Per Un'Altra Città: Riace. Musica per l’umanità
Per Un'Altra Città: Riace. Musica per l’umanità
di LAURA TUSSI
Libro "Riace. Musica per l'Umanità". Una
proposta di riflessione
Mi fa piacere scrivere questa riflessione di Maurizio Marchi: "io
umile eco-pacifista di provincia. Non una provincia qualsiasi, ma quella di
Livorno, che concentra quasi tutte le contraddizioni denunciate dagli
autorevoli autori del libro, dalla base USA di Camp Darby, al porto
militarizzato di Livorno, alle grandi fabbriche inquinanti e climalteranti di
Livorno, Rosignano e Piombino, sono felice di aver letto il saggio Riace:
musica per l'umanità".
Il libro Riace è agile e profondo allo stesso tempo: ruota
intorno alla straordinaria esperienza di accoglienza e integrazione dei
migranti a Riace, un paesino della Calabria orientale, già celebre per i famosi
“Bronzi”, che testimoniano di antichi rapporti interculturali. Paesino
spopolato dall’emigrazione verso nord dei calabresi, e fatto rivivere dai
migranti, prevalentemente profughi di guerra, accolti dal sindaco Domenico
“Mimmo” Lucano: un’esperienza straordinaria descritta nell’intervista a Mimmo,
e proposta dagli altri autori del libro a ricevere il premio Nobel per la pace.
Scrive padre Alex Zanotelli nel suo pezzo “Per un’utopia
possibile”:
“Ho gioito quando ICAN 1ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace, per il suo
impegno contro le armi nucleari. Come credente nel Dio della vita, non posso
che essere contrario a questi strumenti di morte che minacciano oggi l’umanità.
Lo sono anche come missionario che ha toccato con mano la sofferenza degli
impoveriti. Infatti le armi nucleari proteggono un sistema profondamente
ingiusto, proteggono il 10% della popolazione mondiale che consuma da sola il
90% dei beni prodotti.
Penso sia significativo legare il Premio Nobel dato a ICAN per la campagna
contro le armi nucleari e la campagna per dare il Premio Nobel a Domenico
Lucano, sindaco di Riace, il paese dell’accoglienza.
L’umanità ha oggi davanti a sé gravi minacce.
Mentre l’abolizione delle armi nucleari e una nuova politica di accoglienza,
come è stata fatta a Riace, permetterebbero all’umanità di rifiorire.
Per me è chiaro che il primo passo è quello dell’abolizione delle armi
nucleari, perché servono a proteggere privilegi.
Le armi atomiche servono a proteggere un sistema mondiale ingiusto che forza 3
miliardi di persone a vivere con due dollari al giorno e 821 milioni a patire
la fame. Per cui gli impoveriti sono costretti a migrare.
Le migrazioni oggi non sono un’emergenza, sono strutturali a questo sistema.
Per questo mi auguro che la campagna per il Premio Nobel per la Pace a
Lucano abbia successo e che Riace diventi un esempio per tutti, dimostrando che
le migrazioni non sono un problema, ma una risorsa per far rivivere questa
vecchia Europa.”
Notiamo il termine “Impoveriti” che usa Alex: non poveri, ma impoveriti
dalla rapina pluri-secolare da parte dei paesi predatori, essenzialmente
l’Europa.
Vittorio Agnoletto, con la consueta lucidità documenta, dopo aver citato
Virgilio e Ulisse: “Il diritto di emigrare, afferma il giurista Luigi
Ferrajoli, dovrebbe diventare un nuovo principio costituente nell’architettura
istituzionale a livello mondiale.
Il diritto di emigrare, il diritto alla libertà di movimento oltre
qualunque confine, è antico come la storia dell’umanità; non a caso è stato
riaffermato con forza il 10 dicembre del 1948, nella Dichiarazione universale
dei diritti umani, che nell’articolo 13 recita: “1. Ogni individuo ha diritto
alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato. 2. Ogni
individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di
ritornare nel proprio paese”. Per poi proseguire con l’articolo 14: “1. Ogni
individuo ha il diritto di cercare e di godere in altri paesi asilo dalle
persecuzioni…”.
Nel 1966 la Convenzione internazionale sui diritti civili e politici
ribadisce tale diritto nell’art. 12 comma 2: “Ogni individuo è libero di
lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio”.
Principi ripresi dalla Costituzione italiana all’art. 35, dove afferma che la
Repubblica: “Riconosce la libertà di emigrazione, salvo gli obblighi stabiliti
dalla legge nell’interesse generale, e tutela il lavoro italiano all’estero”.
Il riferimento al lavoro non è certo casuale; la ricerca di un’occupazione in
grado di garantire il proprio mantenimento e quello di tutta la famiglia è la
ragione prima che da sempre spinge ad abbandonare la propria terra, innescando
fenomeni collettivi destinati a produrre profondi cambiamenti sociali.”
Fabrizio Cracolici e l'autrice del saggio e di questo articolo, Laura Tussi, scrivono:
“Dov’è finita la voglia di contribuire alla realizzazione di un mondo giusto,
equo e solidale? Oggi i nostri fratelli fuggono da guerre e da luoghi
martoriati dalla nostra sete di potere, dico nostra perché è il ricco e
opulento Nord del mondo che sempre più sta sfruttando un Sud del mondo che è in
una situazione insostenibile (a dire il vero, anche per la complicità di élites
locali succubi e vendute).
Si sta giocando con la vita di esseri umani che l’Occidente tratta come
invasori, quando i veri invasori siamo noi, con i nostri eserciti, i nostri
capitali, le nostre merci.
Il “cattivismo” di chi dileggia i presunti “buonisti” dilaga continuamente come
metodo di distrazione di massa: chi detiene il potere così si garantisce nuovo
e rinnovato controllo sulle popolazioni, scagliando contro gli ultimi del mondo
i penultimi.”
Qui è evidente la “guerra tra poveri” voluta ed alimentata dai “sovranisti”
delle due sponde atlantiche.
Cracolici e Tussi vanno al cuore dei problemi: “Le tre bombe di cui tratta
anche il comboniano padre Alex Zanotelli:
– l’attività militare che trova la sua massima espressione nella guerra
nucleare;
– la bomba climatica che comporta quotidiani disastri e dissesti climatici
per le emissioni eccessive di gas serra;
– la bomba dell’ingiustizia sociale e della disuguaglianza globale dove
l’1% dei ricchi detiene risorse pari a quelle controllate dal restante 99%
dell’umanità”
E propongono, richiamando Hessel, delle soluzioni:
“Stéphane Hessel, nell’appello scritto con i resistenti francesi nel 1944 e
pubblicato nel saggio Indignatevi!, suggerisce delle soluzioni alla crisi
economica e di valori che attualmente sta stritolando e destrutturando il
pianeta. La soluzione prevede la nazionalizzazione delle banche e delle industrie
strategiche con un’economia al servizio delle persone, tramite investimenti
pubblici per creare lavoro e per livellare la disuguaglianza globale e sociale
per evitare la miseria dei ceti più deboli che ingenera risposte razziste e
capri espiatori.”
Oggi la “resistenza” si fa con nuovi strumenti:
“ La rete ICAN e le COP ONU per il clima costituiscono un impegno globale
tramite cui costruire una nuova internazionale dei diritti, delle persone, dei
popoli, dell’umanità. Infatti la dipendenza dai combustibili fossili e dal
nucleare è alla base di un modello sociale predatorio di accumulazione
insostenibile che è causa principale di guerre e conflitti nel mondo. Per
questo motivo il nostro attivismo, l’impegno di noi “alter-glocalisti” è volto
a salvare il clima e la pace, per costruire una conversione ecologica fondata
su un nuovo e alternativo modello energetico, decarbonizzato, denuclearizzato,
rinnovabile al 100%, ossia pulito, democratico e socialmente giusto.”
Si aggiungono sempre nuove riflessioni e richiami storici fondamentali, ma
si scende anche in particolari “concreti” su che cosa significhi l’immigrazione
sull’economia italiana e europea.
“Anche Mimmo Lucano ha deciso di violare le leggi ingiuste per un principio
superiore. È accusato di favoreggiamento e di aver celebrato matrimoni per
favorire l’immigrazione clandestina. Anche Valentino era di fatto accusato di
favoreggiamento.
A qualcuno non piacerà l’accostamento, ma siamo disobbedienti. Sia san
Valentino sia Mimmo Lucano hanno compiuto un gravissimo reato: il “reato di
umanità”. Di questo reato noi ci dichiariamo corresponsabili con san Valentino
e con Mimmo Lucano.
Leggiamo i dati della Banca d’Italia riportati sul report Il contributo
della demografia alla crescita economica.
Secondo la Banca d’Italia, senza migranti l’Italia sarebbe in gravissima crisi
demografica ed economica, lo dicono i dati, i numeri del report che si trovano
in questo mio brano, che a qualcuno risulterà un po’ indigesto.
Gli sviluppi demografici sarebbero stati estremamente penalizzanti per l’Italia
se non fosse intervenuto negli ultimi 25 anni un significativo flusso
migratorio in entrata. Scrive Enrico Cicchetti: “Particolarmente importante è
risultato il contributo dei migranti alla crescita del PIL nel decennio
2001-2011: la crescita cumulata del PIL è stata positiva per il 2,3% mentre
sarebbe risultata negativa e pari a -4,4% senza l’immigrazione. Il PIL pro
capite senza la componente straniera avrebbe subito nel decennio 2001-2011 un
calo del 3%”.
La demografia è centrale nel ragionamento della Banca d’Italia: si calcola
che entro il 2041 nemmeno i flussi migratori previsti saranno in grado di
invertire la tendenza demografica negativa in corso, per cui avremo molti
anziani e pochi giovani, con uno sbilanciamento che sarà letale per l’economia
se non arriveranno in nostro soccorso proprio loro: gli immigrati.
Se queste sono le conclusioni a cui sono arrivati i ricercatori della Banca
d’Italia, viene da pensare che Mimmo Lucano a Riace abbia fatto esattamente
quello che un sensato economista dovrebbe sostenere: l’accoglienza. Per
contrastare non solo la disumanità, ma anche il declino economico.”
Anche Moni Ovadia richiama la Dichiarazione universale dei
diritti dell’uomo: “Tutti gli uomini nascono liberi ed eguali in dignità e
diritti”. “Questo enunciato – scrive – dovrebbe essere per ogni cittadino
democratico il mantra di una fede laica e secolare che abbia al centro
l’umanità in quanto tale prima di ogni successiva connotazione. Mimmo Lucano
pratica questo mantra come un irrinunciabile strumento di relazione e di
amministrazione di una comunità, per questo è riuscito a creare un’integrazione
giusta eticamente e funzionalmente. È riuscito a creare un capolavoro di
giustizia, mostrando che un altro mondo è possibile hic et nunc (qui ed ora,
ndr).
Qual è stata la forza - prosegue Ovadia - che ha permesso a Mimmo Lucano di
dare vita a un progetto così importante e vincente? A mio parere una cultura
profonda e una consapevolezza che nasce dall’essersi formati al grande pensiero
dell’umanesimo marxista e illuminista che ha forgiato le lotte per
l’emancipazione e la liberazione degli ultimi, degli oppressi.
Gli uomini come Lucano sono il raggio di luce che fende le nebbie della
sottocultura del disprezzo e dell’odio il cui esito ultimo è quello di condurre
l’Italia nel marasma del discredito e dell’infamia.”
Parole pesanti quanto misurate ed appropriate che usa Ovadia. Sottolineo
che è l’unico che richiama il “grande pensiero dell’umanesimo marxista e
illuminista”, nel libro, in un’epoca in cui il pensiero marxista è messo di
fatto all’indice.
L’intervista a Mimmo Lucano, il sindaco sospeso di Riace, è un piccolo
capolavoro, che vale da solo la lettura del libro:
“Mi sono trovato per una casualità ad accogliere una nave sulle coste di Riace,
con dei profughi: da quello sbarco mi sono avvicinato a questi esseri umani.
Tanti elementi hanno fatto breccia nella mia sensibilità, per esempio la
questione curda e le rivendicazioni politiche, che durano da più di un secolo,
di questo popolo senza uno Stato, a cui viene impedito persino di parlare il
proprio idioma. …
I nostri luoghi sono stati crocevia di scambi, di incontri, di contaminazioni
tra culture, tra popoli, tra etnie e questo ci permette di incontrare con
soddisfazione e orgoglio e senza pregiudizi le altre persone.
Avevo capito che meno le realtà sono contaminate dalla società dei consumi,
che tende a far prevalere gli aspetti della materialità, della competizione e
dell’egoismo, più sopravvive questo spontaneismo dell’animo. E questo è stato
un elemento fondamentale. Nessuno ha mai detto “sono arrivati, ci rubano il
lavoro”. L’apertura ci ripagava e nasceva il turismo solidale e nascevano
queste attività di artigianato nelle cantine abbandonate dove lavoravano
insieme persone del luogo e rifugiati.
Se è stato possibile in quel luogo dove si vivono queste condizioni e
dimensioni di fortissima precarietà con le emigrazioni, con il latifondismo
agrario, con l’emarginazione e la rassegnazione sociale, con le mafie, allora è
possibile ovunque. Se è possibile nei luoghi dove si emigra, è possibile
ovunque. Allora non ci sono alibi. Perché Riace non è una teoria, è una storia
vera. Fatta di persone, uomini, donne, bambini. Di persone che hanno cercato di
creare una comunità globale e che hanno dimostrato che la convivenza tra esseri
umani che provengono da luoghi diversi e con diverse etnie e religioni è
possibile. E che insieme è meglio. È possibile quasi connettere le varie
identità e il riscatto dello stato sociale e dello stato umano. Riace ha
dimostrato questo. Quindi anche per il futuro bisogna ripartire da quest’idea.
È una speranza per l’umanità.
Le conclusioni sotto il titolo “Il nuovo umanesimo è la nonviolenza
efficace”.
“La nonviolenza di cui parlava il partigiano Hessel, e da me condivisa, non
era e non è l’ideologia passiva e moraleggiante del “sopportate le ingiustizie
e sforzatevi di perdonare i prepotenti”, ma l’intelligenza strategica fondata
sulla forza dell’unione popolare.
Il fascismo dei nostri giorni è attrattivo non perché leva il braccio nel
saluto romano e nemmeno perché offre ai suoi adepti l’adrenalina di un nuovo
squadrismo; bensì perché propone assistenza sociale agli uomini dimenticati,
promettendo alle vittime della globalizzazione neoliberista l’illusione
dell’appartenenza a comunità omogenee, “identitarie”, frammentate, l’una contro
l’altra, armate nella concorrenza reciproca.” Qui si rilancia il rigetto della
guerra tra poveri.
E si propone:
“Dobbiamo costruire una nuova Internazionale dei movimenti alternativi che
sospinga le enormi opportunità di liberazione e trasformazione delle campagne
ecopacifiste, a partire da quella per la proibizione giuridica delle armi
nucleari, primo passo per la loro eliminazione effettiva.
La nonviolenza efficace: questa via in cui i mezzi sono omogenei ai fini è
quanto mi permetto ancora di suggerire a chi, alla ricerca di un nuovo
umanesimo, ha fame di verità e sete di giustizia.”
1) ICAN International Campaign to Abolish Nuclear Weapons, Campagna
internazionale per l’abolizione delle armi nucleari, che raccoglie 541
organizzazioni in 103 paesi, e ha ottenuto il premio Nobel per la pace nel
2017.
2) Valentino, cristiano martirizzato nel 270 d.c.
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