Il concetto di Pari Opportunità
Il concetto di Pari Opportunità
di Laura Tussi
Il termine “pari opportunità” è stato respinto dalla parte del pensiero
femminile contrapposto alla cultura della differenza e reso sinonimo di parità
od omologazione all’altro sesso.
Spesso si è avvertita l’esigenza di accostare allo specifico “pari
opportunità” l’accezione di opportunità equivalente, perché non la si
considerava sufficiente ad esprimere significati rispetto a necessità, critiche
e pratiche, culture del vivere quotidiano di persone, non solo dei due sessi,
ma differenti per etnia, età, scelte.
Subentra la necessità di ragionare sull’accezione del
concetto di differenza, sulle diversità, tentando di ricostruire mappe di
senso, relativo ai percorsi effettuati in tale indirizzo, circa le esperienze
di confronto tra sessi, gli ambiti di
condivisione, le istituzioni dell’incontro e della conflittualità, gli spazi
del ripensamento, per un neofemminismo che pratica l’intreccio e l’accostamento
tra generazioni.
Nelle società in cui si riproducono differenze, diseguaglianze, inevitabili
conflitti, emerge forte la necessità di definire la questione delle diversità,
come bisogno di “opportunità equivalenti” all’interno delle società della
diversità, multiculturale o plurale, in contesti sociali fortemente
differenziati e segmentati di parità o di stati equivalenti e di possibili
percorsi, plurali e differenti che comunque tendono alla parità.
L’impegno a realizzare condizione di uguaglianza e universalismo non ha
finora portato agli esiti prefissi. Si auspica lo sviluppo di un sistema di
apprendimento, un learning organization, una società capace di apprendere,
una lifelong learning, una società in grado di crescere
culturalmente per tutto l’arco della vita.
Come si può realizzare l’apprendere, il comunicare, il
praticare relazioni e ruoli adulti, nella prospettiva di una cultura di pari
opportunità, rispetto alle diversità, alle differenze di genere e di
generazione?
Occorre sperimentare la costruzione di questo passaggio, di questa
transizione epocale e distale, nel tempo e nello spazio: la questione investe
tutti gli aspetti della diversità, della società delle differenze. In tal senso
ci si pone la questione di come il sistema sociale in cui siamo collocati possa
funzionare come un sistema di istituzioni intelligenti, di learning organizations.
Una prospettiva di pari opportunità presuppone
strategie di cambiamento. La miglior legge contro specifiche forme di
discriminazione non abbatte il pregiudizio che la circonda.
Quindi comunicare le pari opportunità sarà inteso come contributo al
cambiamento dei comportamenti e delle mentalità. Occorre considerare il
comunicare le pari opportunità, nella sua forma di strumento e stimolo per
instaurare, rinforzare e garantire una relazione dialettica tra i concetti di
differenza tra generazioni, tra sessi ed equità. Un’ulteriore area di
esplorazione consisterà nel forte potere riparativo e lenitivo che la relazione
tra sessi e generazioni esercita sulle dinamiche di conflitto, spesso provocate
dalla percezione di diversità. Il conflitto sarà inteso quale genesi di
atteggiamenti discriminatori e precipitati del pregiudizio. Il “ritorno
della differenza” si presenta quale pluriverso variegato di aspetti,
neoconservatori e neoradicali, oppure anche, semplicemente, riflessivi rispetto
alle spinte di emancipazione egualitaria.
Il termine differenza risulta strettamente congiunto ad identità come
fondamento dei processi di costituzione dell’uguaglianza.
Varie tipologie di diversità come quelle di genere, di
etnia, di religione, differenze svariate, frammentate, segmentate, si sono
manifestate anche più rilevanti e diverse nelle loro implicazioni, rispetto
alla supposizione fattiva del reale e alla vecchia dicotomica differenza di
classe.
L’affiorare delle differenze precede il crogiolo di
eventi quali il crollo del comunismo, le difficoltà della socialdemocrazia,
l’acuirsi dei conflitti etnici e nazionali.
Alcune differenze corrispondono a diseguaglianze: gruppi di diverse etnie,
nazionalità, sesso, religione, sono in posizione di svantaggio rispetto a
diritti a cui ognuno vorrebbe accedere, all’interno delle varie società, come
per esempio, l’istruzione e il lavoro.
Nell’etica e nella definizione delle politiche, la lezione che si ricava è
sfuggire alla falsa dicotomia tra una teoria rigida dell’eguaglianza e della
giustizia e il suo abbandono, nella ricerca di domande sempre più frammentate,
ma occorre lavorare ad un’articolazione crescente di regole generali,
allargando le strette maglie dell’egualitarismo liberale, per rivolgersi ad un
ripensamento della cittadinanza che non venga lacerata ma arricchita dalle
differenze.
Il termine Pari Opportunità è stato respinto dalla
parte del pensiero femminile contrapposto alla cultura della
differenza e reso sinonimo di parità ed omologazione all’altro sesso.
Spesso si è sentita l’esigenza di accostare al termine “pari opportunità”,
l’accezione di possibilità equivalente, perché non si considerava sufficiente
ad esprimere significati rispetto a necessità, critiche e pratiche, culture del
vivere quotidiano di persone, non solo di sessi differenti, ma diversi per
etnia, età, scelte.1
Subentra la necessità di ragionare sull’accezione del
concetto di differenza, sulle diversità, tentando di ricostruire mappe di
significato, relativo ai percorsi effettuati in tal senso, circa le esperienze
di confronto tra sessi, gli ambiti di condivisione, le istituzioni dove si
generano e si confrontano relazioni tra diversità molteplici, tra cui la
famiglia, la scuola, i luoghi dell’incontro e della conflittualità, gli spazi
del ripensamento.
Per un neofemminismo che pratica l’intreccio e
l’accostamento tra generazioni, nelle società in cui si riproducono differenze,
diseguaglianze, inevitabili conflitti, emerge la forte necessità di definire la
questione di diversità come bisogno di “opportunità equivalenti” all’interno
della società di diversità multiculturali o plurali, in contesti sociali
fortemente differenziati e segmentati di parità o di stati equivalenti e di
possibili percorsi plurali e differenti che comunque tendono alla parità.
L’impegno a realizzare condizioni di uguaglianza e universalismo non ha
finora portato agli esiti prefissi. Si auspica lo sviluppo di un sistema di
apprendimento, un learning organization, una società
capace di apprendere, una lifelong learning in una società capace di apprendere per
tutto l’arco della vita. Come si può realizzare l’apprendere, il
comunicare, il praticare relazioni e ruoli adulti, nella prospettiva di una
cultura di Pari Opportunità, rispetto alle diversità, alle differenze di genere
e di generazione?
Occorre sperimentare la costruzione di questo passaggio, della transizione
epocale e distale, nel tempo e nello spazio: la questione investe tutti gli
aspetti della diversità, nella società delle differenze. In tal senso ci si
pone la questione di come il sistema sociale in cui siamo collocati possa
funzionare come un sistema di “istituzioni intelligenti” di learning organizations.
1 Cfr. Supplemento al n 10, Novembre 1999 di ADULTITA’, con il
patrocinio dell’Ufficio del Ministro per le Pari Opportunità, Presidenza del
Consiglio dei Ministri: Adultità, numero 2, Le parole delle pari
opportunità, GUERINI e ASSOCIATI
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