Enti locali e contratto: le prime anticipazioni sono terribili


Il nuovo contratto  per per gli oltre 467mila dipendenti di Regioni ed enti locali avrà una parte normativa decisamente peggiorata con minori diritti per i lavoratori e le lavoratrici di città metropolitane, Comuni, Regioni e Province. Già si parla di sfoltire le numerose indennità accessorie,  con la scusa di semplificare le regole del salario accessorio corriamo il rischio di subire anche un danno economico. Semplificare negli anni ha acquisito il significato di perdere diritti e salari.
Non è escluso che rivedranno il sistema dei profili professionali fermo al 1999 per accrescere le responsabilità in cambio di zero aumenti, ovviamente dopo avere già aumentato i carichi di lavoro con il blocco del turn over.

Dalle prime anticipazioni, l’atto di indirizzo approvato dal comitato di settore delle «funzioni locali»  e solo dopo essere stato ratificato dal Ministero dell’Economia, darà il via alle trattative per il rinnovo contrattuale nel comparto, ovviamente dopo avere licenziato gli atti per tutti e 4 i comparti nei quali è stata suddivisa la Pubblica amministrazione dopo l'infausto accordo siglato da Cgil Cisl Uil e Usb

Intanto veniamo a conoscenza che i soldi per gli enti locali non sono sufficienti, mancano ancora circa 700 milioni di euro e si fa  strada la ipotesi nefasta che gli aumenti siano soggetti al famigerato meccanismo della performance.

Semplificare allora le varie indennità che costituiscono una parte importante del salario negli enti locali rischia di tramutarsi in tagli stipendiali, in  «forcelle retributive accessorie diversificate» , nel ridimensionamento degli stessi fondi.

 Ma si dimentica di dire che numerose indennità sono ferme a 15\20 anni fa e non puo' esserci un reale adeguamento salariale senza rivedere e accrescere l'importo delle stesse. Ecco spiegata la demagogia degli 85 euro (lordi) dietro alla quale si cela il disegno di un rinnovo contrattuale pieno di insidie e di trappole, con pochissimi fondi a disposizione e irrisori aumenti , per altro diversificati, con i quali non si recupera il potere di acquisto perduto negli ultimi 8 anni.

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