Maggiori controlli sulla sicurezza? Ma diminuiranno infortuni e morti sul lavoro?

 Una vecchia idea sindacale pensa all'aumento di ispettori alla sicurezza come soluzione primaria, aumentando i controlli sulle imprese gli infortuni diminuirebbero condizionando fortemente i datori privati al rispetto delle normative in materia di salute e sicurezza.

Un approccio semplicistico, non è infatti detto che accrescendo i controlli diminuiranno gli infortuni soprattutto se il controllore ha scarso potere e incisività, se le sanzioni sono irrisorie, se avvengono controlli in numeri assolutamente esigui.

Talvolta i dati sono criptici, pensiamo alle oscillanti percentuali delle malattie professionali, alla diminuzione degli infortuni in certi periodi e la pericolosa crescita in altri, le statistiche all'occorrenza  .possono essere mal interpretate o ricondotte a ragionamenti parziali.

Non pensiamo che possano valere solo analisi quantitative e statistiche da bollettino, bisognerebbe capire ad esempio quante, e sono numerose, nuove malattie professionali sono registrate e quale sarà il loro impatto sulla salute dei lavoratori da qui a 20 anni, comprendere la ragione dei sempre più numerosi infortuni in itinere, il perchè pur diminuendo le ore lavorate infortuni e morti sembrerebbero in continuo aumento

Da mesi registriamo un dibattito sui sistemi di controllo, si invoca una cabina di regia unica, palesiamo scontri tra vari livelli istituzionali (le critiche delle Regioni  al Decreto Legge solo per fare un esempio), nel decreto legge non c'è traccia della trasformazione avvenuta nel mondo del lavoro o della necessità di ridurre l'orario di lavoro per allentare i ritmi produttivi, si interviene ancora una volta su protocolli, linee guida senza verificarne la effettiva applicazione. Per essere espliciti siamo davanti ad uno scontro di potere su chi e come dovrà gestire i controlli delle aziende, se potenziare le tutele della salute e sicurezza all'interno del Servizio sanitario nazionale per investire in prevenzione e cure,  dobbiamo intanto decidere se parlare degli infortuni in termini statistici o individuarli all'interno del rapporto tra capitale e lavoro, datore e subordinato,  

Non bastano delle regole se poi non vengono applicate, se mancano ispettori atti al controllo, se gli stessi rappresentanti dei lavoratori alla sicurezza sono in subordine ai dettami aziendali, se la denuncia delle inadempienze stride con il rispetto dei codici di obbedienza e di comportamento, se il denunciante, sia esso delegato o lavoratore, rischia il posto di lavoro. Non basta prevenire le malattie se i luoghi di lavoro continuano ad essere pericolosi e nocivi per la nostra salute.

Cambiamo approccio al tema della sicurezza perchè salute e sicurezza non sono spesso tutelabili al di fuori del conflitto; credeteci, non si tratta di riaffermare dei vecchi luoghi comuni ma di prendere atto che ogni cambiamento dovrà partire necessariamente dai rapporti di produzione, dai tempi di lavoro, dalla democrazia nei luoghi di lavoro, dalle finalità del controllo esercitato sulle imprese e soprattutto dalla volontà di rafforzare, o indebolire come vediamo noi, il sistema pubblico in materia di sanità, salute e prevenzione. E quanti invocano la difesa del pubblico spesso e volentieri sono i primi a volerlo abbattere.



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