Eurostat fotografa la povertà dei salariati. I nuovi poveri sono quanti non arrivano, pur lavorando, a metà mese
Yesterday's Papers: Povero Lavoro!
I nuovi dati EUROSTAT dipingono una società italiana ancor più lacerata, nonostante i proclami trionfalistici di Meloni che si accontenta di qualche piccolo miglioramento, tra l'altro contingente, per strombazzare vittoria attraverso le rete unificate RaiMediaset.
Le reazioni indignate del PD che fanno eco sono altrettanto patetiche poiché, al di là di semplici operazioni di decoupage, la sostanza non sembra cambiare giacché le riforme del lavoro più precarizzanti portano ancora il loro marchio, dalla Legge Treu al Jobs Act.
Comunque, i dati certificano ciò che è divenuto chiaro da tempo: contrastando quanto previsto in Costituzione, oggi non è sufficiente lavorare per non subire deprivazioni di alcun tipo, soprattutto se si è precari, immigrati, irregolari o part time involontari.
Ne consegue che le già grandi disuguaglianze crescono a conferma che tutto ciò non è frutto di una scellerata politica intrapresa da chicchessia, bensì è parte della più importante legge dell'accumulazione del capitale che necessita di miseri, soprattutto se lavoratori, per produrre più plusvalore e profitto.
Le disuguaglianze non sono quindi solo il frutto delle leggi di sviluppo economico, bensì presupposto di ogni società basata sui rapporti di classe e, pertanto, anche del capitalismo
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