Quando i sindacati si rimangiano le promesse: il caso smart working nelle funzioni centrali

La lenta marcia del Ministro Brunetta contro i lavoratori e le lavoratrici della Pa continua imperterrita, dopo l'annuncio dei controlli previa cordiale comunicazione preventiva alle aziende, dopo le esternazioni contro il lavoro agile dipinto come una sorta  di privilegio, ora lo Smart Working nella Pa sarà concesso solo in «condizioni di particolare necessità» dimenticando i casi da salvaguardare come i genitori di bambini fino a tre anni, i portatori di handicap o chi assiste famigliari disabili.

E' quanto emerge nell'ultima bozza del ccnl funzioni centali che riguarda ministeri, agenzie fiscali ed enti pubblici non economici, bozza nella quale scompare ogni possibilità di accedere allo smart in termini preferenziali per i casi prima evidenziati.

Ricordiamo ancora quando i sindacati rappresentativi raccontavano della grande opportunità per le lavoratrici madri o per chi avesse figli disabili, si rivendicava il ricorso allo smart anche quando questa modalità di lavoro prevedeva la non corresponsione di istituti contrattuali o dei buoni pasto. 

Stando a quanto riportato da alcuni siti della Pa saremmo davanti a un vero e proprio voltafaccia, non ci sarebbero figure e categorie da tutelare con il ricorso allo smart per via preferenziale, bisogna aspettare il testo definitivo per avere definitiva conferma ma le prime notizie non sono per nulla rassicuranti. 

. Il  futuro contratto  potrà magari entrare nel merito della regolamentazione dello smart ma se cediamo su alcuni punti è evidente che la tanto auspicata contrattualizzazione delle regole si rivelerebbe un boomerang per la forza lavoro e un vantaggio per la discrezionalità dei datori

 

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