Elezioni politiche in Germania: pesante sconfitta delle forze del governo "semaforo"
Elezioni politiche in Germania: pesante sconfitta
delle forze del governo "semaforo"
Dalle attese elezioni politiche
tedesche tenutesi anticipatamente domenica 23 febbraio sono emersi alcune
indicazioni delle quali proveremo ad enunciare di seguito le più significative.
In primis, rileviamo come il
clima di attesa e la percezione della particolare importanza per il futuro del
paese della tornata elettorale in questione, abbiano spinto in massa i tedeschi
alle urne (+6,19%) determinando con l'82,5% il record di affluenza dalla
cosiddetta riunificazione del 1990.
La seconda indicazione
riguarda i riflessi della critica
situazione industriale ed economica della Repubblica Federale degli ultimi due
anni, caratterizzati da caduta delle produzioni e contrazione del Pil, che ha sensibilmente
penalizzato tutti e 3 i partiti del governo "semaforo"
Socialdemocratici (Spd), Verdi e Liberali.
Anche la fedele
postura filo-atlantista del suddetto governo, con convinto sostegno politico,
militare ed economico all'Ucraina, con corollario di sanzioni alla Russia e
rinuncia alle forniture energetiche a buon mercato accompagnate da un piano
pluriennale di riarmo da 100 miliardi di euro, hanno influito negativamente
sull'andamento elettorale dei 3 partiti che compongono l'esecutivo e portato
consensi a varie titolo a tutte le forze collocate all'opposizione.
Questa
particolare situazione economica interna, senza che il governo prendesse
adeguati provvedimenti contro la crisi, e politica a livello internazionale,
con mancanza di autonomia strategica dell'Ue e lo scarso peso internazionale di
Berlino (vedi mancata reazione al sabotaggio del Nord Stream), hanno favorito i
partiti di opposizione e soprattutto l'estrema destra di Afd, generalmente
definita "antisistema" per le sue posizioni anti-Ue e anti-Nato,
oltre che anti-immigrazione. Quest'ultima assurta ad uno dei temi centrali del
dibattito politico pre-elettorale, quindi rivelatasi in grado di spostare
consensi fra le forze politiche.
Le previsioni dei sondaggi, salvo
il forte recupero finale de La Linke, sono state in larga misura confermate dai
risultati delle urne che hanno sancito la grande avanzata dell'estrema destra
di AfD che attestandosi al 20,80%, raddoppia i consensi del 2021 (+10,63%)
(grafico 1) .
Grafico 1: le
percentuali di voto alle elezioni politiche tedesche del 23 febbraio 2025 e
raffronto con 2021
Vincitore della tornata
elettorale, come da sondaggi, è riconosciuta unanimemente la Cdu/Csu che
aumenta del 4,38%, salendo al 28,52%, sfruttando anche lei la rendita di
posizione dell'opposizione e ottenendo come di prassi l'onore e l'onore di esprimere il prossimo
Cancelliere che verosimilmente potrà essere il suo attuale leader, Friedrich
Merz.
Scende dal primo al terzo posto
la Spd che accusa una clamorosa batosta del -9,2% rispetto al 2021, condannando
il proprio partito al peggior risultato del Dopoguerra, il 16,41%, a conferma
dello scarsissimo gradimento interno del governo del Cancelliere Scholz.
Anche i Verdi pagano le politiche
del governo Scholz e probabilmente anche la torsione militarista e bellicista
che ha caratterizzato l'ultimo corso di questo movimento che si è allontanato
in direzione diametralmente opposta dalle posizioni ambientaliste,
antimilitariste e anticapitaliste delle origini. A questa tornata flettono di
un secco 3% scendendo al 11,61%, con buona parte dell'elettorato giovanile che
è confluito ne La Linke.
Come
preannunciato La Linke con un prodigioso recupero in campagna elettorale passa
dal 4,9% del 2021 all'8,77% attuale, con incremento di quasi il 4%, risultando
la forza politica il cui risultato si è distaccato maggiormente dagli ultimi
sondaggi pubblicati che la davano intorno al 5%. La Linke si è rivelata l'unica
forza politica a non aver seguito l'onda nera di Afd sulla questione
migratoria, ha tenuta ferma la barra sul diritto di asilo dei profughi e ha
mantenuto le sue tradizionali posizioni contro la guerra, nonostante in Italia
si sia molto speculato sulla votazione di una parlamentare europea, cercando di
contrabbandare una posizione personale come linea del partito. La Linke,
infatti, si è sempre opposta al Bundestag nelle votazioni per l'aumento delle
spese militari e per l'invio di armi Ucraina, invocando il negoziato come unica
possibilità di risoluzione del conflitto.
Inoltre ha
impostato una campagna elettorale sollevando temi concreti che toccano la
quotidianità delle persone come il caro affitti, l'inflazione e la crisi
economica e la lotta alle disuguaglianze formulando una proposta di
rimodulazione della pressione fiscale, alleggerendola sui redditi medio-bassi e
aumentandola su quelli più elevati. Ha inoltre presentato i piani di copertura
finanziaria per ogni capitolo di spesa sociale aggiuntiva proposto, dimostrando
concretezza e coerenza politica.
La Linke è
stata in prima fila nell'organizzazione delle partecipate manifestazioni
antinaziste svoltesi negli ultimi mesi in Germania che le hanno portato il
consenso di ampi settori giovanili, soprattutto dopo la trasversale convergenza
fra Cdu, Afd e Bsw sulla legge anti immigrazione, che aveva fatto vacillare la
tenuta del cosiddetto "cordone sanitario" anti-nazista.
Posizioni fuori dal coro rispetto
al restante panorama politico tedesco che hanno determinato un inaspettato
aumento dei tesserati di ben 31.000 solo nell'ultimo mese, soprattutto fra i
giovani. E non è certo un caso che da un exit poll emerga come La Linke sia
risultato il primo partito col 25% fra gli elettori fino a 25 anni (grafico 2).
Non raggiunge per un pugno di
voti la soglia di sbarramento la neocostituita Alleanza di Sara Wagenknet
(Bsw), fermatasi al 4,97%, probabilmente pagando, dopo l'exploit delle
regionali in Turingia e Brandeburgo, l'accordo di governo con Cdu e la Spd nel primo
Land e solo con la Spd nel secondo, dopo essersi presentata come forza di
alternativa, oltre alle scelte anti immigrazione, tradizionale cavallo di
battaglia della destre. A conferma del fatto che gli originali sono sempre più
attrattivi delle copie.
Restano fuori dal Bundestag anche
i liberali della Fdp che subiscono un tracollo elettorale scendendo dall'11,4%
del 2021 al 4,33% attuale, veri sconfitti delle elezioni insieme ai
socialdemocratici, passando dal governo direttamente ad essere una forza extraparlamentare
che dovrà necessariamente aprire un serio dibattito interno. Immediate le
ripercussioni interne ai 3 partiti del governo "semaforo", i cui
leader, Scholz per Spd, Habeck per i Verdi e Lindner per i liberali, hanno
annunciato le loro dimissioni.
Grafico 2: exit
poll di infeatest dimap sugli orientamenti di voto degli under 25enni e gli ultra 60enni.
Dalle prime
dichiarazioni post voto il leader della Cdu/Csu Metz si è dichiarato
intenzionato a realizzare un governo stabile e duraturo con la Spd, confermando
la propria intenzione di non infrangere il "cordone sanitario" anti
Afd. I numeri dei seggi corroborano tale ipotesi, le due forze politiche
assommano un totale di 328 seggi (208 per Cdu/Csu e 120 per Spd) che supera la
maggioranza assoluta di 316. Certo non un margine del tutto tranquillizzante ma comunque sufficiente per
un prossimo probabile governo di Grosse
Koalition.
La tenuta del "cordone
sanitario" è uno degli aspetti più sentiti dalla maggioranza dei tedeschi,
tuttavia crediamo che il futuro politico del prossimo governo e della Germania
in generale, si giocherà in primis sulla capacità di affrontare e risolvere la
grave crisi economica e sociale che attanaglia il paese da due anni e,
soprattutto, di riprogettare e implementare un nuovo modello di sviluppo
economico e industriale, visto che, come afferma la stessa Confindustria
tedesca, quello Neomercantilista attuale è in fase di crisi strutturale e ormai
giunto al capolinea. Altrimenti il rischio di posporre temporalmente la
"questione Afd" è sicuramente
concreto. In Francia il caso di Marine Le Pen insegna.
Andrea Vento - 25 febbraio 2025 -
Gruppo Insegnanti di Geografia Autorganizzati
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