I nuovi volti del fascismo e la retorica insopportabile dell'Anpi


Negli ultimi mesi, numerose iniziative antifasciste vengono promosse dall'Anpi con adesioni istituzionali, di soggetti sindacali e politici. A scanso di equivoci diciamo subito che tali percorsi unitari non ci interessano, sono dannosi anche per l'antifascismo e per una lettura odierna dello stesso. Che l'Anpi dopo il Referendum costituzionale abbia cambiato idea sul Pd è lecito, inaccettabile tuttavia è che lo consideri un alleato , un baluardo in difesa della democrazia.

Pensare di costruire scadenze in nome dell' antifascismo con i promotori della Legge Minniti vuol dire avere perso non solo ogni dignità  e credibilità politica ma perseguire obiettivi politici incondivisibili all'ombra del Pd e delle istituzioni locali.

Ma le sante alleanze dell'Anpi presentano connotati alquanto pericolosi per chi oggi vuole esprimere posizioni radicali su tematiche quali la difesa dei diritti dei lavoratori, la tutela del diritto di sciopero e lo stesso antifascismo e antirazzismo.

Le parole fino ad ora usate suoneranno come eccessi ideologici del minoritarismo ma se invece volete capire di piu' non avete altro da fare che seguire il nostro ragionamento

Da anni le libertà democratiche nel paese si sono ridotte ai minimi termini, la legislazione di emergenza non è stata una parentesi storica ma ha dettato le linee guida di quella barbarie legislativa che ha prodotto carceri speciali, arresti preventivi, ordinanze dei sindaci securitarie e da ultimo la Legge Minniti.

 Dovevano essere leggi eccezionali e limitate a un arco temporale ristretto ma sono rimaste , dagli anni settanta ai nostri giorni,  parti integranti degli ordinamenti giudiziari e utili alla occorrenza per sospendere le libertà democratiche. In questi anni abbiamo scoperto l'uso della tortura in Italia, tortura praticata ampiamente non solo nel G8 di Genova ma nelle carceri ai danni dei detenuti politici, e non solo, nelle caserme per estorcere testimonianze ai fermati. Ancora oggi leggiamo di caserme dove viene sospeso lo stato di diritto, non sarà allora il caso di guardare con altro occhio alle  "care" istituzioni?

 Il nostro paese non ha mai fatto i conti con il suo recente passato e men che mai con la storia del novecento. Abbiamo rimosso il fascismo, le leggi razziali ridotte a una odiosa parentesi imposta dal nazismo,  rimosso l'uso dei gas contro popolazioni inermi negli anni del colonialismo fascista,  rimosso con l'amnistia Togliatti la liberazione di centinaia di criminali fascisti che da un giorno all'altro sono stati riammessi nei loro posti di potere. In Italia non c'è stata alcuna rivoluzione, nè borghese nè proletaria, al contrario la rimozione delle responsabilità storiche e politiche è stata un tratto comune alla cultura di sinistra e a quella cattolica.

 In questo scenario l'Anpi ha giocato solo un ruolo di conservazione, non di rottura dell'ipocrisia storica e politica, un ruolo  di comodo, conservativo e agiografico di istituzioni all'interno delle quali operavano gli stessi corpi reazionari ,dalla lotta contro i quali le istituzioni repubblicane e antifaciste erano nate. Negli anni settanta ed ottanta l'Anpi è stato il promotore delle manifestazioni per la democrazia e contro il terrorismo, peccato che non abbia mai organizzato iniziative analoghe contro i torturatori di Bolzaneto, i crimini dei soldati italiani all'estero, le legislazioni emergenziali e i continui attacchi del Pd alla stessa Costituzione.

Negli ultimi mesi sono proprio le Giunte del Pd a promuovere con la Cgil e l'Anpi comitati unitari antifascisti che dimenticano come il nuovo fascismo nasca in parte anche dalle loro leggi, dalla Minniti, dalla repressione del diritto di sciopero, dei soggetti sociali antagonisti e dei migranti. E' quindi il caso di guardarsi dal fascismo degli antifascisti.

Allo stadio Olimpico di Roma, una curva notoriamente fascista (la curva Nord della Lazio),  che per altro non ha mai nascosto le proprie simpatie politiche e come tante altre ha agito indisturbata guadagnandosi consensi sociali e spazi mediatici sempre maggiori, ha mostrato Anna Frank con indosso la maglietta giallorossa, quella della Roma.

Tra gli identificati, e subito sottoposto al Daspo ,un bambino di 13 anni che dubitiamo sapesse cosa stava accadendo attorno a lui. L'episodio  va inquadrato in un contesto non solo di fascismo ma di perdita di ogni cultura (non solo ) politica perchè l'odio verso la squadra avversaria è tale da attribuire alla tifoseria della stessa l'epiteto peggiore, quello di ebreo. Ovviamente tutto nasce in un contesto dove il saluto romano e il fascismo sono elemento comune ma la canea mediatica scatenata non va in profondità, non coglie il problema reale che per noi resta la legittimazione sociale e politica del fascismo, il razzismo come elemento fondante della presenza di gruppi di estrema destra nelle periferie e nei quartieri e di conseguenza nelle curve dove fanno proseliti e spesso affari assai poco chiari.

Alla fine si crea la pericolosa identificazione tra ebraismo e stato di Israele , ragione per cui odiare il nazismo significa anche parteggiare per il sionismo giustificandone le politiche di apartheid ai danni del popolo palestinese. Tutto cio' perchè lo stato di Israele è una enclave occidentale nel mondo arabo, enclave che tutela interessi economici ben determinati. Ecco come nasce e si legittima il filosemitismo patologico che porta l'Europa a giustificare lo stato di Israele  anche quando lede i diritti dei popoli arabi e si comporta ai loro danni quasi come i nazisti verso i popoli dell'est europeo.

Per secoli il cattolicesimo ha individuato negli ebrei le vittime dell'odio popolare, nella Roma papalina gli ebrei correvano nei sacchi per  far divertire la plebe romana ancora a metà ottocento. Oggi quell'odio è verso l'islamismo, verso i popoli di religione islamica dentro un confuso calderone frutto dell'ignoranza .

 Attenzione che un tratto del razzismo e del fascismo è proprio quello di non volere cogliere le differenze, se cosi' non fosse la cultura araba verrebbe presentata in termini ben diversi da quelli ai quali ormai siamo abituati. Il rifiuto della diversità, è questo l'elemento che unisce ormai i fascisti vecchi e nuovi ai loro presenuti avversari democratici, basterebbe leggere le ordinanze dei sindaci del Pd in materia di ordine e sicurezza.
Quando si chiama a raccolta i democratici contro il fascismo , la xenofobia e il razzismo non si dice la verità fino in fondo perchè oggi l'estrema destra non è indentificabile con il fascismo delle camicie nere o il nazismo, ha dentro di sè pericolosi elementi di intolleranza e di oggettiva pericolosità ma prima di urlare al ritorno del fascismo bisognerebbe capire le caratteristiche dominanti delle organizzazioni frettolosamente definite populiste di destra (come se il populismo avesse solo una accezione negativa e reazionaria) della stessa galassia nera.  I fenomeni vanno studiati e conosciuti per poterli combattere, non stigmatizzati come di solito fa lo snobbismo borghese.

In realtà a queste organizzazioni la sinistra radical chic o i partiti dei centrosinistra hanno regalato consensi imponendo le politiche liberiste e di austerità, innalzando l'età pensionabile con  l'impresentabile, almeno per noi,  Salvini che si erge a difesa degli esodati contro la Riforma Fornero quando i sindacalisti di Cgil Cisl Uil non facevano una ora di sciopero.

Diciamolo una volta per tutte: quando si scende sul terreno del securitarismo e si legge con superficialità la società e le differenze, si fanno solo regali alle destre sociali e politiche e alle loro culture distruttive.
Le sante alleanze dell'Anpi finiscono con il legittimare agli occhi delle classi popolari il razzismo e il fascismo perchè si fondano sulla copertura moralista delle politiche attuali di austerità, quelle che dimenticano i quartieri popolari privilegiando i centri storici dei locali alla moda e delle  Banche.

L'antifascismo che mette tutte le diversità in un unico calderone, o finisce con il riprodurre dinamiche sociali della destra pur con parole diverse,  che semplifica la lettura della realtà distruggendo complessità e differenze, che si muove sotto l'egida del moralismo imperante dei dominanti diventa inviso alle classi sociali meno abbienti. Quest'ultime se la prendono con quelli che stanno peggio di loro i migranti perchè nessuno ha costruito ambiti comuni nei quali migranti e autoctoni possano lottare insieme per la difesa di interessi reali.

 L'antifascismo dei tromboni istituzionali che innalza l'età pensionabile per le donne e poi viene a fare la morale sul femminicidio, l'antifascismo di chi tace sul fascismo di stato e non vuole leggere e rivisitare il recente passato per sottrarlo a letture consolatorie ma fuorvianti. L'antifascismo della Cgil stride con l'accettazione delle stesse di regole fasciste in materia di democrazia nei luoghi di lavoro o di diritto di sciopero. Chi tace verso la riduzione del potere di acquisto e di contrattazione, puo' ergersi a paladino della democrazia? Pensiamo di no a meno che la democrazia da difendere non sia quella che nega diritti e cittadinanza ad una parte consistente della popolazione.

Oggi esistono altri armadi della vergogna, sono gli armadi dentro i quali hanno nascosto i decenni della repubblica democratica nata dall'antifascismo tra criminali di guerra riabilitati, fascisti liberati e subito al vertice di Questure e Prefetture e in tempi piu' recenti quell'intreccio tra servizi segreti ed estrema destra negli anni della strategia della tensione.  Ma dentro gli armadi c'è anche la storia degli anni sessanta e settanta, quella storia che oggi vorrebbero insegnarci con qualche trasmissione televisiva.  Ma dentro quegli armadi si trova anche la reiterata volontà di non comprendere la situazione sociale  e economica odierna, scegliendo di parteggiare per le istituzioni democratiche le quali poi sono tutt'uno con il liberismo che affama i popoli .

 E allora dell'antifascismo dell'Anpi non sappiamo che farcene, anzi lo giudichiamo pericoloso come i rigurgiti xenofobi e fascisti che si aggirano per il vecchio continente .

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