Dazi: tra rapporti di forza e ricatti economici

 Il 1° febbraio Trump aveva annunciato dazi pari al 25 per cento sulle importazioni provenienti da Messico e Canada, dopo le roboanti dichiarazioni iniziali è prevalsa l'ipotesi di acquistare tempo in attesa che gli Usa decidano intanto come porsi davanti alle merci di Cina e Ue.

I dazi erano da tempo annunciati ma prima di pensare alla loro meccanica applicazione dovremmo anche indagare quali siano gli obiettivi perseguiti perchè lo strumento dazio applicato alla Cina presenta finalità diversi da quelli nel caso Europeo o nel continente latino americano. Diciamo allora che dietro a ciascun dazio si cela un obiettivo strategico.


Imporre dei dazi alle esportazioni di alcuni paesi significa fare i conti con alcuni problemi, ad esempio potrebbero essere danneggiati anche gli interessi di qualche multinazionale statunitense che da tempo ha stabilito affari e interessi lontano da casa e vedrebbe tassate le merci prodotte in paesi dove ha in parte delocalizzato la produzione.

 

Altro inconveniente è dato dal rincaro dei costi a carico di famiglie e imprese nazionali  proprio per la introduzione dei dazi, puoi imporre sul piano politico delle tassazioni di natura protezionistica ma devi essere pronto a tacitare la protesta dei cittadini e di quanti obietteranno per i rincari generalizzati che accresceranno i prezzi di svariate merci.
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E poi esistono altre controindicazioni ad esempio la perdita di fatturato per le aziende delocalizzate nelle aree soggette ai dazi e il rinvio, da parte della Federal Reserve, di ridurre il costo del denaro e i tassi di interesse.
 
E non è detto che i dazi non abbiano anche l'effetto di rallentare il PIL Usa e molto dipenderà dalle contromisure adottate dai paesi colpiti.
 
Senza alcun dubbio di smentita non sono plausibili le motivazioni addotte da Trump sulle frontiere colabrodo attraverso le quali (Canada e Messico) transiterebbero ingenti quantitativi di fentanyl oltre a un copioso afflusso di migranti. Altra domanda riguarda quanto l'economia Usa potrebbe andare avanti senza la forza lavoro a basso costo proveniente da Centro e Sud America in un'area per altro già soggetta al libero scambio
 
La Cina sta già da tempo studiando le contro mosse, a Pechino giudicano ineluttabili i dazi e devono solo comprendere le misure per ridurne gli impatti  facendo leva sulle posizioni di forza con dazi imposti sui prodotti ad alto tasso tecnologico.
 
Ad oggi non è dato sapere quali saranno le risposte concrete ai dazi Usa, crediamo di non sbagliare nel sostenere che i dazi ci saranno ma le condizioni in cui verranno imposti potrebbero cambiare decisamente in corso d'opera anche a seconda dei rapporti di forza

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