L’andamento dell’economia globale secondo il FMI

 

L’andamento dell’economia globale secondo il FMI


 


Il Fondo Monetario Internazionale ha appena pubblicato l’aggiornamento del World Economic Outlook[1], che descrive l’andamento dell’economia globale e sarà disponibile solo a metà maggio.

Il Fondo Monetario Internazionale prende in esame l'andamento dell'economia tra il primo all'ultimo annuncio di Trump in materia di tariffe doganali (dal 1° febbraio e il 4 aprile), producendo molteplici valutazioni sulla base dei vari scenari possibili, anche di quello senza dazi. 

Laddove non era riuscita la pandemia, con il rallentamento degli scambi commerciali e il blocco delle forniture di chip, potrebbe invece farcela la politica dei dazi: forse è anche per questo che Trump sta acquisendo tempo rispetto alla iniziale tabella di marcia, perché sa che a pagare i costi di certe scelte potrebbe ritrovarsi anche il paese economicamente e militarmente più forte, quello cioè che estrae i maggiori profitti dalle catene del valore per il fatto che al loro interno le aziende statunitensi sono spesso in posizione predominante e si occupano delle fasi produttive, commerciali e di progettazione più redditizie.

Un altro effetto dei dazi lo si avrà sulla centralità del Dollaro Usa, non si sa ancora bene se in senso favorevole o sfavorevole al governo statunitense. Una sorta di deprezzamento del valore reale del Dollaro, ad esempio, potrebbe verificarsi qualora la produttività dei beni commerciali Usa dovesse risultare inferiore rispetto a quella dei paesi concorrenti.

Ben prima degli annunci di Trump l'economia Usa presentava un calo della domanda e vedeva la chiusura di siti produttivi e difficoltà nel rimpatrio di produzioni precedentemente delocalizzate (cd. ‘reshoring’ o “reindustrializzazione di ritorno”), che si continuerebbero a trovarsi decisamente meglio in paesi dove il costo del lavoro è assai più basso. Oggi, coi dazi, la stima di crescita negli Stati Uniti per il 2025 si ferma all'1,8%: quasi un punto in meno rispetto alle previsioni diffuse a gennaio. E la situazione sta diventando assai preoccupante anche per il Vecchio continente in cui i costi del riarmo potrebbero pregiudicare anche la tenuta del welfare, mentre l'aumento delle spese legate all'approvvigionamento energetico potrebbero accrescere l'indebitamento e la spesa per le infrastrutture.

Se le potenze estere sono già indirizzate verso l'economia di guerra e la riconversione di interi settori produttivi non è detto che l’Europa riesca nell'opera ardua di dotarsi di regole comuni – a partire da quelle riguardanti il fisco e le tasse – per attrarre capitali privati che vadano a rafforzare gli investimenti pubblici. E in questo quadro di profondi cambiamenti la vittima sacrificale saranno lo stato sociale, le politiche inclusive e le dinamiche salariali, mentre gli investimenti dovranno essere reindirizzati verso altri lidi ossia verso le nuove tecnologie, specie quelle che utilizzano l'Intelligenza Artificiale.

Questa la ricetta del FMI

L'economia globale ha bisogno di un sistema commerciale chiaro e prevedibile che affronti le lacune di lunga data nelle norme commerciali internazionali, compreso l'uso pervasivo di barriere non tariffarie o di altre misure distorsive degli scambi. Ciò richiederà una migliore cooperazione.

Anche la politica monetaria dovrà rimanere agile. Alcuni paesi potrebbero trovarsi di fronte a compromessi più ripidi tra inflazione e produzione. In altri, le aspettative di inflazione potrebbero diventare meno ancorate, con un nuovo shock inflazionistico che seguirà a ruota il precedente. (…)

L'aumento della volatilità esterna derivante dagli adeguamenti tariffari e un contesto di avversione al rischio possibilmente prolungato potrebbero essere difficili da gestire per i mercati emergenti. (…) La maggior parte dei paesi dispone ancora di un margine di bilancio insufficiente e ha bisogno di attuare piani di risanamento graduali e credibili, mentre alcuni dei paesi più poveri, anch'essi colpiti da una riduzione degli aiuti pubblici, potrebbero trovarsi in difficoltà debitorie.

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