LA "CULTURA" DEL BASTONE

 LA "CULTURA" DEL BASTONE

di Max Strata




Firenze, anno di grazia 2025, un cuoco disoccupato e senza casa, trova rifugio in un sottopasso di un quartiere cittadino. La vita ora gli ha detto male e Marco, così si chiama, temporaneamente si ritrova per strada. L'uomo ama leggere e nella capitale della cultura della "civilissima" Toscana, pensa che cedere un libro usato per una minima offerta, lo aiuterà in questo momento difficile. Il cuoco lettore allestisce dunque un banchetto improvvisato e mette in mostra i suoi vecchi volumi. Tra i passanti qualcuno apprezza e così c'è chi acquista un romanzo per 1 euro e c'è chi lascia qualche copia rimasta ad ammuffire sullo scaffale di sala. Il piccolo ed innocuo commercio va avanti per qualche mese mentre Marco chiede al Comune di poter ottenere un banchetto fisso e autorizzato, poi, in una fredda e squallida mattina di febbraio, nel sottopasso arrivano ben 6 agenti della polizia municipale (reparto antidegrado) che in esecuzione di un ordine sbaraccano tutto e puniscono il libraio con ben 5 mila euro di sanzione amministrativa (che ovviamente non sarà pagata). Fin qui la cronaca, oscena per non dire ripugnante, che segue il corso decretato dal potere costituito (dura lex sed lex). 

C'è poi la riflessione, che può solo farci indignare rispetto all'affermarsi di una visione del mondo tanto disumana, del prevalere di una "cultura" del bastone che si fa legge e che prospera all'interno di una società in cui il rifiuto della diversità è un modello da seguire e in cui l'indigenza viene vista come la giusta punizione per chi non è stato capace di costruirsi una posizione economica, per chi non ha imparato le regole del gioco. Nell'equazione, sei povero ovvero sei un'incapace, c'è tutta l'ostilità del "vincente" (dell'integrato che si percepisce tale) rispetto al "perdente" che deve espiare la propria colpa. 

E' così che trionfa l'omologazione, così che si impone il classismo, l'esclusione, la marginalizzazione, la discriminazione, è così che si rende chiaro che non c'è posto per chi è ritenuto debole, inetto, fuorviante. E' in questo modo che prospera il pensiero autoritario, che nutre l'intolleranza e la violenza di chi ci vuole tutti uguali, tutti ordinati, supini e manipolabili. Attenzione: un'aria fetida ammorba le strade e sa di luoghi della storia in cui non c'è posto per ciò che rende umano un individuo e in cui lo slogan ordine e sicurezza spalanca l'abisso della notte.

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