Silvano Lippi "39 Mesi - 60 Anni dopo": una testimonianza sulla guerra e sulla Resistenza
Silvano Lippi "39 Mesi - 60 Anni dopo",
Edizioni Multimage, Firenze
di Laura Tussi
In questo libro un uomo, un uomo solo, narra una tragica vicenda. Una
scelta, una decisione che segnano la vita. Uno spartiacque tra la barbarie, il
terrore, l'oscurantismo e il desiderio di pace per un futuro diverso.
Quest'uomo, sessant'anni dopo, decide di consegnare
alla storia il proprio racconto, in una testimonianza lucida, pacata, commossa,
priva di rimorso, di rancore, di vendetta. Una testimonianza che vuole
raccontare in termini incisivi la realtà terrificante delle deportazioni
nazifasciste di militari italiani dopo l’Armistizio. Il protagonista della
vicenda è Silvano Lippi.
In questo libro un uomo, un uomo solo, narra una tragica vicenda. Una
scelta, una decisione che segnano la vita. Uno spartiacque tra la
barbarie, il terrore, l'oscurantismo e il desiderio di pace per un futuro
diverso. Quest'uomo compie una svolta decisiva nella propria esistenza. Dopo
l'8 settembre 1943, come militare, decide di non allearsi con la Repubblica
Sociale di Salò.
Il suo destino è raccapricciante, allucinante, inverosimile: per 39 mesi
sarà costretto alla prigionia e al lavoro coatto, dapprima nei campi di
concentramento dell'Egeo (Rodi, Samos, Leros, ed altri), poi in Germania, nei
campi di lavoro, tra i quali quelli situati nelle gallerie, poi a Norimberga e
infine nel campo di sterminio di Mauthausen.
Quest'uomo, sessant'anni dopo, decide di consegnare alla storia il proprio
racconto, in una testimonianza lucida, pacata, commossa, priva di rimorso, di
rancore, di vendetta. Una testimonianza che vuole raccontare in termini
incisivi la realtà terrificante delle deportazioni nazifasciste di militari
italiani dopo l’Armistizio. Il protagonista della vicenda è Silvano Lippi.
Quando nel 1945, finita la guerra, tornò a Firenze, iniziò per lui un
periodo di grande sofferenza e tormento interiore. Per non dimenticare,
cominciò a stendere degli appunti sul proprio passato.
Scrivere, lasciare testimonianza gli pareva essenziale e importante.
Così cominciò anche a raccontare. Nessuno sapeva. L'incredulità, il silenzio
erano spesso la risposta ai suoi racconti che non sembravano verosimili.
A Silvano sono stati necessari ben sessant'anni di riflessione, tormento e
sofferenza per arrivare alla decisione di scrivere e raccontare i tragici
avvenimenti di cui è stato protagonista.
Questo libro, una cronaca intensa e sofferta nasce dal bisogno di Silvano
di esternare tutto quello che ha trattenuto in anni di silenzio nei propri
ricordi, nelle sofferenze, nelle lacerazioni di quei giorni terribili con la
necessità impellente di parlare, raccontare, testimoniare. Questo scritto non
ha pretese letterarie, ma vuole solo far conoscere un'esperienza vissuta in un
tempo fra i più bui della storia dell'umanità.
Un periodo in cui avere e manifestare idee diverse da quelle dominanti del
fascismo e del nazismo costava addirittura la vita, con la deportazione nei
lager della morte.
Il rifiuto di quest'uomo alla Repubblica di Salò, dopo l'armistizio dell'8
settembre 1943, è stato pagato a caro prezzo con la deportazione che toccò a
molti soldati italiani sul fronte dell'Egeo. La storia di Silvano inizia nel
1937, quando, a soli 15 anni, fu obbligato a frequentare le adunate presso il
Circolo Rionale Fascista, come avanguardista, cominciando il forzato
indottrinamento politico. I giovani venivano impegnati in esercitazioni
ginniche per essere inquadrati nei “valori” del fascismo.
Silvano ha sempre sentito, nel proprio intimo, un rifiuto a tutto
quell'apparato che il regime esaltava, ma fu obbligato ad arruolarsi.
La sua vicenda vede comunque la scelta epocale del dissenso,
dell'opposizione viscerale al Male, al terrore nazifascista, alla barbarie che
imperavano in tutta Europa, con lo schiavismo dei deportati e l'annientamento
di tutti gli oppositori al regime.
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