Lavoratrici usa e getta nel commercio a Pisa. La nostra denuncia ripresa da La Nazione

dal quotidiano la Nazione di oggi
Ringraziamo la redazione e l'autore Gabriele Masiero
 
VENTINOVE anni di lavoro e poi, puff, più nulla. Una semplice raccomandata per perdere tutto. Sono i nuovi contratti al tempo del Job’s act. Ma non è simulazione, questa volta la storia è terribilmente vera e colpisce due lavoratrici in carne e ossa, che dalla mattina alla sera sono state espulse dal mondo del lavoro e ora, a cinquant’anni suonati, trovare un nuovo impiego è una chimera. La denuncia arriva dal sindacato Generale di base e dal blog delegati e lavoratori indipendenti e riguarda due commesse di un punto vendita alla periferia di Pisa di una grande catena: il problema però è che quel marchio sull’insegna è un franchising, non la casa madre. E così le due commesse licenziate senza preavviso si trovano in mezzo a una strada senza poter fare nulla. La scelta dell’anonimato, spiega il sindacato, è necessaria «per evitare che queste persone già disperate possano rischiare ulteriori ritorsioni e vedere per sempre preclusa la possibilità di un nuovo impiego, magari finendo in una sorta di black list dei lavoratori indesiderati da non assumere perchè magari hanno fatto causa all'azienda». 
IL LICENZIAMENTO, infatti, con il Job’s act è giustificato da un dichiarato  calo di fatturato e, poco importa, se a fronte di queste decisioni la stessa società è disposta invece ad assumere chi accetta condizioni di lavoro peggiori rispetto al contratto precedente. La «guerra tra poveri» è innescata e indietro non si torna. La storia raccontata dal sindacato  generale di base pisano è emblematica, quasi un paradigma del post Fornero: «Nel corso del tempo, l’azienda ha vissuto vari cambi di gestione e ogni volta alle lavoratrici è stata presentata la lettera di licenziamento e in contemporanea il nuovo contratto di assunzione a condizioni peggiori. Ogni volta le lavoratrici perdevano anzianità di servizio e vedevano ridursi il monte ore contrattuale e la  retribuzione. Fino a perdere il contratto full time trasformato in part time al 30%, gli orari di impiego decisi solo per assicurare le esigenze aziendali». Infine, il commento più amaro: a queste commesse cacciate non è stato neppure concesso il preavviso, pochi spiccioli in piu' che saranno conteggiati nell’ultima busta paga, quasi che le due licenziate non fossero neppure persone da guardare in faccia. Con un licenziamento probabilmente disposto solo per fare spazio a lavoratrici più giovani che all’azienda costeranno meno. «Non è lavoro, né sviluppo questo - conclude il sindacato generale di base- è il trionfo del libero arbitrio, della violazione dei diritti e della dignità umana».

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