Elezioni presidenziali in Ecuador: un miracolo statistico

 

Elezioni presidenziali in Ecuador: un miracolo statistico


Domenica 13 aprile il mondo ha assistito a un miracolo senza precedenti nella storia politica mondiale. Il secondo turno delle elezioni presidenziali tra il "candidato-presidente" (così chiamato perché l'arrogante milionario Daniel Noboa ha violato la norma che impedisce a un presidente ecuadoriano di restare in carica se si ricandida) e Luisa González ha prodotto un risultato sorprendente: la candidata del partito Rivoluzione Cittadina (Revolución Ciudadana) ha ottenuto il 44,35% dei voti, una cifra quasi identica al 44,0% del primo turno. Noboa, da parte sua, ha ottenuto il 55,65% dei voti, in aumento rispetto al 44,17% del primo turno, ed è stato rieletto presidente.

Il tasso di partecipazione alle urne è stato in linea con quello abituale del Paese: 83,70% degli elettori. Contrariamente a quanto accaduto a livello internazionale, nel ballottaggio González ha aumentato la sua quota di voti solo dello 0,35%, mentre il suo rivale ha aumentato la sua quota di voti di poco più di undici punti percentuali. Come si può spiegare una discrepanza così grande?

Cominciamo col dire che il Consiglio elettorale nazionale, controllato a suo piacimento dal presidente, ha modificato i seggi elettorali solo pochi giorni prima delle elezioni. Inoltre, il governo ha dichiarato lo stato di emergenza, limitando fortemente la libertà di movimento e di riunione. Negli ultimi dieci giorni della campagna, Noboa ha distribuito instancabilmente bonus: ai giovani, agli imprenditori, alle persone colpite da calamità, agli agenti di polizia, ecc., per un totale equivalente allo 0,5% del PIL dell'Ecuador.

Inoltre, durante la campagna è stata osservata una presenza senza precedenti delle forze armate e il comando che avrebbe dovuto proteggere González è stato cambiato quando Erik Prince, fondatore e leader del misterioso gruppo paramilitare Blackwater, è arrivato nel paese ed è stato invitato a "collaborare" nella lotta contro il narcotraffico e a sradicare la violenza nel paese. In altre parole, domenica scorsa in Ecuador mancavano palesemente le condizioni minime di prevedibilità, libertà e tranquillità sociale. Andrés Arauz, segretario generale di Revolución Ciudadana, come Luisa González, ha denunciato la "distribuzione di atti" in diverse parti del Paese e, come prova, ha pubblicato sui social network sei verbali elettorali privi delle firme congiunte del presidente e del segretario dei seggi elettorali. Tutti erano a favore di Noboa.

Ma ciò che sorprende e solleva molti interrogativi è il fatto che Luisa González abbia ottenuto un numero praticamente identico, a parte un paio di cifre decimali, a quello ottenuto nel primo turno. È ragionevole che una cosa del genere accada durante un ballottaggio? La risposta è un sonoro no. Se analizziamo l'esperienza latinoamericana in questo ambito, vedremo come i due contendenti, in ogni ballottaggio, aumentano invariabilmente la loro forza elettorale. In Argentina, il secondo turno delle elezioni presidenziali del 2023 mostra che Javier Milei, che aveva ottenuto il 29,9% dei voti al primo turno, è balzato al 55,6% al ballottaggio, mentre Sergio Massa è passato dal 36,6% al 44,3%. In Cile, nel 2021, Gabriel Boric, sconfitto al primo turno da José A. Kast (27,9% contro il 25,8% dei voti), è riuscito a "ribaltare" quel risultato e ha vinto il ballottaggio con il 55,9% contro il 44,1% di Kast. Come nel caso dell'Argentina, entrambi i concorrenti hanno migliorato la loro influenza elettorale. La stessa cosa è successa alle elezioni presidenziali colombiane del 2022: Gustavo Petro ha vinto il primo turno con il 40,3% dei voti, mentre l'estrema destra Rodolfo Hernández è arrivato molto più indietro con il 28,1%. Ma al ballottaggio, Petro è salito al 50,4%, mentre il suo rivale è cresciuto di quasi venti punti, arrivando al 47,3%. In Uruguay, nel 2024, il candidato del Fronte Ampio Yamandú Orsi vinse il primo turno con il 43,8%, contro il 26,8% di Álvaro Delgado del Partito Nazionale, ma al ballottaggio guadagnò venti punti percentuali e raggiunse il 48%, insufficiente per sconfiggere Orsi, che salì al 52%. E restando in Ecuador, nelle elezioni dell'agosto 2023, Luisa González ha ottenuto la prima maggioranza relativa con il 33,6% contro il 23,4% di Daniel Noboa. Al ballottaggio, Noboa ha guadagnato quasi trenta punti e ha concluso vincitrice con il 51,8%, prevalendo su Luisa, che è cresciuta ma non abbastanza per vincere e ha raggiunto il 48,1%. Ripeto: al ballottaggio i due finalisti aumentano la loro forza elettorale.

Ci troviamo però di fronte a un'anomalia più che sospetta, perché il candidato della Rivoluzione Cittadina, che aveva ottenuto il 44,0% dei voti al primo turno (contro il 44,1% di Noboa), al ballottaggio ripete quasi al millimetro il risultato, ottenendo il 44,3%, mentre il "candidato presidenziale" illegale sale al 55,6%. Statisticamente parlando, la probabilità che un candidato ottenga un risultato pressoché identico, con una differenza di appena due o tre decimi di punto percentuale, in due elezioni distinte è quasi nulla. Non dico che sia impossibile, ma è altamente improbabile, considerando che dopo la chiusura del primo turno è stata siglata un'alleanza con il movimento indigeno Pachakutik, che aveva ottenuto poco più del 5% dei voti, e che undici sondaggi di diverse società di consulenza prevedevano tutti la vittoria di González con un margine compreso tra il 3 e il 4 percento dei voti. È fondamentale rivedere il conteggio dei voti, perché quel fatidico 44% potrebbe essere più il risultato di un'equazione matematica che l'espressione della cittadinanza ecuadoriana. 

Perché, pensiamoci: qual è la probabilità che milioni di persone che agiscono in modo completamente indipendente l'una dall'altra e in un contesto molto diverso da quello precedente - minaccia di morte a Luisa González, nuove alleanze, voti degli indecisi, ecc. - ripetano quasi esattamente la stessa percentuale, con un margine di differenza di un paio di decimi di punto percentuale? Senza essere un matematico, ma avendo seguito diversi corsi di statistica, mi azzarderei a dire che questo numero sembra più il risultato di un'equazione matematica incorporata nel sistema di conteggio dei voti che di un vero e proprio conteggio della volontà popolare. I sondaggi non sono infallibili, ma solitamente non falliscono con margini così ampi come quelli che emergono da questo risultato elettorale estremamente raro. È necessario procedere al riconteggio dei voti uno alla volta. Altrimenti, il sospetto che Noboa abbia rubato le elezioni aleggerà sulla sua presidenza fino all'ultimo giorno del suo mandato.

Atilio A. Boron

Sociologo, politologo, professore e scrittore argentino. Dottorato di ricerca in Scienze Politiche presso l'Università di Harvard. 

 

Fonte: quotidiano argentino pagina 12 https://www.pagina12.com.ar/autores/1852-atilio-a-boron

Traduzione a cura del Gruppo insegnanti di Geografia Autorganizzati

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