I soldi dalle Regioni al piano casa non bastano. Sono meno di quanto promesso e ancora meno del necessario!

I piani casa regionali per l’ampliamento degli edifici residenziali sono adeguati e sufficienti? No
Numerosi sono i comuni nei quali da 10\15 anni non esiste edilizia popolare, questi sono dati incontrovertibili, esiste una normativa che obbligherebbe,  in caso di sfratto,  il passaggio da casa a casa . Ma niente di cio' è stato fatto anche laddove le politiche degli enti locali sono state piu' attente. Al contrario ci sono centinaia di alloggi popolari chiusi che potrebbero essere affittati anche con l'autorecupero.
  Dati alla mano, la crisi riguarda il settore dell'edilizia tanto è vero che anno dopo anno le costruzioni destinate agli alloggi diminuiscono a confermare che non esistono politiche pubbliche per affrontare e risolvere i problemi, primo tra tutti quello della morosità incolpevole a sostegno della quale i fondi erogati sono stati inferiori, e di non poco, alle stesse richieste dagli enti locali.
  A dstanza di anni dal piano nazionale di edilizia abitativa (promosso dal Dl 112/08 e dalla delibera Cipe dell’8 maggio 2009)  non ci sono statistiche a dimostrare il reale impegno delle Regioni.
 Dal 2010 al 2015 ci sono stati interventi edilizi per 21,5 milioni di metri cubi e per una superficie di quasi 7,5 milioni di metri quadrati. Ma i dati sull'autorecupero non ci sono e le requisizioni di immobili sfitti da 20 anni, ce ne sono migliaia di proprietà di enti pubblici, non esistono perchè le requisizioni non vengono giudicate dai Sindaci uno strumento utile per affrontare l'emergenza abitativa.
Per quanto le Regioni abbiano ripreso ad investire, da parte dello Stato non esiste un piano di investimenti che permetta la spesa per la edilizia popolare al di fuori di ogni tetto e vincolo..
Allo stesso tempo numerosi complessi residenziali popolari avrebbero bisogno di interventi manutentivi ordinari e straordinari rinviati da anni creando cosi' un degrado delle strutture che si ripercuote negativamente sulla vita stessa delle classi sociali meno abbienti.

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