche, del cognitivo. Per capirlo basta leggere gli obiettivi dei padroni estrapolandoli da Il sole 24 ore di Sabato 21 Ottobre.

 Rimandiamo alla lettura di un passaggio auspicando che si apra un dibattito non solo teorico ma finalizzato a costruire strategie conflittuali reali ed efficaci


Proseguire una stretta collaborazione in materia di Industria 4.0, in particolare supportando la creazione di una rete europea dei Digital Innovation Hub (DIH) per aiutare le imprese ad accedere alle competenze necessarie alla digitalizzazione dei processi produttivi.
Promuovere maggiori investimenti europei nel campo della Ricerca e dell'Innovazione, per rendere l'Europa più competitiva e al passo con la concorrenza globale, realizzando pienamente un'economia basata sulla conoscenza.
Includere stabilmente la politica di coesione all'interno di una complessiva politica industriale europea volta al rilancio degli investimenti e finalizzata a potenziare ogni regione, sostenendo la competitività delle imprese locali. (...)
Rivitalizzare il credito bancario.... promuovere gli investimenti e la crescita delle imprese, è essenziale favorirne l'accesso ai mercati finanziari e dei capitali.
Assumere un miglior approccio strategico verso l'imprenditorialità, i nuovi modelli di business e le start-up industriali, affrontando le sfide gestionali, quelle legate alle politiche di innovazione ed al finanziamento e alla promozione delle start-up. ......
 

Commenti